Sono passati ormai venti anni, ma nella memoria dei tifosi di Lazio e Roma le ultime grandi gioie sportive sono ancora ben nitide: nel giro di un anno le due squadre della capitale spezzarono l'egemonia di Juventus e Milan, fino a quel momento dominanti in Italia, dando vita a uno storico 'botta e risposta', simbolo di una rivalità unica all'interno dei confini della città eterna.
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L'arrivo del nuovo millennio segnò una ventata di novità nell'albo d'oro degli Scudetti italiani: prima la Lazio, poi la Roma, in rapida successione le due squadre della Capitale riportarono due volte l'ambito trofeo nella capitale.
Tocca alla Lazio di Eriksson mettere le mani sul primo tricolore del nuovo millennio in quella che ancora oggi viene ricordata come una delle più emozionanti rimonte che il nostro calcio ricordi. Nel giro di due mesi l'Aquila fu infatti capace di rimontare ben nove punti alla Juventus di Ancelotti, che proprio all'ultima giornata crollò sotto il celebre diluvio di Perugia.

Il 14 maggio 2000 la Lazio supera in casa la Reggina senza troppe difficoltà e tutte le radioline sono sintonizzate sul Renato Curi, dove Zidane e compagni fanno più fatica del solito, complice anche un campo ai limiti della praticabilità.
L'arbitro Collina sospende le ostilità a causa della forte pioggia, per poi far ripartire i giochi successivamente tra mille proteste dei bianconeri, che chiedevano invece la ripetizione del match. E proprio sul traguardo si consuma il dramma sportivo di Madama, che cade sul guizzo del difensore avversario Calori: il colpo del ko che fa esplodere di gioia il popolo biancoceleste a distanza. L'Aquila mette le mani sul secondo Scudetto della sua storia.
Era lo Scudetto del leader Mancini, della potenza di Boksic e della tecnica del 'Matador' Salas, ma anche di tre grandi campioni: Pavel Nedved, Nesta e Mihajlovic. Fondamentali poi gli innesti a centrocampo di Simeone e Veron, quantità e qualità per quella che era diventata una vera e propria corazzata.
Un duro colpo per la Roma giallorossa, che nell'estate successiva corre ai ripari. Alla corte di mister Capello arrivano tre innesti clamorosi: Samuel 'The Wall' in difesa, il 'Puma' Emerson a centrocampo e soprattutto sua maestà Gabriel Batistuta, che insieme a Totti, Montella e Nakata darà vita a un reparto offensivo senza precedenti.
Siamo negli anni delle 'sette sorelle', con tante squadre annoverate tra le favorite alla vigilia del via: la Lupa mostra subito i muscoli nelle prime giornate di campionato tenendo per buona parte della stagione il primato con un buon margine sulla solita Juventus e sui campioni uscenti della Lazio, che invece affrontarono anche le difficoltà di un cambio in panchina con l'arrivo di Dino Zoff.
Dopo il brivido di un pareggio imposto dal Napoli al San Paolo, la festa arriva il 17 giugno 2001 all'Olimpico nella facile vittoria contro un Parma ormai senza reali obiettivi. La Juventus chiude anche questa volta seconda, mentre la festa continua nella capitale, questa volta sulla sponda giallorossa.
GettyLa Lupa di Aldair, delle discese laterali di Cafu e Candela, della solidità a centrocampo di Emerson e Tommasi, ma soprattutto dell'immensa qualità offensiva di un attacco 'monstre'. Il terzo titolo arriva nel momento più importante, quasi a cancellare il successo dei cugini ottenuto esattamente un anno prima.
Erano passati ben 26 anni dall'ultimo successo della Lazio, 18 gli anni di attesa invece per la Roma: come se il calcio capitolino si fosse fermato in attesa del suo momento, del momento giusto per la gloria.
Il segno evidente di una rivalità che nella capitale ha un sapore particolare: la reazione emotiva di una città, un botta e risposta che parte dalle periferie e arriva ai vertici societari. Uno splendido dualismo capace di regalare emozioni uniche al calcio italiano: l'urlo di una città che, divisa tra due bandiere, riesce a ritagliarsi una parentesi tra le grandi del nord. Il magico anno dell'Olimpico, 12 mesi di storia calcistica per la capitale: Roma e Lazio rivali eterne nella città eterna.




