Pubblicità
Pubblicità
O'BRIEN HDGOAL

Ronnie O'Brien, la 'Personalità del secolo' che fu carneade alla Juventus

Pubblicità

Ronnie O'Brien, chi era costui? Alla maggior parte dei lettori, il suo nome non dirà molto, e, in effetti, il ragazzo nel calcio italiano non ha lasciato un grande segno del suo passaggio. Ma con un po' di sforzo, probabilmente, i tifosi della Juventus, e forse anche quelli di Crotone e Lecco, che oggi hanno raggiunto la quarantina, ricorderanno il giovane irlandese giunto a sorpresa in forza alla Vecchia Signora nell'estate del 1999.

La sua è infatti la storia di un presunto talento arrivato troppo presto sul grande palcoscenico, anche per una trovata originale dei tifosi irlandesi, che inizieranno a votarlo in massa e indurranno gli appassionati di calcio di tutto il mondo a farlo a loro volta, come 'Personalità del secolo', mandando di fatto in tilt un sondaggio organizzato dal 'Time'.

O'Brien alla fine precederà nell'inchiesta i grandi della storia, come Winston Churchill e Marthin Luther King, Ghandi e Che Guevara. Il settimanale capisce che dietro quel risultato c'è qualcosa di strano: una volta appreso della trovata dei burloni irlandesi, decide che "non saranno presi in considerazione i candidati bizzarri". Il titolo di 'Personalità del secolo' verrà così sottratto al povero Ronnie: lo vincerà meritatamente Albert Einstein.

Il ventenne irlandese ripiomba così in una realtà che lo vede inseguire sogni di gloria su un campo di calcio: purtroppo per lui, però, che farà bene solo per un paio di stagioni in MLS, il calcio italiano lo vedrà come uno dei carneadi più clamorosi approdati nella penisola.

L'IRLANDA UNDER 16 E PAUL MERSON

Nato a Bray, nella Repubblica Popolare d'Irlanda, il 5 gennaio 1979, Ronnie O'Brien inizia a giocare con la rappresentativa della sua scuola, e colleziona qualche presenza con piccoli club come Wolfe Tone, Wayside Celtic, St. Joseph's Boys e Bray Wanderers. È una mezzala di propulsione offensiva e, conclusi gli studi, si divide fra il calcio e il lavoro in un supermercato.

Fatto sta che è notato dal Middlesbrough, che gli offre un contratto all'età di 18 anni. O'Brien fa così le valigie, lascia casa e si trasferisce in Inghilterra. Spera di debuttare in Prima squadra, ma nei due anni con il Boro, il 1997/98 e il 1998/99, il primo in Championship, il secondo in Premier League, non viene preso in considerazione dal manager Bryan Robson e di fatto non gioca mai.

Nel 1998, però, con l'Irlanda Under 16, si laurea campione d'Europa della categoria. La finale si gioca l'8 maggio 1998 a Perth, in Scozia, contro l'Italia di Antonio Rocca, che annovera fra gli altri il futuro campione del Mondo Christian Zaccardo, Samuele Dalla Bona, Massimo Donati e Gaetano D'Agostino. L'Irlanda si impone 2-1, ma O'Brien non è in campo in quella partita.

L'estate del 1999 segna però quella che potrebbe essere la svolta nella carriera del giovane centrocampista irlandese. E non solo per la brillante trovata dei tifosi irlandesi. Il ventenne centrocampista è assistito da Steve Kutner, lo stesso agente di Paul Merson, che in quegli anni gioca proprio con il Boro ed è compagno di squadra di Ronnie.

Ed è proprio l'ex stella dell'Arsenal a spendere parole importanti per il giovane centrocampista irlandese.

