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David Trezeguet Juventus Turin 08122009Getty Images

Quando Trezeguet poteva andare all'Inter al posto di Ibrahimovic

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Il fuoco è caldo, eterno. Impossibile da spegnere. Aggiungere la benzina serve a poco, rimane alto, autorigenerante. Se ne può parlare, e di conseguenza alimentarlo, ma anche senza male parole e polemiche, Calciopoli, Inter contro Juventus e il bla bla bla continua eternamente. Senza andare a scavare nel Moggi-gate, senza aprire l'aula del tribunale e il taschino degli Scudetti, fuori dall'archivio non solo ciò che viene in mente a primo impatto. Ibrahimovic, Vieira e sì, David Trezeguet.

Questo sì che è racconto da alimentare, con legna secca e tronchi secchi. Attorno al fuoco, attorno alle leggende di cui si narra ancora. Di quando Ibrahimovic e Vieira passarono dallo Scudetto al Mondiale, dalla retrocessione a San Siro. E prima di loro, Trezeguet doveva essere dell'Inter. Prima scelta a metà. Moratti ci credeva, pronto a strappare quel malefico francese capace di rendere l'Olimpico e le case nerazzurre l'oceano, di lacrime, del 5 maggio.

E' l'estate più calda, il 2006. Perchè il mondo della Juventus ha il volto rosso di chi sta per esplodere dalla rabbia, perchè quello dell'Italia sta festeggiando po-po-po tutto attaccato (e allora sì che c'è afa), perchè l'Inter vede l'opportunità eccitante di strappare i cordoni del passato e divenire la grande imperatrice d'Italia senza i rivali dall'altra parte. E Moratti osserva, col ghigno, mani sul tavolo, mani su Madama in rovina.

Massimo Moratti Inter Milan Genoa Serie A 08252013Getty

C'è Adriano, c'è Crespo e Recoba. E c'è un mercato che può offrire una tavolta imbandita:

"Credo che possa arrivare uno tra Toni, Trezeguet e Ibrahimovic per l'attacco".

Cadenza meneghina, sguardo mondiale. Moratti parla, mette davanti i pezzi forti d'oro, d'argento e di platino. Uno vale più dell'altro, uno non vale meno dell'altro. Sì, in parte. ma ci si accontenta. Tra la fame, la quantità e la qualità, insieme al quel colosso promesso sposo di Vieira, finirà per uscire allo scoperto Ibrahimovic, il piede di porco per scardinare le sicurezze della Serie A e cambiare la storia, mandando in orbita il razzo Inter e sotto terra tutte le altre pretendenti.

Prima di Ibrahimovic, però, la scelta stava per cadere su Trezeguet. Vuoi per dimostrare alla Juventus che ora, con la retrocessione, uno dei fautori del 5 maggio poteva passare le linee nemiche ed essere inglobato dalle stesse, vuoi per quella tenacia da bomber implacabile che all'Inter mancava, nonostante l'esplosività di Adriano e la classe del Chino. Trezeguet poteva essere uno e l'altro, all'improvviso.

Zlatan Ibrahimovic Adriano Inter Milan 2008

Moratti però aveva lo stile sugli occhi, da tenere a tutti i costi. Ibrahimovic spinge per venire all'Inter? Bene, prendiamolo. Trezeguet è tutt'uno con la Juventus. Bene, non insistiamo. L'idea di mettere la corona nera da una parte e azzurra dall'altra a Re David è tale, ma non sfocia in una trattativa serrata. La Beneamata ha fiducia che il francese possa scegliere di rimanere in Serie A, tanto che Ibra è una seconda ipotesi. Attende con fiducia, contatta, sondaggio qui, sondaggio là. Senza premere, certa che possa esserci la parola fine con l'annuncio.

E invece, tutto scivola e finire dalla T di Trezeguet alla I di Ibrahimovic, più giovane, meno juventino nell'animo, incapace di lasciare scorrere un anno in Serie B. Poteva essere, non è stato. Sembrava che il colore si trasformasse rapidamente, ma l'incertezza di chi si guarda da una parte all'altra senza capire la situazione, rendono tutto complicato, illeggibile. E così si opta per il lungo periodo e su ciò che sembra poter essere Ibra: fuoriclasse con la f alta sei o sette piani.

Ibrahimovic era la terza scelta di Mancini, dell'Inter che raccoglie il testimone e vince la lotteria del 2006. Toni, primo. Meno costoso, facilmente trattabile. Trezeguet, secondo. Il nome da non lasciarsi scappare. E poi lui, genio, strafottente, cigno svedese simbolo del nuovo calcio. Viola uno, bianconero nell'animo l'altro. Nerazzurro, il terzo. Vincono tutti.

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