Il video è un must ancora oggi. Qualcuno ci ha infilato una colonna sonora divertente, altri hanno aumentato la velocità delle immagini, stile cartone animato. Perché è proprio questo che sembra, visto da fuori e da lontano: una scenetta divertente, da gustarsi comodamente seduti sul divano. Sono trascorsi ormai sei anni e quella scena, ma in generale quel surreale 6 ottobre del 2016, non l'ha dimenticata neppure Enner Valencia. Ovvero l'attaccante dell'Ecuador, primo (e secondo) marcatore dei Mondiali in Qatar: nella gara d'apertura contro i padroni di casa si è visto annullare un goal dal VAR, ne ha segnato uno e poi un altro. Il tutto in mezz'ora.
Bizzarro. Ma mai quanto accaduto in quel 2016. Quel giorno l'attaccante ecuadoriano, che in quel momento è in prestito all'Everton dal West Ham, è il protagonista di una vicenda a cui neppure nel pittoresco Sudamerica, fino a quel momento, avevano ancora assistito. Basta riportare alla mente il ricordo di un calciatore che furbamente si sdraia a terra al limite di una delle due aree di rigore, facendosi trasportare su un'ambulanza in ospedale per sfuggire a un mandato d'arresto, per rivangare sensazioni perdute. Enner Valencia, appunto. Anni dopo diventerà il miglior marcatore della storia dell'Ecuador con 34 reti, tre in più di Agustin Delgado, il Tin, una specie di istituzione della storia del Tri. In quel momento, però, prevedere il futuro interessa a pochi. E soprattutto non interessa alla Polizia di Quito, la Capitale del paese, che ha ricevuto un ordine ben preciso: porre Valencia in stato di fermo.
Ci ha già provato il 5 ottobre, il giorno prima del fattaccio. L'Ecuador è appena arrivato allo stadio Atahualpa di Quito per la rifinitura. Ma una volta sceso dall'autobus, Valencia ha dovuto fare i conti con una pessima sorpresa. Ha trovato degli agenti ad attenderlo, con un mandato in mano e un'accusa precisa: mancato pagamento degli alimenti all'ex compagna, Sintia Pinargote, e alla figlia della coppia, la piccola Beira, cinque anni. Per un totale, sostiene l'accusa, di 17000 dollari. Ad accompagnare i poliziotti, un gruppo di avvocati al servizio della donna. L'intento non è andato a buon fine: Valencia è rimasto qualche minuto con la Polizia, poi è stato rilasciato. Ed è tornato a concentrarsi su schemi e palle inattive in vista dell'impegno col Cile.
“È incredibile che i poliziotti non abbiano rispettato l'ordine proveniente dal Tribunale – si è lamentato uno dei legali, Paul Marin – Se è vero che Valencia guadagna così tanto, perché non passa mensilmente gli alimenti alla figlia? In questo modo eviterebbe che la questione diventi pubblica. Ma è meglio così: significa che l'Ecuador intero saprà quello che sta succedendo”.
Il giorno seguente, quello della partita, la Polizia ci ha riprovato. Si è presentata all'esterno degli spogliatoi dell'Ecuador, tentando nuovamente di porre Valencia sotto la propria custodia. Ma ancora una volta ha fallito. A proteggere l'attaccante sono stati i suoi compagni, tra cui il portiere Dreer, tra i più esagitati. È volato perfino qualche colpo. Nella confusione generale, Valencia è riuscito a intrufolarsi all'interno dell'impianto sfuggendo ancora una volta all'arresto.
A ridosso dell'inizio della gara, l'intero paese è già a conoscenza dell'accaduto. Dividendosi, come sempre, fra innocentisti e colpevolisti. Ma c'è una partita da giocare. C'è il Cile di Vidal e di Alexis Sanchez da affrontare. E i 2850 metri di altitudine di Quito, questa volta, rischiano di non bastare. Perché uno degli elementi più importanti della squadra potrebbe avere la testa altrove. Ma il ct, il boliviano Gustavo Quinteros, a Valencia non vuol proprio rinunciare. Lo conosce, lo ha già allenato all'Emelec. E non ha intenzione di privarsene neppure in una situazione così particolare. Lo schiera dall'inizio, lo coccola, gli dà fiducia.
