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Rossi a GOAL: "Florentino Perez mi volle incontrare dopo la rete al Barcellona"

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"Sono il vicecapitano, è mancato Rozzio per una febbre improvvisa e ho indossato la fascia. E' sempre bello metterla al braccio": la Reggiana attualmente guida il Girone B di Serie C, dopo una vittoria molto importante sul campo della Fermana, per 0-3.

In mezzo al campo c'è un giocatore che ha tanto, tantissimo da raccontare: quel Fausto Rossi cresciuto nella Juventus che, in passato, si è affermato in Liga.

Le lancette del tempo scorrono all'indietro: a GOALCUP, il format sui Mondiali in onda sul canale Twitch di GOAL Italia, il centrocampista ha raccontato il goal siglato al Barcellona nella stagione 2013/14, con la maglia del Real Valladolid.

"E' il goal più importante della mia carriera. Erano momenti diversi: il giovane veniva valutato in maniera diversa. Fosse successo oggi e avessi fatto 54 partite in Liga da titolare a 22 anni probabilmente il mio valore sarebbe stato come quello dei giovani di adesso, molto alto. Sono periodi diversi: ero anche sotto contratto con la Juve. E' stata una grande sensazione, ma c'è un po' di rimpianto per non aver fatto quel saltino".

L'inside joke di quella rete è palese: con quel destro, imprendibile per Victor Valdes, Rossi ha di fatto consegnato la Liga all'Atletico Madrid del "Cholo" Simeone, che nell'ultima giornata trionferà al Camp Nou pareggiando per 1-1.

"In realtà con quel goal pensavo di aver consegnato la Liga al Real Madrid perché mi chiamò Ernesto Bronzetti e mi disse: 'Hai fatto un regalo speciale a una persona per me speciale'. Era Florentino Perez. 'Domani sei invitato a Madrid, giocano contro il Levante. Il presidente avrebbe piacere di darti la mano e conoscerti'. Andai a Madrid e Marca mi fece tante foto definendomi 'l'italiano amico di Ancelotti'. Il problema è che poi il Real Madrid alla penultima giornata venne da noi a Valladolid e pareggiamo 1-1: gli feci lo sgarbo, in un certo senso".

Conclusa quella stagione Fausto Rossi si trasferirà al Cordoba, sempre in prestito dalla Juventus, ma nel 2015 il club bianconero non lo lasciò ritornare in Spagna.

"Il mio primo desiderio era quello di essere ceduto definitivamente a un club spagnolo, come espresso alla Juve, perché pensavo fosse il momento giusto andare con le mie gambe: sono stato molto vicino al Las Palmas, quando è salito in Liga, avevo parlato anche con Monchi per il Siviglia, quando acquistarono Krychowiak dal Reims per 3 milioni, mentre il mio valore definito dalla Juve era di 5 milioni, quindi il Siviglia di Monchi preferì lui. Poi lo vendettero per quasi 30 milioni al PSG".

La Juventus per Rossi ha rappresentato un momento cruciale della sua carriera: "persone giuste al momento sbagliato", forse, vista la grande concorrenza.

"Per me era difficile in quella Juventus, con quel centrocampo con Pogba, Vidal, Pirlo, Marchisio, ma anche con Pepe, Giaccherini e Padoin, trovare il mio spazio in prima squadra, per questo ho sempre chiesto di andar via a titolo definitivo: sono andato via dopo la Supercoppa nella stagione 2013/14, nonostante Conte mi avesse provato anche da titolare. In un altro momento storico avrei trovato il mio spazio, come accade a Fagioli, Miretti e gli altri. A livello mentale non mi sono mai montato la testa dopo aver esordito contro Maicon, o dopo aver fatto le amichevoli contro le più forti d'Europa, o dopo aver segnato anche al Barcellona".

Oggi, come detto, guida la Reggiana in Serie C: mira a ritornare in Serie B, con in mano una valigia piena di ricordi indelebili che gli hanno permesso di crescere.

"Mi sono reso conto dell'importanza di quel goal al Barcellona con il tempo, con gli anni, con le persone che ti chiedono aneddoti... l'ho sempre vissuta come una cosa "normale", era una partita speciale, perché giocavi contro una squadra impressionante. Adesso ripenso ai 90mila del Camp Nou che ti fischiano, lì non ci ho pensato".
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