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Gollini ItalyGetty

Quattro minuti a fine gara: l'unica partita di Gollini con l'Italia

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C'è chi le ama e chi le odia. Difficile venirsi incontro, sopratutto se il calcio viene considerato da una parte solamente tattica e dall'altra solo numeri. Tra le zone di bianco e nero, c'è un grigio, difficimente pescabile, ma comunque essenziale per abbracciare ogni aspetto del pallone. Le statistiche ne fanno parte, punto. Ognuna ha diverse diramazioni, considerate più o meno importanti sia da chi le brama, sia da chi le respinge fortemente. Di certo quando si parla di presenze ufficiali, ad esempio, vengono presi in considerazioni tanti aspetti. Quante partite da titolare? Quanti minuti? Nell'oceano di dati, impossibile differenziare alla perfezione. Ragion per cui un gettone importante, sia in Serie A o in Nazionale, vale allo stesso modo per la maggior parte di persone. Siano 90' con annessi record o pochi secondi a fine gara. Sopratutto per chi lo ha vissuto, vedi Pierluigi Gollini.

A 27 anni, il portiere bolognese non è certo nella seconda parte di carriera, vista la carta d'identità calcistica degli estremi difensori che si spinge quasi, se non oltre, i 40. È nel mezzo della sua era pallonara, consapevole più che mai del suo ruolo, che lo vede tra i più importanti in Serie A, senza dubbio alcuno. Prima dell'esperienza al Tottenham, in mezzo alla titolarità in Serie A e Champions League in maglia Atalanta, anche un puntino azzurro tra gli azzurri. Una presenza, di pochi minuti, con l'Italia.

Sono passati due anni e mezzo da quando Gollini, chiamato dal commissario tecnico Roberto Mancini, indossava i guantoni dell'Italia non solo in allenamento, ma anche ufficialmente sul terreno di gioco, per una delle gare che hanno spinto la rappresentativa azzurra fino all'Europeo 2020, poi posticipato come noto ad un anno dopo (nonostante il nome rimanga identico). Era il 15 novembre 2019 in quel di Renzica, Bosnia ed Herzegovina.

Allora stadi colmi di famiglie e tifosi di lunga data, nessun distanziamento sociale. Nessuna distanza neanche per Gollini e i panchinari azzurri, inizialmente a guardare i propri compagni costruire l'ennesima vittoria di un magico cammino. Acerbi prima, Insigne poi e Belotti a chiudere. Un 3-0 senza storia, utile a costruire la decima vittoria di fila per Mancini.

Qualche sorriso in mezzo alla totale attenzione ad eventuali ritorni in partita della Bosnia, ma anche la consapevolezza di poter rilassare volto e modi in virtù di un risultato acquisito. E così subentrati Castrovilli ed El Shaarawy, a pochi minuti dalla fine, con un cambio ancora da effettuare (sì, era il tempo delle tre sostituzioni, qualcosa che appare ormai dimenticato nel tempo del covid), la scelta difficile. Far entrare un portiere.

Perchè una scelta difficile? Nonostante il risultato in cassaforte, l'inserimento di un portiere a fine gara senza reali necessità, vedi infortuni o espulsioni, è sempre malvisto. Quasi uno sfottò all'avversario. A volte però arriva la deroga, la fine di una carriera o l'ingresso a fine campionato dopo aver già festeggiato il titolo. E l'Italia di fatto, ha appena conquistato il passaggio all'Europeo: ragion per cui l'eccezione può scattare.

Con essa dunque, Gollini. Fa ormai parte stabilmente del giro della Nazionale azzurra, ma non ha ancora esordito. E con Donnarumma e Sirigu davanti, ma non solo, difficilmente il futuro lo vedrà protagonista. Mancini non ci pensa troppo e al minuto 88, manda a scaldare il portiere allora all'Atalanta.

Una grande emozione, descritta per filo e per segno nei giorni successivi:

"Sono molto felice per aver raggiunto questo obiettivo, questo traguardo. Lo posso considerare solo un punto di partenza ma anche un punto di arrivo per quella parte di me che pensa quando ero ragazzino. Il bambino che voleva giocare a calcio. E' un punto di arrivo per i sacrifici e il percorso che ho fatto. Sono molto felice".

"Una grande emozione, non me l'aspettavo. Ci speravo, mancano cinque minuti ma c'erano altre persone a scaldarsi. Ho pensato che non mi avrebbe più fatto entrare, anche se sul 3-0 ho sperato, saiche bello se ora lo fa? Mi sono riscaldato due minuti per trovarmi pronto in caso di ingresso. Non vedevo l'ora".

C'è spazio per tutti nell'Italia dei record, perchè la parola chiave è sempre quella: consapevolezza. Può tutto l'Italia che lavora per arrivare al meglio all'Europeo, e davanti a questa sicurezza non vuole lasciare indietro nessuno. Tutti i convocati devono sentirsi alla pari, pronti a dare il sangue, azzurro, per tornare sul tetto del Continente dopo più di cinquant'anni.

Gollini scende in campo con il sorriso, lo stesso che gli regala Donnarumma al momento dell'uscita. Per il portiere del Milan è il terzo cambio con l'Italia, ma il primo come uscente: le prime due gare con la Nazionale azzurra, contro Francia e Germania (entrambe in amichevole) arrivano da subentrante. Aveva appena 17 anni, ma questa è un'altra storia.

La storia di Gollini in Nazionale azzurra, quella si racconta. E racconta di quattro minuti, appena, ma tornando al discorso iniziale, comunque canonici e facenti parte di una partita. Giocata come quella di chi è sceso in campo nella stessa fredda serata bosniaca per 92 minuti, tutti di un fiato - con un quarto d'ora di pausa -.

Nessuna parata, visto il minutaggio minimo, qualche pallone tra i piedi, e guantoni sporcati leggermente dall'erba anche per dar quell'effetto divissuto, di duraturo. Un traguardo? Sì. Un punto di partenza? Sì. Perchè un anno e mezzo dopo Gollini continua ad essere tra i migliori portieri italiani, anche se chiuso a tripla mandata dalla titolarità di Donnarumma. Non serve ricordare quanto sia duro essere un portiere in termini di scelte, visto e considerando le scelte consolidate e le staffette praticamente inesistenti. Avere davanti un 23enne è un po' quello provato da una serie infinita di portieri durante l'era Buffon. Una sensazione che si ripete ciclicamente e che investi ogni connazionale di Donnarumma, stavolta.

Gollini però rimane vigile, speranzoso, senza la minima voglia di arrendersi o di pensare in negativo. Perchè all'improvviso, grazie ai pianeti che si allineano, al lavoro e ai dati confortanti del suo mondo azzurro, la chance può arrivare. E' arrivata in Bosnia, arriverà in futuro. Una presenza è una presenza, per ora. Guai a sottovalutarla.

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