"Ci sono arbitri che preferiscono non sapere niente della partita. È un errore colossale. Io entravo in campo cercando di avere il massimo delle informazioni possibili sui protagonisti. Conoscendo gli schemi delle squadre e le caratteristiche dei giocatori, ci si può trovare nelle migliori condizioni per giudicare e decidere" - Pierluigi Collina
Come lui nessuno mai. Pierluigi Collina è considerato da tanti, fra cui la rivista francese 'France Football', che lo ha premiato nel 2020, il miglior arbitro che il gioco del calcio abbia mai conosciuto.
Di sicuro il direttore di gara bolognese, attuale presidente della Commissione arbitri della FIFA, è stato uno dei più bravi di sempre, un fischietto con una personalità e un carisma unici e anche un uomo immagine: il primo a dirigere in Serie A nonostante la calvizia precoce e il primo arbitro ad apparire sulle copertine dei videogiochi, in alcuni video musicali e persino nei cartoni animati.
LE ORIGINI DEL MITO
Pierluigi Collina nasce a Bologna il 13 febbraio 1960. È l'unico figlio di Elia, che di mestiere fal'impiegato statale, e di Luciana, un'insegnante elementare. La sua è una famiglia semplice e l''approccio con lo Sport è comune a quello di tanti ragazzi nati negli anni Sessanta del secolo scorso: inizia infatti a giocare a calcio da bambino con la squadra della sua parrocchia, insieme ad alcuni inseparabili amici, con cui condivide partite interminabili nell'oratorio Don Orione.
Spesso finisce in panchina e deve accontentarsi di osservare all'opera i suoi compagni. L'occasione per Pierluigi arriva comunque qualche anno dopo, quando la gloriosa società bolognese della Pallavicini gli offre un posto da titolare negli Allievi. Ha del resto un fisico magro e slanciato, e per due stagioni gioca come libero, guidando la difesa.
Il suo idolo calcistico è Pino Wilson, il capitano della Lazio campione d'Italia del 1973/74.
"Ho iniziato a giocare a calcio nel ruolo di libero, per questo mi piaceva molto", rivelerà.
Negli studi dopo le Scuole medie si iscrive al Liceo scientifico. Nel frattempo sviluppa un forte amore per la pallacanestro, Sport di grande tradizione a Bologna, e diventa un grande tifoso della Fortidudo Bologna. La sua carriera calcistica viene invece bruscamente interrotta da un grave infortunio che rimedia in campo e che lo costringe a fermarsi per molti mesi.
È in questo periodo che arriva la svolta della sua vita: mentre cerca di recuperare, infatti, inizia ad arbitrare le partitelle infrasettimanali di allenamento dei suoi compagni di squadra. Qualcuno nota fin da subito che Pierluigi è davvero molto bravo con il fischietto in mano: è il suo amico e compagno di banco del Liceo, Fausto Capuano, che all'inizio del 1977 gli propone di partecipare ad un corso per arbitri di calcio organizzato dalla Sezione arbitri di Bologna.
Se come calciatore non aveva dimostrato un grande talento, da arbitro le capacità di Collina sono da subito inconfutabili per tutti: mentre il suo amico Capuano viene scartato per difetti alla vista, il fischietto bolognese scala rapidamente le gerarchie cittadine e regionali, diventando nei primi anni Ottanta uno dei fischietti di vertice del campionato emiliano di Promozione, dove approda dopo appena tre anni proprio nel 1980.
In quegli anni si lega molto al presidente della sezione AIA di Bologna, Piero Piani. L'affetto, nato all'epoca nei suoi confronti, resterà immutato anche quando Collina diventerà un arbitro noto in tutto il Mondo. Intanto, conseguita la maturità scientifica, svolge anche il servizio militare e nel 1984 si laurea in Economia e Commercio all'Università di Bologna con 110 e lode.
Nei tre anni in Promozione subisce anche quella che resterà l'unica invasione di campo della sua lunga carriera. Succede nel Parmense, al termine di una gara decisiva per l'esito del campionato che vede vincitrice la squadra in trasferta.
