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Roberto Baronio, la carriera incrociata con Pirlo e la 'maledizione' del 13

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Roberto e Andrea, Baronio e Pirlo: dalle giovanili del Brescia alla Juventus passando per la Reggina e il successo agli Europei Under 21 del 2000. Tornato alla ribalta come collaboratore tecnico dell'amico nell'unica stagione da allenatore bianconero , quella di Roberto Baronio è la storia di una delle tante promesse del calcio italiano che non hanno del tutto rispettato le attese.

E dire che fino ai tempi in cui i due giocavano insieme a Reggio Calabria il predestinato sembrava proprio quel biondino capace di orchestrare il gioco come pochi fin da giovanissimo grazie a due piedi fatati. Poi però le strade si divideranno e, mentre Baronio faticherà ad affermarsi alla Lazio, Pirlo andrà alla conquista dell'Europa e del mondo vestendo le maglie di Milan, Juventus e Nazionale.

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Baronio nasce a Manerbio, in provincia di Brescia, club con cui muove i primi passi, debutta tra i professionisti a soli 17 anni e viene eletto miglior giocatore del Torneo di Viareggio nel 1996, vinto in finale contro il Parma di un certo Gigi Buffon. Finale in cui Baronio realizza un goal rimasto nell'immaginario di Lele Adani, che lo ha ricordato recentemente durante una diretta Twich con Bobo Vieri.

"Il Brescia ha vinto un torneo di Viareggio con un goal in finale di Roberto che non ho mai visto fare nel calcio. Un goal con il piatto da centrocampo a Buffon. Rinvio sbagliato, lui con il piattone alla Xabi Alonso col pallone che per 45 metri ha preso una traiettoria perfetta”.

Adelio Moro, colui che ha lanciato sia Baronio che Pirlo al Brescia, ricorda invece così quegli anni intervistato da 'Tuttosport'.

"Reggiana-Brescia, verso la fine tolgo Schenardi e metto dentro Pirlo che aveva diciassette anni, ma giocava da sempre con gente più grande di lui. Era già il maestro che è stato negli anni a venire. In ogni zona del campo illuminava, quando ha iniziato a fare il regista, si è realizzato completamente, ma da ragazzo aveva già tutto: il calcio lungo, il dribbling, il tiro, giocate straordinarie con estrema semplicità. Un mese prima avevo lanciato Baronio, che era più grande di due anni e stava facendo benissimo. La cosa che li accumunava era la strepitosa personalità. Pirlo e Baronio hanno sempre avuto questa visione, questo modo di vedere lo sviluppo dell’azione in verticale".

Il biondino dal tocco magico impressiona talmente tanto che viene acquistato dalla Lazio, allora ancora di Cragnotti, disposta a versare circa 7 miliardi di vecchie lire nelle casse del Brescia. I biancocelesti però inizialmente lo girano in prestito: prima al Vicenza, dove non trova molto spazio, poi alla Reggina.

Quella in Calabria è forse l'esperienza più significativa della carriera di Baronio. Una stagione fantastica, coronata dalla salvezza e dal trionfo ottenuto nell'estate successiva agli Europei di categoria con l'Under 21 allenata da Marco Tardelli. Ovviamente sempre in coppia con Pirlo.

Andrea Pirlo Roberto Baronio ItalyGetty

La Lazio a quel punto decide di riscattarlo per 10 miliardi di vecchie lire, ma lo gira di nuovo in prestito, stavolta alla Fiorentina. Baronio disputa una discreta stagione che però non basta ad evitare la retrocessione dei viola ed il successivo fallimento societario. La nuova avventura quindi si chiama Perugia, dove più che per le giocate in campo balza agli onori delle cronache per una querelle col patron Luciano Gaucci relativa al numero di maglia. Il vulcanico presidente, durante una puntata di 'Controcampo', accusa Baronio di far perdere la squadra a causa del suo 13 e da quel momento il centrocampista sarà costretto a scendere in campo aggiungendo un segno + tra i due numeri.

"Quando è entrato lui la partita è cambiata: porta il numero 13, che porta sfortuna e infatti il giocatore ha subito sbagliato una punizione ed un passaggio, come già a Roma contro la Lazio. Comunque non sto mettendo sotto accusa Baronio ma ho deciso che gli cambierò numero di maglia: via il 13, perchè porta male, è come un gatto nero che ti attraversa la strada. Non è uno scherzo: ha giocato due minuti con la Juve e abbiamo perso, ha giocato un tempo contro la Lazio e abbiamo preso due goal. Brucerò la sua maglia con il numero 13".