Ronnie O'BrienGetty

O'BRIEN ALLA JUVENTUS

L'opinione di Merson, assieme alle immagini di una videocassetta, sembra esaminata frettolosamente dal presidente Vittorio Chiusano e da Roberto Bettega, inducono la Juventus a scommettere sul ragazzo di Gray. La Vecchia Signora ingaggia così O'Brien, una volta scaduto il contratto di quest'ultimo con il Middlesbrough, e l'irlandese, che firma un contratto quinquennale, si aggrega alla squadra guidata da Carlo Ancelotti nel ritiro estivo di Chatillon.

Cade in secondo piano il giudizio dato su Ronnie il suo allenatore in Inghilterra, Bryan Robson, che dopo il trasferimento del ragazzo in Italia dichiara:

"Ronnie non è abbastanza pronto".

L'irlandese divide la camera del ritiro valdostano con Antonio Conte e si allena con campioni come Zidane e Davids, oltre che con Del Piero e Pippo Inzaghi. Il 1999/00 è un anno di grande rinnovamento in casa bianconera, con gli addii di alcuni grandi (Deschamps, Peruzzi e Di Livio), gli arrivi di Kovacevic e Zambrotta e una Coppa Intertoto da affrontare che impone di anticipare la preparazione a inizio luglio.

O'Brien diventa il terzo irlandese della storia del club torinese dopo Matts Kunding, mediano degli anni Dieci del Novecento, e il regista offensivo Liam Brady. Disputa tre gare amichevoli, che si giocano l'8, il 12 e il 19 luglio contro Rappresentative della Val d'Aosta, segnando anche un goal nella seconda, vinta per 6-0.

Si guadagna così la fiducia di Ancelotti, che lo porta in panchina con sé nel Torneo Intertoto e gli fa fare l'esordio ufficiale il 4 agosto 1999, nella gara di ritorno contro i russi del Rostov allo Stadio Dino Manuzzi di Cesena. I bianconeri vincono 5-0, dopo aver travolto gli avversari per 0-4 anche nella gara di andata, e volano in finale. O'Brien si prende i suoi 15 minuti di celebrità prende il posto di Zoran Mirkovic al 77' e contribuisce al risultato finale e alla vittoria della stessa Coppa Intertoto, che arriva nella doppia finale contro i francesi del Rennes.

Quella resterà però l'unica presenza ufficiale della sua avventura con la Juventus. Ronnie finisce presto nel dimenticatoio e Ancelotti si rende conto che Robson aveva ragione: l'irlandese non è pronto per un calcio difficile come quello italiano.

PRESTITI SENZA GLORIA

A settembre del 1999 la Vecchia Signora lo cede a titolo temporaneo agli svizzeri del Lugano, inaugurando una lunga serie di prestiti senza molta fortuna.

O'Brien disputa appena 8 gare fino a dicembre, ma si ritaglia poco spazio e non riesce a mettersi in evidenza come vorrebbe. Nel mese di gennaio del 2000, la mancata 'personalità del secolo' viene quindi girata, sempre in prestito, al Crotone, in Serie B. Anche in Calabria il suo apporto alla squadra sarà molto limitato, con sole 4 partite.

Ecco che nel 2000/01 l'irlandese finisce al Lecco, nel Girone A di Serie C1, e scende ulteriormente di categoria, naturalmente sempre a titolo temporaneo. Qui fa altre 8 apparizioni, con piazzamento finale al 12° posto, ma ci si rende conto definitivamente che il calcio italiano non fa per lui.

La Juventus gli concede un'ultima possibilità e lo fa tornare vicino a casa: O'Brien riparte dal Dundee United nella Scottish Premiership. Ma anche con i Terrors non esplode, anzi: 6 presenze, che suonano quasi per lui come una bocciatura definitiva.

IL RISCATTO IN MLS

La Juventus ormai non sa che farsene di un presunto talento dimostratosi non all'altezza del grande calcio e nell'estate 2002 lo vende agli americani del DallasBurn,club che milita nella Major League Soccer. Ed ecco che magicamente, in un calcio meno difficile e con meno pressioni, quale quello nordamericano di inizio millennio, il buon Ronnie lentamente si ritrova.