L'ALOPECIA, LO STOP E IL RITORNO
Nella stagione 1983/84 il fischietto bolognese è inserito nei quadri arbitrali nazionali per la sua prima stagione da arbitro nel Campionato di Interregionale. Per il fischietto bolognese inizia un pellegrinaggio che ogni fine settimana lo porta a dirigere gare da una parte all'altra della penisola.
Pierluigi sembra un predestinato, tuttavia la sua carriera rischia di interrompersi sul più bello. È il 1984, Collina ha solo 24 anni ma una malattia, una forma grave di alopecia, gli fa perdere precocemente e progressivamente tutti i capelli. I vertici federali non sanno che fare, in un'epoca in cui l'essere calvi può essere oggetto di scherno decidono alla fine di fermare provvisoriamente il fischietto bolognese.
Temono che i tifosi possano deriderlo per il suo look da pelato, e che dunque non possa più arbitrare, per il danno di immagine che ne deriverebbe per l'intera classe degli arbitri, ma decidono di dargli una possibilità e dopo circa due mesi di stop lo designano per una partita. È la stagione 1985/86 e Pierluigi ha 25 anni.
"Mi mandarono ad arbitrare una partita in Interregionale - racconterà a 'Sky Sport' per 'I Signori del calci' -, su un campo che faceva a quel tempo 5-6 mila spettatori (lo Stadio Francioso di Latina, ndr). Una sorta di test per vedere come reagisse la gente a un arbitro senza capelli. La partita era Latina-Spes OMI".
"Non mi ricordo di molte partite di Champions ma ricordo esattamente questa, perché pensare che il mio futuro potesse dipendere da un aspetto tricotico e non da una qualità in campo per me era un'assurdità. Devo dire grazie al pubblico di Latina, che era molto più interessato alla qualità dei miei fischi che all'aspetto estetico. Andò bene, ricominciai ad arbitrare e fine del problema".
Sul campo i nerazzurri di Sibilia si impongono con un netto 6-1, in un torneo che spalanca loro le porte della Serie C. Diversamente da quanto pensassero i vertici arbitrali, il pubblico non lo prende in giro e anzi, dopo un'iniziale curiosità suscitata dal suo look, è stupito dalla personalità e dal carisma che già a quei tempi dimostrava il giovane fischietto.
L'AIA lo manda per dirigere gare sempre più difficili. Nel 1986/87 il giovane fischietto bolognese sbarca anche in Sardegna, nel Girone N, uno dei più combattuti in assoluto. Fra le altre gare è designato per una sfida da sempre molto combattuta e particolarmente difficile, il Derby di Oristano fra la San Marco di Cabras e la Tharros, storica società del capoluogo.
È il 1° marzo 1987 e al Comunale di Cabras, all'epoca in terra battuta, davanti al pubblico delle grandi occasioni (circa 3 mila spettatori fra posti seduti e in piedi) va in scena l'attesa sfida fra i rossoneri padroni di casa, allenati dall'ex terzino del Cagliari, Oreste Lamagni, e i biancorossi di Oristano, guidati dal giovane ed emergente tecnico locale, Nino Cuccu.
L'evento è raccontato dal giornalista Gianfranco Atzori, all'epoca corrispondente de 'L'Unione Sarda', nel suo libro 'Quando eravamo re, la favola della San Marco'.
"Ad arbitrare il Derby - scrive - c'è un 'fischietto' d'eccezione: Pierluigi Collina. È giovane ma già con la inconfondibile pelata. Che sia un direttore di gara diverso dagli altri si accorgono tutti fin dal suo arrivo al campo, con largo anticipo. Si prepara e chiama un massaggiatore, della Tharros o della San Marco non ha importanza. Gli chiede cortesemente di massaggiarlo prima di scendere in campo ed eseguire, per una buona mezz'ora, intensi e scrupolosi esercizi di riscaldamento".