Archiviata la parentesi a Perugia, Baronio riparte da Verona dove disputa due stagioni di buon livello nelle file del Chievo allenato da Delneri, tanto che nel 2005 arriva quella che resterà la prima e unica presenza in Nazionale maggiore quando Marcello Lippi lo fa esordire in amichevole contro l'Ecuador. Rientra alla Lazio solo per sei mesi, quindi un nuovo prestito a Udine. Nella stagione successiva, complice l'addio di Liverani destinazione Firenze, Baronio torna a Roma sponda biancoceleste stavolta per restarci. A frenarlo è l'esplosione di Cristian Ledesma, che gli ruba subito la maglia da titolare in cabina di regia. Dopo due stagioni trascorse a fare la riserva, Baronio decide di ripartire dalle origini accettando di scendere in Serie B per vestire la maglia del 'suo' Brescia e lo trascina fino ai playoff.

Il 2009 si apre con una sorpresa: Ballardini lo schiera titolare in Supercoppa Italiana contro l'Inter di Mourinho al posto proprio di Ledesma, finito improvvisamente ai margini della rosa alla Lazio per questioni contrattuali come raccontato dallo stesso Baronio alla pagina Instagram, Il Cuoio.

"Non sono mai stato ben visto dalla società Lazio nonostante non abbia mai parlato male dopo la mia carriera in biancoceleste. Quando arrivò Ballardini chiamai Tare e mi dissero che sarei andato via, quindi dissi che sarei comunque andato in ritiro nonostante la società mi diede venti giorni di vacanza. Volevo mettermi in mostra e allenarmi senza creare problemi, la società accordò questa scelta e Ballardini cominciò a conoscermi. Poi nacque la polemica con Pandev, Ledesma e gli altri, quindi Ballardini un po’ perché non aveva un play un po’ perché gli piacevo parlò con la società, cambiarono i programmi e addirittura mi mise in campo in quella finale di Supercoppa in cui battemmo quell’Inter invincibile.”

Sembra che la sua grande occasione sia finalmente arrivata invece l'esonero del tecnico e l'avvento di Edy Reja in panchina portano al reintegro dell'italo-argentino, che si riprende la maglia ai danni del centrocampista bresciano. Il colpo è troppo duro, così Baronio decide di lasciare definitivamente la Lazio dopo 13 anni scendendo addirittura di due categorie per sposare il progetto dell'Atletico Roma che però fallirà nella stagione successiva. Il segnale, forse, che è arrivato il momento di appendere gli scarpini al chiodo e intraprendere nuove strade. Ma senza lasciare il mondo del calcio.

Baronio infatti inizia la carriera da allenatore svolgendo prima il ruolo di CT per la nazionale Under 18 e poi quello di vice di Vanoli nell'Under 19, del quale prenderà successivamente il posto salvo essere allontanato a causa della mancata qualificazione agli Europei di categoria. Le cose non vanno meglio a livello di club: risoluzione col Brescia, che gli aveva affidato la panchina della Primavera, ed esonero dal Napoli con la formazione Primavera azzurra ultima in classifica. Il tutto finché nell'agosto 2020 a concedergli un'occasione non è proprio l'amico Pirlo, che lo porta con sè alla Juventus nel ruolo di collaboratore tecnico. Una chiamata che Baronio, come si evince dalla visione della serie 'All or Nothing' su Amazon Prime Video, apprende non senza stupore.

"Avevo detto a Pirlo che lui sarebbe dovuto essere il mio secondo visto che allenavo da 8 anni, ma lui era convinto che avrebbe trovato squadra subito ed infatti è stato così. Quando mi ha chiamato per dirmi che andavamo alla Juve stavo svenendo. Lui invece come sempre era calmo, clamoroso“.

E pazienza se l'avventura bianconera terminerà dopo una sola stagione con l'esonero del Maestro capace comunque di portare a casa la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana. I primi trofei della seconda vita di un'eterna promessa: da Brescia a Torino, dal campo alla panchina. Il suo presente si chiama invece Sampdoria. Ovviamente al fianco di Andrea Pirlo.

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