L'impatto con la nuova squadra è immediato, visto che il centrocampista trova subito il goal in una gara della Coppa degli Stati Uniti contro San José, vinta dal Dallas Burn 2-1. O'Brien colleziona 11 presenze, 2 goal e 2 assist nella parte finale della stagione 2002, riesce a dimostrare buone qualità e viene confermato.

Nel 2003 il club ripone in lui grandi aspettative, ma la sfortuna sembra accanirsi contro: in una delle prime gare, infatti, si rompe la tibia in un contrasto duro con Dema Kovalenko del DC United. La stagione di Ronnie è di fatto finita anticipatamente.

Torna in campo l'anno seguente, e a 25 anni, la sua carriera sembra finalmente prendere forma: O'Brien mette insieme 2 goal e 10 assist in 29 presenze, affermandosi come uno dei leader della squadra, e contribuendo a risollevarne le sorti. Dopo il 5° posto nella stagione regolare, il Dallas Burn chiude i playoff in 8ª posizione. In virtù della bella stagione, O'Brien è inserito per la prima volta nella Top 11 della MLS e partecipa all'All Stars Game.

Ronnie O'BrienGetty

Il 2005 è in assoluto la sua migliore annata da calciatore: Ronnie segna infatti 6 reti e ben 12 assist in 30 gare. Il suo nome è votato ancora nella Top 11 del campionato e la mezzala irlandese partecipa per la seconda volta di fila all'All Star Game. L'idillio con il Dallas Burn, che aveva contribuito a portare al 5° posto finale, dopo la seconda posizione nella Western Conference, si spezza nel 2006, quando l'ex bianconero entra in conflitto con il tecnico Colin Clarke.

Dopo una stagione con una sola rete in 27 presenze, e un totale di 108 gare e 12 goal a Dallas, O'Brien è così ceduto nel 2007 ai canadesi del Toronto FC. Qui però si fa male al ginocchio in allenamento e il problema si aggrava nel corso di un amichevole. Alla fine gioca soltanto 13 gare e nel 2008 viene ceduto ai San José Earthquakes in cambio della prima scelta nel draft 2009 più un conguaglio in denaro il cui importo non è reso noto.

Con San José dimostra ancora una volta di trovarsi a suo agio col calcio statunitense e disputa una stagione da 28 presenze, 4 goal e 6 assist. O'Brien ha 29 anni e quella sarà anche la sua ultima stagione da calciatore professionista. Il club prova a convincerlo a restare, ma lui non ne vuol sapere e appende precocemente le scarpette al chiodo.

Chiude così l'esperienza in MLS con 2 apparizioni nella Top 11 del torneo e 4 partecipazioni all'All Stars Game, e 16 goal e 45 assist in 242 presenze. Niente male per chi in Italia è stato soltanto un carneade.

Ronnie O'BrienGetty Images

Nel giugno 2007, il Ct. dell'Irlanda, Steve Staunton, gli aveva chiesto anche la disponibilità ad essere convocato per la Nazionale maggiore del suo Paese per una tournée negli Stati Uniti. Ma Ronnie aveva fatto sapere che era contento di giocare per il suo club, in quel momento Toronto, e che non se la sentiva di giocare perché si era appena ristabilito dall'infortunio al ginocchio.

Stabilitosi a vivere a Dallas, è un grande tifoso dei Mavericks nel basket NBA e dei Texas Rangers nel baseball, gioca spesso a golf e per un periodo ha allenato nelle giovanili del Dallas FC. Quando ripensa al suo passato, non mancano per lui i rimpianti, fra il titolo di 'Personalità del secolo' sfumato e, soprattutto, il sogno Juventus che non ha saputo guadagnarsi.

"Quella alla Juve è stata comunque un’esperienza straordinaria - assicura -, ero entusiasta già da quando mi alzavo al mattino: non vedevo l’ora di allenarmi".
Pubblicità
0