"Restano tutti a bocca aperta - annota nel libro il giornalista -, perché nessun arbitro prima di lui aveva fatto le stesse cose. Ma non è finita. Collina non lascia niente al caso e prima ancora di chiamare le squadre per le verifiche, impara a memoria i nomi dei 22 atleti in campo. È incredibile, ma Collina gestisce ogni fase del gioco richiamando questo e quello, in maglia rossonera o biancorossa, per nome: 'Sanna stia zitto', 'Farina, metta indietro il pallone', 'Gambella, non faccia il furbo', 'Isu, non insita per favore, era in fuorigioco'. E cosi via".
"I giocatori sono sbalorditi. A parte la precisione degli interventi, Collina non sbaglia un solo nome e quando si va al riposo negli spogliatoi gli atleti lo raccontano ai loro allenatori in un misto di incredulità e meraviglia".
Il Derby va alla San Marco, che si impone 2-0 (Bambino e Picciau), ma nessuno ad Oristano si lamenterà, per una direzione arbitrale pressoché perfetta. Anche i tanti tifosi presenti sugli spalti ricorderanno per sempre il passaggio del fischietto emiliano, che nel giro di qualche anno sarebbe approdato in Serie A.
L'esperienza in Interregionale forma tecnicamente e nella personalità l'arbitro Collina, che nel 1988/89, in tempi molto più rapidi della media di quegli anni, prosegue la sua scalata e approda in Serie C insieme ad altri 5 colleghi. Le fonti non ufficiali lo mettono al 4° posto in Italia fra gli arbitri di Interregionale nella graduatoria finale del 1988, con l'unica piccola delusione di non avere convinto al 100% quello che per tanti anni è stato il suo idolo arbitrale, ovvero Luigi Agnolin.
GettyDALLA SERIE A ALLA FINALE DEI MONDIALI
Nel 1991 si trasferisce ufficialmente per motivi di lavoro a Viareggio, iniziando l'attività di consulente finanziario per Banca Fideuram. Come iscritto di questa sezione compie il grande balzo nella stagione 1991/92, quella del suo arrivo in Serie A.
A 31 anni Collina è aggregato ai migliori arbitri italiani fin dal ritiro estivo di Sportilia, dove si trova a stretto contatto con il designatore Paolo Casarin e i suoi colleghi già affermati o che diventeranno celebri: ci sono fra gli altri Tullio Lanese, Pierluigi Pairetto, Pietro D'Elia, Fabio Baldas, Graziano Cesari e Rosario Lo Bello.
Per il direttore di gara è un'esperienza fantastica, che lo porterà di lì a poco, dopo le prime giornate in Serie B (Avellino-Padova è la prima sfida diretta in stagione) al debutto ufficiale in Serie A, che avviene a 31 anni e 305 giorni il 15 dicembre 1991 in Verona-Ascoli 1-0.
La personalità è quella di sempre, visto che l'esordiente fischietto sventola in faccia a Massimo Piscedda dell’Ascoli il cartellino rosso. Negli spogliatoi il designatore Paolo Casarin definisce "incoraggiante" la sua prestazione, sottolineando la "disinvoltura tecnica" con la quale il fischietto bolognese ha diretto la sua prima partita in A.
Collina (all'epoca gli arbitri potevano rilasciare dichiarazioni dopo le partite), commenta:
"Piscedda ha capito subito il gesto che ha fatto. Ha accettato di buon grado".
Al termine della sua prima stagione le gare dirette in Serie A sono ben 8: un record. Presto tutti capiscono che Pierluigi è un fuoriclasse del fischietto e il direttore di gara della sezione di Viareggio è inviato presto ad arbitrare le partite più difficili, fra cui i Derby di Milano e le sfide Inter-Juventus e Milan-Juventus. Oltre a saper leggere con grande bravura le dinamiche delle azioni, affronta con personalità e carisma, parlando loro in faccia, i grandi campioni, allo stesso modo con cui qualche anno prima affrontava i giocatori di Interregionale.