Enner risponde presente. Si riscuote, gioca come sa, sfiora la rete sia su azione che su punizione. Dopo 19 minuti crea lo scompiglio nella zona sinistra dell'attacco ecuadoriano e serve al centro un pallone velenosissimo che l'altro Valencia, Antonio, trasforma nel vantaggio. Il resto lo fanno i suoi compagni. Il raddoppio di Ramirez arriva pochi minuti più tardi. Quindi, dopo una manciata di secondi dall'inizio del secondo tempo, Felipe Caicedo trova il tris che chiude definitivamente i conti. Il Cile è al tappeto. Per l'Ecuador è un trionfo.
Sul 3-0, che sarà poi il risultato finale, all'Atahualpa aleggia un'aria di festa. Ma c'è un tarlo che proprio non vuole abbandonare la testa di Valencia. L'attaccante è nervoso, ogni tanto guarda verso la zona delle panchine. E a una decina di minuti dalla fine si accorge che sta accadendo qualcosa. La Polizia, la stessa che il giorno prima aveva provato a prelevarlo dall'allenamento, si è nuovamente materializzata. E questa volta pare avere intenzioni davvero serie.
Si rende perfettamente conto, Enner, che gli agenti attenderanno il 90' per entrare in campo e deviare il suo percorso dagli spogliatoi alla centrale. La partita è sacra e non si può interrompere, del resto. Così ha una trovata: a un certo punto, mentre l'Ecuador sta per battere un calcio d'angolo, si getta a terra al limite dell'area. Sembra faticare a respirare, i compagni chiedono l'intervento dello staff medico. Gli piazzano sul volto una mascherina per l'ossigeno. A un certo punto compare una golf car, una di quelle macchinine che in certi posti si utilizzano per trasportare i calciatori infortunati fuori dal campo. I sanitari vi adagiano Valencia e Quinteros non può far altro che sostituirlo. Al suo posto entra Jaime Ayoví.
Sembra un cambio come tanti altri, ma non lo è. Tanto che, ben presto, un po' tutti iniziano ad accorgersi di quel che sta succedendo. Anche i telecronisti dell'emittente TC, che spostano l'attenzione sulla scena: “C'è la Polizia che sta seguendo Valencia”. Le telecamere inquadrano rapidamente la golf car, poi tornano sul campo. La scena extracampo non si vede in diretta. Ma allo stadio c'è anche un giornalista locale, Andrés Muñoz Araneda. Ha un sé un cellulare e filma tutto. Filma la golf car che sta trasportando Valencia in un'ambulanza posizionata dietro una delle due porte. E i poliziotti, una dozzina, che un po' goffamente la stanno rincorrendo senza riuscire a raggiungerla. La missione di Valencia va a buon fine: l'attaccante sale sull'ambulanza e viene trasportato in ospedale, dove non potrà essere arrestato.
“Mai visto nulla di simile – racconterà il giornalista a 'BBC Mundo' – Qualche minuto prima che Valencia crollasse a terra, un gruppo di poliziotti ha fatto ingresso sulla pista di atletica dirigendosi verso la zona della panchina ecuadoriana. Quando Valencia è stato trasportato fuori dal campo sulla golf car, gli agenti si sono portati nella sua direzione. Ma mentre discutevano, la golf car ha acquisito velocità avanzando verso l'ambulanza, con i poliziotti a inseguirla a passo medio. Sia noi che la gente abbiamo smesso di seguire la partita. È stata una scena da film”.
