
C'era un tempo in cui il Leicester era solo una delle tante squadre inglesi del mezzo. Una di quelle anni luce lontana dal vincere il campionato, ma abbastanza conosciuta in virtù di qualche Coppa di Lega vinta qua e là. Era la fine degli anni '90, prima della gloria eterna e del realizzato sogno inconfessato di ogni tifoso di tali squadre del mezzo. Nessuno sperava realmente che le Foxes di Ranieri potessero vincere la Premier League. Come nessuno pensava che Roberto Mancini potesse vestire la loro maglia all'inizio del nuovo millennio.
Del resto Mancini era un big assoluto del calcio italiano, seppur ormai oltre il viale del tramonto. Aveva 36 anni all'inizio del 2001, già proiettato al futuro. Con un barlume di passato, però. Studiava da allenatore in capo, era un vice che aveva abbandonato le scarpette qualche mese prima, appese dopo aver vinto tutto con la Lazio. Senza pause o tempo per pensare a come entrare nel mondo calcistico post carriera da calciatore, diventa secondo dei biancocelesti, dietro il vate Sven-Goran Eriksson.
Ubriachi di leggenda, i tifosi della Lazio sperano che la sbornia dei titoli possa durare a lungo, ma l'annata 2000/2001 non andrà oltre la vittoria della Supercoppa Italiana. Terza in campionato, eliminata alla seconda fase a gironi di Champions League, fuori ai quarti di finale di Coppa Italia, si chiude il ciclo biancoceleste. Eriksson saluta alla 14esima giornata per far spazio a Zoff e Mancini, secondo dello svedese, saluta di sua spontanea volontà.
Sta studiando per acquistare il patentino da allenatore e ci vorrà ancora un po' di tempo, ma non vuole stare fermo. E così, Mancini, sguardo al futuro non prossimo, ma del lungo periodo, decide di accettare una proposta contro ogni previsione. Giocare in Premier League e riprendere a calcare dunque i campi internazionali dopo aver appeso foga da calciatore e pensieri d'allenamento.
Il collegamento tra Mancini e Leicester è Peter John Taylor, tecnico delle Foxes. A fine novembre, mentre allena il club, viene chiamato per essere traghettatore della Nazionale inglese per la gara contro l'Italia di fine novembre, in attesa di un nuovo commissario tecnico, che si rivelerà essere proprio Eriksson. Tutti i pezzi del puzzle vanno al loro posto, Eriksson e Taylor conversano, spunta il nome di Mancini, poco propenso ad aspettare la trafila da allenatore-studioso senza fare nulla.
GettyE così a inizio 2001 Mancini parte da Fiumicino per volare a Leicester e sentire la proposta di Taylor, con Eriksson a fare da tramite:
"Vado a sentire che opportunità mi propongono , nel senso che potrei giocare per i prossimi cinque mesi. Sinceramente l' esperienza mi attira, perché mi consentirebbe di imparare bene la lingua, conoscere una cultura calcistica diversa e divertirmi un po".
Mancini non si è mai fatto trascinare dagli eventi. Ha scelto con oculatezza ogni sua mossa, da Bologna alla Nazionale azzurra. Vede l'opportunità inglese come modo per studiare la lingua ed imparare nuove informazioni sul calcio. Certo, non vuole stare fermo per diversi mesi, ma principalmente in cuor suo e davanti alla sfera di cristallo sa che imparare la lingua potrà servirgli in futuro.
Futuro, appunto. La parte più importante, perchè l'eventuale parentesi da giocare al Leicester sarebbe solo a dir poco momentanea, giusto il tempo di studiare un po' ed aspettare il completamento della pratica allenatore:
"Ci tengo a chiarire che io resto un allenatore e a giugno rientrerò in Italia per sentire se ci saranno offerte in questo senso. Sinceramente però non ce la faccio a stare senza far nulla. Dopo 24 anni di calcio, di pallone vissuto giorno dopo giorno sul campo, star fermo mi fa impazzire. Ecco perché sono disponibile ad accettare questa proposta. Ma dalla prossima stagione voglio essere solo un allenatore".