L'11 giugno 1995 dirige la sua prima finale: è la sfida di ritorno della Coppa Italia fra Parma e Juventus. Dopo l'1-0 di Torino, i bianconeri di Marcello Lippi conquistano il trofeo imponendosi anche nel match di ritorno per 2-0 (goal di Porrini e Ravanelli).
Nello stesso anno, dopo 43 partite dirette in Serie A, diventa arbitro internazionale e nel 1996 ha l'onore di arbitrare la finale dei Giochi Olimpici ad Atlanta: la Nigeria di Kanu batte 3-2 l'Argentina di Javier Zanetti ed Hernan Crespo.
La sua bravura e la sua fama varcano rapidamente i confini nazionali: il 26 maggio 1999 è designato per arbitrare la finale di Champions League al Camp Nou di Barcellona fra Bayern Monaco e Manchester United. Sarà ricordata per il rocambolesco epilogo, che vedrà i Red Devils ribaltare le sorti del match nei minuti di recupero e darà ai tedeschi una grande amarezza. Sempre nel 1999, ma il 1° luglio, è 'prestato' alla Federcalcio tunisina per arbitrare la finale di Coppa di Tunisia fra Esperance Tunisi e Club Africain.
Due anni prima, in un acceso Derby d'Italia Inter-Juventus, aveva annullato una rete di Ganzper fuorigioco fra le proteste generali della panchina nerazzurra. Collina, senza perdere la calma, era andato davanti a Roy Hodgson e Giacinto Facchetti e, con grande naturalezza, aveva spiegato loro le motivazioni della sua decisioni. Tecnico e dirigente capiscono e tutto si chiude con una stretta di mano. A fine partita la moviola dimostrerà che Ganz era realmente in fuorigioco e che la decisione di Collina, come la maggior parte delle volte accadeva, era corretta.
Il 14 maggio 2000 è designato per arbitrare Perugia-Juventus, partita dell'ultima giornata del campionato di Serie A e decisiva per il titolo. I bianconeri sono infatti in testa, con 2 lunghezze di vantaggio sulla Lazio, che gioca in casa con la Reggina. Ma allo Stadio Curi scende un diluvio, e Collina è costretto a sospendere la partita dopo il primo tempo per 71 lunghissimi minuti.
A Roma, dopo qualche minuto in più di attesa, la gara, che vede la Lazio già avanti per 2-0, riparte e si concluderà 3-0 per la squadra di Eriksson. Che aspetta, assieme a tutti i tifosi, quanto succederà a Perugia. Dopo un lungo tira e molla, il fischietto vareggino decide di far ripartire la partita nonostante il terreno reso molto pesante dalle piogge.
Lo 0-0 del primo tempo, se confermato, porterebbe allo spareggio, con Juve e Lazio appaiate a 72 punti, ma una rete di Calori dà la vittoria a sorpresa al Perugia, con la Vecchia Signora che non riesce ad acciuffare il pareggio nonostante un ampio recupero. A Roma la Lazio fa festa, mentre il popolo juventino criticherà sempre il fischietto della sezione di Viareggio per non aver deciso il rinvio.
"Non fu facile... - si limiterà a dire lui, anni dopo, su quell'episodio - Perugia fu qualcosa di particolare".

Ma nemmeno il caso del diluvio riesce a scalfire l'immagine e le qualità del fischietto italiano, fra i più positivi a livello mondiale ad Euro 2000. Resta celebre, in particolare, la direzione di Repubblica Ceca-Olanda, sfida importante del Girone D. A metà campo c'è un contrasto tra Davids e Repka. Collina ammonisce subito il giocatore ceco, che, tuttavia, a quel punto si lancia a brutto muso contro olandese.