Nelle ore seguenti, lo splendido 3-0 al Cile è già passato in secondo piano. In Ecuador non si parla che di quella bizzarra scena che in un amen ha già fatto il giro del globo. E di cosa potrà ora rischiare Valencia. Quinteros difende il proprio giocatore: “Sono uscite notizie secondo cui sarebbe inadempiente verso la figlia, ma non è così. Sarebbe meglio sapere le cose prima di informare le persone. Per questo Enner era tranquillo e ha giocato bene contro il Cile”. La situazione, in ogni caso, si ricompone rapidamente. Qualche ora più tardi il procuratore del calciatore, Gonzalo Vargas, annuncia che “l'ingiunzione che gravava su Enner Valencia è stata revocata” e che “l'ordine di detenzione non ha più effetti”.
Alcuni giorni dopo è lo stesso Valencia a uscire allo scoperto. Lo fa con un lungo comunicato affidato al proprio account Twitter, e poi rimosso anni più tardi. Titolo: “La realtà che pochi conoscono”. Svolgimento: un'appassionata autodifesa in cui il giocatore dell'Everton nega ogni accusa. Contrattaccando nel frattempo nei confronti di Sintia Pinargote, l'ex compagna e madre della piccola Beira.
“Al termine di varie riflessioni con la mia famiglia, ho preso la decisione di presentare un'azione giudiziaria sollecitando la custodia di mia figlia Beira, con l'obiettivo che venga a vivere e a studiare in Inghilterra, luogo dove attualmente risiedo per le mie attività professionali, e che possa crescere in un ambiente stabile, dandole le condizioni necessarie per il suo sviluppo integrale. Tale domanda è stata accolta nel dicembre del 2015, concedendomi giudizialmente la custodia di mia figlia Beira, ordinando la sospensione del pagamento dell'assegno di mantenimento che la Pinargote riceveva mensilmente. I principali motivi della decisione del Giudice sono legati al fatto che è stato comprovato che mia figlia era vittima di violenza fisica e psicologica da parte della madre […] e che le risorse economiche che le passavo ogni mese (4.820.000 dollari) erano destinate ai consumi personali della signora Pinargote, come da lei ammesso nell'udienza finale, tra cui l'acquisto di un'auto di lusso, gioielli, viaggi, oltre ad aver lasciato mia figlia da sola in varie occasioni, per settimane, a Esmeraldas, senza nessun tipo di cura nei suoi confronti, per poter esercitare liberamente le sue attività di modella e ballerina in un nightclub di Guayaquil, così come offrire servizi per adulti su siti web, senza contare che in una di queste immagini appare mia figlia accanto a lei, mentre guarda innocentemente la madre posare”.
Sollevato dagli ultimi sviluppi della vicenda, e di nuovo libero di poter svolgere la propria professione, Valencia scende in campo anche l'11 ottobre in Bolivia, la patria di Quinteros. Le cose si mettono male, perché all'intervallo i padroni di casa sono avanti di due reti (doppietta di tale... Pablo Escobar). Ma nella ripresa Enner si scatena. Segna una prima volta al 47' e una seconda all'89', con l'Ecuador ridotto in 10 uomini. E regala un pari prezioso al Tri, che comunque non riuscirà a qualificarsi per i Mondiali in Russia.
Il rapporto tra Valencia, che oggi milita in Turchia con il Fenerbahçe, e Sintia Pinargote, rimane invece tesissimo anche negli anni seguenti. La guerra sulla custodia della figlioletta, che oggi ha undici anni, prosegue con nuovi capitoli e altri episodi di cronaca. Come quando, nel 2019, la donna viene arrestata negli Stati Uniti dopo aver lasciato da sola in auto Beira per andare al casinò col nuovo compagno, Carlos Herrera. Enner, che ai tempi gioca in Messico col Toluca, riceve l'autorizzazione per andare a prelevare la piccola e la foto dell'abbraccio tra i due fa il giro del mondo. Giusto per ricordare come dietro quella fuga su una golf car, tipica scenetta da cartone animato, ci sia molto di più.


