Cristiano Ronaldo ha segnato 783 goal in carriera. Settecentoottantatre goal. Dal 2010 ad oggi è diventato una leggenda, l'uomo dei record, l'atleta perfetto e soprattutto un attaccante micidiale.
Già perché Cristiano in realtà non nasce attaccante. Questo aspetto non è assolutamente da sottovalutare. Ai tempi dello Sporting Lisbona era il classico esterno offensivo tutto dribbling, capace di esaltare ma anche di innervosire. Tanto talento, ma pure tanta fuffa.
Conosciamo praticamente tutti la storia di come Sir Alex Ferguson ha cambiato totalmente la sua carriera quando si è trasferito al Manchester United, ma forse in pochi ricordano quanto tempo ci è voluto prima che Ronaldo diventasse CR7, quella macchina da goal che ha segnato la storia del calcio.
GettyIl suo arrivo allo United è datato 12 agosto 2003. Aveva appena 18 anni e già quella sensazione di sentirsi il più forte al mondo. Già al primo allenamento aveva conquistato tutti, o quasi tutti, come raccontato dall'ex compagno allo United Eddie Johnson.
“Tutti sapevamo che era un talento, che era in grado di cambiare una partita e che era bellissimo da veder giocare, ma Ruud van Nistelrooy era frustrato nei suoi confronti. Lui correva in area, ma Ronaldo cercava di dribblare il terzino tre o quattro volte. Credo che tutti quanti avessero qualcosa da ridire sul modo in cui gestiva il pallone e lo crossava. Ma Ruud era abituato a Beckham o Giggs e si lamentava tutto il giorno”.
Lamentarsi di Ronaldo. Avete capito bene, c'era qualcuno che si lamentava di Ronaldo. Oggi sembra impossibile ma è così. Si lamentavano anche perché era il cocco di Ferguson, che per lui fu il padre che non aveva mai avuto. Un padre nella vita, un padre calcistico.
Sir Alex gli consegnò subito la numero 7, la maglia di Beckham, ma fu la carota che Ferguson contrappose al bastone. “Ferguson mostrò subito cosa pensasse di un Ronaldo ragazzino dandogli la numero 7, che allo United è iconica. La cosa più importante, però, fu l’abilità nel riconoscerne le debolezze", raccontò Tony Coton, l'allora allenatore dei portieri dello United.
La prima stagione ai Red Devils si concluse con soli quattro goal in Premier League, la seconda con cinque. la terza con nove.
- Tre stagioni consecutive senza andare in doppia cifra
- 18 goal totali nei primi tre anni in Premier
- Zero goal nella fase a gironi di Champions League, per tre edizioni di fila
Per intenderci, stiamo parlando del giocatore che vanta il maggior numero di goal segnati in un'unica edizione della Champions League e anche di quello che ha realizzato più reti nella singola fase a gironi.
E' vero, aveva solo 20 anni, ma c'è chi come Mbappé o Haland (per citarne due a caso) a 20 anni qualcosina l'ha già fatta. Ed è per questo che a 20 anni Ronaldo si doveva subire le sgridate di papà Ferguson. Ci rimaneva male, soffriva dentro di sè, ma nel frattempo capiva come doveva giocare. E soprattutto come non doveva.
Getty"Aiutammo Ronaldo a diventare il giocatore che era e lui aiutò noi a recuperare la personalità che caratterizzava il Manchester United", ha raccontato Sir Alex nella sua splendida biografia. Ci sono voluti tre anni, ma ne è valsa la pena.
A partire dalla stagione 2006/07 Ronaldo ha cominciato a segnare con spaventosa regolarità. Si piazzò per la prima volta nel podio del Pallone d'Oro, arrivando secondo alle spalla di Kakà. Nel 2008 lo vinse, insieme alla Champions.
Il resto è storia più che mai nota. Cristiano Ronaldo non ha mai più concluso una stagione senza arrivare in doppia cifra. Prima 20, poi 30, poi 40 e 50 goal stagionali sono diventati la normalità. Un'incredibile normalità.
Quei tre anni al Manchester United sono stati la sua palestra, la sua scuola, la sua università. Tra le botte dei compagni, quelle degli avversari e le urla in faccia di Ferguson ha preso la laurea. E pure il dottorato... del goal.