L'arbitro della sezione di Viareggio si intromette fra i due litiganti e (è alto un metro e 88 per 74 chilogrammi) spintona per due volte Repka prima di urlargli contro "vai via!". Nel farlo ha gli occhi e la bocca spalancati in un’espressione che ad alcuni tabloid britannici accosteranno al celebre 'Urlo' di Edvard Munch, tanto che proprio riferendosi a quell'episodio il Times lo inserirà fra i 50 giocatori più cattivi del XX secolo, pur non essendo ovviamente un calciatore.
Sempre ad Euro 2000, la sua direzione di Francia-Spagna è valutata la migliore del torneo dalla Commissione tecnica dell'UEFA.
Dopo aver diretto la seconda finale di Coppa Italia in carriera (la gara di andata Juventus-Parma 2-1), Collina è anche grande protagonista ai Mondiali in Corea e Giappone, i secondi cui partecipa dopo quelli di Francia '98. L'arbitro viareggino viene designato per arbitrare anche la finale, che il 30 giugno 2002 vede contropposte a Yokohama le Nazionali di Germania e Brasile.
Quella gara segna la consacrazione di due fuoriclasse: il brasiliano Ronaldo fra i giocatori, e Collina fra gli arbitri. Se 'Il Fenomeno' con una doppietta trascinerà la Seleçao alla quinta Coppa del Mondo, il viareggino con una direzione esemplare certificherà lo status di miglior fischietto al Mondo.
Lui arbitra come sempre, dimostrandosi freddo e sicuro nei momenti più delicati. Come se fra una gara così importante e una partita dei Dilettanti, non ci fosse grande differenza.
"Posso dire che arbitrare la finale del Mondiale è meno difficile di un match di Interregionale - afferma, stupendo tutti - dove il rischio per l'arbitro è anche fisico".
Nel 2003 pubblica quindi il libro "Le mie regole del gioco. Quello che il calcio mi ha insegnato della vita", nel quale racconta la sua esperienza da arbitro e quelli che sono i suoi principi. Continua ad arbitrare ad alti livelli fino al 2004/05, dirigendo anche altre 2 finali di Coppa Italia (Lazio-Juventus 2-0 del 2004 e Roma-Inter 0-2 del 2005), 2 Supercoppe italiane (Juventus-Milan 6-4 ai rigori del 2003 e Milan-Lazio 3-0 dell'agosto 2004) e una finale di Coppa UEFA (Valencia-Marsiglia 2-0 del 19 maggio 2004).
Il 18 giugno 2005 lo spareggio salvezza Bologna-Parma, vinto 2-0 dai Ducali, è la sua ultima partita nella massima serie a 45 anni e 125 giorni. Una settimana dopo, il 25 giugno, dirige quella che sarà l'ultima gara della sua carriera, Vicenza-Triestina 0-2, spareggio salvezza di Serie B.
La FIGC cambia il regolamento alla fine della stagione 2004/05 per consentire al fischietto della sezione di Viareggio di continuare ad arbitrare. Ma già diventato un uomo immagine, le polemiche per la sottoscrizione di un contratto pubblicitario con la Opel, azienda sponsor del Milan, lo inducono a rassegnare le dimissioni dall'AIA il 28 agosto.
Dopo aver arbitrato 240 gare in Serie A (5 volte il Derby della Madonnina, 4 Juve-Inter e 4 Milan-Juve), 80 in Serie B, 42 in Coppa Italia (4 finali), 109 gare internazionali, il fuoriclasse degli arbitri chiudeva una carriera sfolgorante durata 28 anni. Tanti anche i riconoscimenti che hanno sancito la sua bravura.
Fra i goal cui ha assistito nelle partite da lui dirette, uno gli è rimasto particolarmente impresso:
"l goal dal vivo che mi ha impressionato di più - racconterà - è stato quello di Ronaldinho a Stamford Bridge. La partita era Chelsea-Barcellona".
Per sei anni consecutivi, dal 1998 al 2003, è stato nominato 'Miglior arbitro mondiale' dall'IFFHS, la Federazione internazionale di storia e statistica del calcio, organismo riconosciuto dalla FIFA. In precedenza nel 1991 aveva vinto il Premio Nazionale Ciminiera d'Argento, nel 1992 il Premio Bernardi come miglior debuttante in Serie A, nel 1997 il Premio Dattilo come miglior arbitro internazionale e nel 1999 il Premio Mauro per il miglior arbitro della Serie A.
