GOALL’errore di Darmian contro la Germania ad Euro 2016 è stato fino al glorioso luglio di due anni fa l’ultimo highlight dell’Italia in un grande torneo. Sono già passati sette anni da quel giorno, dalle lacrime di Barzagli , dalla delusione di un popolo che sognava con la squadra allenata da Antonio Conte. Quella in grado di battere il Belgio dei grandi talenti e la Spagna dei fenomeni. Quella capace di mettere in enorme difficoltà i campioni del mondo, di portarli fino ai calci di rigore. È così, è sempre Italia-Germania. Quella sfida eterna ricordata per le semifinali mondiali del 1970 e del 2006, per la finale di Spagna 1982, la semifinale di Euro 2012. Il quarto di finale del Matmut Atlantique di Bordeaux però non è finito nei libri di storia con il trionfo azzurro, ma come la grande delusione.
Quei rigori hanno fatto storia, ma al contrario. Perché nella memoria storica dei libri e soprattutto in quella web, che non dimentica né tantomeno perdona, ci sono finiti due errori. Quelli di Graziano Pellé e Simone Zaza, due degli attaccanti su cui Conte faceva affidamento in quell’estate francese. Rigoristi designati per provare a fronteggiare Manuel Neuer, 20 rigori parati in carriera su 64 fronteggiati - lotterie escluse. Uno dei migliori portieri della sua generazione e non solo. Rigoristi entrati nella storia dalla parte sbagliata. Secondo Thierry Henry, uno che se ne intende, due tra i peggiori rigori mai tirati.
Nel recupero le squadre si trascinavano in campo, c’era stanchezza. Conte lo aveva capito: la partita era destinata ai rigori. Il goal di Özil, il pareggio di Bonucci su rigore, un paio di autentici miracoli di Buffon. Poco prima del triplice fischio di Kassai, il Ct chiamò Simone Zaza. Dentro, al posto di Chiellini. Un rigorista in più. Andò per secondo, dopo il centro di Insigne. Rincorsa a passi brevi. Provata in allenamento, riprovata. Con successo. Tentata in partita, nella speranza evidentemente di far perdere concentrazione a Neuer. Fermo, immobile, glaciale. Sinistro di Zaza: in curva. Sopra la traversa.
Getty"È stato il momento più brutto della mia carriera, soprattutto per ciò che è successo dopo. Non ho reagito, mi ero fatto prendere dalla negatività. Non avevo chiesto io di battere il rigore. Negli allenamenti con la Nazionale, però, non avevo mai sbagliato, quindi l’ho tirato. Non ho dormito per più di una notte”.
Col senno del poi, quel rigore non fu determinante. Gli errori di Thomas Müller e Mesut Özil permisero a Pellé di avere il pallone del 2-4 parziale che avrebbe dato tre match-point agli azzurri. Quello sì, sarebbe stato davvero determinante. In carriera l’attaccante salentino aveva calciato 8 rigori col Feyenoord, segnandone solo la metà. Si presentò al cospetto di Neuer con sicurezza. Indicò qualcosa al portiere tedesco, che non se ne curò. Poi mimò lo scavetto con la mano nel tentativo di confonderlo. Tentativo vano. Rigore calciato a incrociare col destro, rasoterra. Lento. Neuer capì l’angolo. Si tuffò. Non ci arrivò. Palla fuori.
“Non si dica che volevo provocare Neuer: lui neanche se n'è accorto, semplicemente con quel gesto lo volevo costringere a rimanere fermo. È venuto anche a farmi i complimenti. Mi ha detto: 'Sei un grande'. Nessuno dica che volevo fare lo sbruffone. La lista l'ha fatta Conte e più o meno era quella. Poi ognuno diceva se se la sentiva di tirare. E io purtroppo me la sentivo molto”.

Draxler segnò, Bonucci e Schweinsteiger sbagliarono. Oltranza. Giaccherini e Hummels. Parolo e Kimmich. De Sciglio e Boateng. Goal. Darmian: Neuer parò. Hector segnò, Germania in semifinale. L’Italia a casa. Le lacrime del gruppo fotografano l’esperienza, il dolore per un’eliminazione difficile da accettare. Al ritorno in Italia, a Fiumicino, un bagno di folla per gli azzurri. Cori per Zaza, in lacrime più di tutti gli altri.
L’Italia perdona, ma forse non dimentica. Il mondo nemmeno. Neanche Dirk Nowitzki. Il campione NBA tedesco quel 2 luglio del 2016 ha festeggiato davanti alla televisione. Qualche settimana dopo, in un match di beneficienza, ha emulato la rincorsa dell’azzurro.
Da quel giorno in partite ufficiali Zaza non ha mai più calciato un rigore, anche se si era ripromesso di tornare da quei maledetti undici metri. Graziano Pellè, invece, ha ritrovato il feeling con i rigori soltanto nella stagione 2018/19, segnandone sette su sette con lo Shandong. Spesso decisivi. Senza più Neuer. E senza più scavetti mimati. Gli errori del 2016 restano solo un amaro ricordo.