Mette tutto nero su bianco, senza lasciare nulla all'interpretazione. Vuole studiare, imparare l'inglese, giocare qualche mese e poi iniziare la carriera da allenatore in capo. Stop. Mancini e il Leicester trovano l'accordo fino al termine dell'annata 2000/2001. I tifosi di casa sono divisi, non sanno se essere contenti nel poter ammirare un campione del genere o essere arrabbiati per essere stati 'usati' come 'periodo di pausa e attesa'.
Il 20 gennaio del 2001 scende in campo contro l'Arsenal, in Premier League, come titolare. 0-0, zero reti o assist. Dunque sfida l'Aston Villa in League Cup, vittoria per 2-1 in trasferta ma nessun ingresso nel tabellino dei marcatori. Gioca in campionato contro Southampton ed Everton (subentrando a inizio ripresa) subendo due sconfitte, vincendo il match contro il Chelsea.
GettyNiente, non riesce mai a siglare un goal o fornire un assist decisivo, tutto normale. Si è appena trasferito, non parla certo un inglese perfetto e gli anni sulla carta d'identità sono 36. Sa benissimo che il tempo è limitato e ha una scadenza sicura, ovvero tre mesi e mezzo dopo, ma tra la data dell'arrivo di gennaio e l'addio a maggio, a metà strada, è convinto di poter dire ancora la sua. Ok la lingua e il divertimento, ma Roberto Mancini vuole dimostrare di poter essere per qualche gara, ancora Roberto Mancini.
E invece, Roberto non potrà più dimostrare di essere un grande calciatore, ma si trasformerà definitivamente in mister Mancini. Sì, perchè a fine febbraio 2001, le conoscenze del ventennio calcistico hanno dato i suoi frutti e le sue idee hanno cominciato a far breccia nell'ambiente. La Fiorentina, avrebbe deciso di puntare su di lui immediatamente, si dice, causa esonero di Terim
La polemica è dietro l'angolo già dalle prime indiscrezioni, mentre lui è ancora sotto contratto con il Leicester. Queste spuntano da ogni dove, per essere stato in panchina alla Lazio qualche settimana prima e dunque in teoria impossibilitato a guidare un'altra squadra italiana, per non aver conseguito ancora il patentino e per trattato in modo poco professionale la squadra inglese che ha deciso di puntare su di lui almeno fino al termine della stagione. No, Mancini non allenerà la Fiorentina, si dice. Eppure vola in Italia, ufficialmente per un problema di famiglia.
Anche perchè Taylor, prima della gara contro il Bristol, non parla assolutamente di questioni di calciomercato, anzi aspetta Mancini per la sfida:
"Robi è in Italia con il mio permesso. Ma deve arrivare stasera, non ci sono problemi. Tutto normale negli accordi con Mancini che quando ha bisogno può tornare in Italia, anche ogni settimana. Siamo sempre disposti ad accontentarlo"
Mancini viene intercettato al suo ritorno in patria e di fatto smentisce Taylor, annunciando di non poter essere della gara:
"Sono in Italia per risolvere un problema di famiglia mi spiace di non giocare in coppa contro il Bristol, ma se riesco a risolvere il problema tornerò al Leicester, che mi tratta splendidamente".
Il dubbio serpeggia, non è chiaro se Taylor sapesse già tutto o meno. Sta di fatto che il mister deve correggersi dopo aver parlato con il giocatore al telefono, evidenzando come Mancini non possa scendere in campo per la sfida contro il Bristol. C'è una data, comunque, per il ritorno in Inghilterra: il martedì successivo. Ma niente da fare, Mancini accetta effettivamente la Fiorentina, iniziando la sua eccelsa carriera da tecnico in capo.
Thanks, guys, ma io resto in Italia, manderò qualcuno a prendere le mie cose. Sono un allenatore, ve l'avevo detto. Prima del previsto, in Serie A, senza un tecnico davanti a sè. Il Leicester deve accettarlo, of course.