Nel 2003, per iniziativa del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, è nominato Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Inoltre dal 1997 al 2005 ha ricevuto l’Oscar del calcio come'Miglior arbitro della Serie A' per l'Associazione italiana calciatori. Dal 2011 il suo nome è stato inserito nella Hall of Fame del Calcio italiano e nel 2020 'France Football' lo ha eletto 'Miglior arbitro della storia del calcio'.
"Di errori in carriera ne ho commessi parecchi - rivelerà -. Masolo guardandoti allo specchio e capendo perché hai commesso un errore puoi crescere".
Getty ImagesCOLLINA DIRIGENTE ARBITRALE
Sposato nella vita privata con sua moglie Gianna, ha due figlie femmine, Francesca Romana e Carolina.
Dopo la conclusione della sua carriera da arbitro, nel 2007, riavuta la tessera dell'AIA, diventa per tre anni il designatore arbitrale di Serie A e Serie B. Nel 2010 lo step successivo lo vede nominato Designatore UEFA dall'allora presidente Michel Platini, carica che mantiene fino al 2018.
Dal 2017, infine, ricopre la carica di presidente della Commissione arbitri della FIFA, ruolo nel quale si è battuto e ha ottenuto l'introduzione del VAR nelle competizioni più importanti.
"Il calcio non è un gioco perfetto - sostiene - . Non capisco perché la gente voglia quindi che l’arbitro sia perfetto".
"Il cambiamento - aggiunge - deve essere visto come un’opportunità di crescita, non come qualcosa di cui avere paura".
COLLINA UOMO IMMAGINE
Ma colui che ha rinnovato profondamente il ruolo dell'arbitro, portandolo al professionismo, è stato anche un vero e proprio uomo immagine, il primo di sempre fra gli arbitri. Il suo faccione espressivo, ammirato eppure temuto dai calciatori, con la celebre pelata, è apparso per tre anni consecutivi nella copertina di uno dei più noti videogiochi di calcio al Mondo, la serie Pro Evolution Soccer di Konami.
In PES 3 ha il fischietto in bocca e indica presunibilmente il dischetto del ritore, in PES 4 è in compagnia di Henry e Totti, in PES 5, infine, è assieme a Buffon. In FIFA 2005 è sbloccabile come arbitro nelle partite amichevoli fra Nazionali.
Non solo: Collina compare anche in due video musicali, 'La Gatta sul tetto' di Giorgia, del 2005, e come caricatura, in 'Shoot the Dog' di George Michael. La sua figura carismatica ha colpito anche il Mondo dei cartoni animati, visto che il fischietto viareggino compare come arbitro di Giappone-Brasile nell'ultimo episodio dell'anime Holly e Benji Forever.
In tutto questo trova anche il tempo di battersi contro le forme di bullismo per chi, come lui, ha perso precocemente i capelli.
"Una testa è bella anche senza capelli",sarà, in sintesi, il messaggio che invierà ad un bambino di 11 anni colpito come lui da alopecia e deriso dai compagni.
Recita anche in uno spot sull'importanza della prevenzione nella celiachia, malattia di cui soffre una delle figlie.
L'arbitro che ha evidenziato con la sua carriera l'importanza per i direttori di gara della preparazione fisica e atletica, dello studio approfondito di squadre e giocatori, della conoscenza profonda delle regole, e della capacità decisionale, è diventato un esempio per molti suoi colleghi. Fra questi anche Nicola Rizzoli.
"Ho avuto la fortuna di apprendere dai suoi insegnamenti - dichiarerà a 'Sky Sport' -, capendo il suo modo di vedere l’arbitraggio. Tutto ciò ha influito molto nella mia carriera e in ciò che sono riuscito a fare. Collina è stato il primo vero arbitro professionista".
