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Paulo Futre, dal Pallone d'Oro sfiorato all'infortunio che gli spezzò la carriera

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Il suo viso sembrava preso in prestito ad un attore di Hollywood: occhi verdi, barbetta e baffetti non troppo lunghi color castano chiaro, lunghi capelli mossi fino alla schiena e il sorriso ammaliante di chi la sa lunga, nonostante non fosse propriamente molto alto (un metro e 75 per 74 chilogrammi di peso). 

Era senza dubbio un bell'uomo, Paulo Futre, e aveva grande successo con le donne, ma chi lo ha visto giocare con la maglia numero 10 sulle spalle giura che 'bello' da vedere lo fosse ancora di più il calcio che interpretava con la palla fra i piedi. A metà fra il trequartista e l'attaccante esterno, era dotato infatti di una tecnica sopraffina, con un dribbling ubriacante e una straordinaria abilità nel passaggio che lo rendeva un assistman clamoroso. Bastava non chiedergli di difendere o di sacrificarsi in fase di non possesso. Mancino naturale che sapeva utilizzare entrambi i piedi, lanciato in velocità, sapeva poi far valere le sue qualità atletiche per puntare la porta e far goal.

L'unico modo per fermarlo, da parte dei difensori avversari, era uno solo: fargli fallo e abbatterlo. Nel 1987 sfiora il Pallone d'Oro, e sembra destinato ad una carriera da numero uno. Ma sbaglia alcune scelte professionali (Benfica e Marsiglia) e approdato in Italia con la Reggiana, proprio a causa di un duro intervento al suo esordio in Serie A, si fa male seriamente. Rimasto fermo un anno, anche dopo essersi ristabilito non sarà più quello di prima.

NUMERI E TROFEI: FUTRE NELLA LEGGENDA

Jorge Paulo dos Santos Futre, per tutti semplicemente Paulo Futre, nasce a Montijo, comune portoghese di poco meno di 40 mila abitanti nel distretto di Setubal, il 28 febbraio 1966. Supera il fiume Tago che lo separa dai principali club del suo Paese e da ragazzo nel Settore giovanile dello Sporting, dove si accorgono di avere fra le mani un piccolo gioiello. 

A 17 anni il giovane talento debutta nella Serie A portoghese. Nella stagione 1983/84 segna 3 goal in 21 presenze, un goal ogni 3 partite che gioca, e quando riceve palla, sembra danzare in campo e giocare un altro sport rispetto agli altri. Spesso si defila su una delle due fasce per crossare (a sinistra) o accentrarsi e andare alla conclusione con il mancino (a destra) e provare a fermarlo è un'impresa per i difensori avversari.

Sempre a 17 anni arriva anche l'esordio in Nazionale portoghese, il 22 settembre 1983 nella gara di qualificazione ad Euro '84 contro la Finlandia. Ne diventa presto la stella incontrastata, benché i lusitani manchino l'accesso a tutte le fasi finali dei principali internazionali di quegli anni, nelle due edizioni del torneo continentale e ai Mondiali 1986 e 1990.

Il Porto è stregato dalla sua classe e con un'offerta importante lo strappa ai rivali nell' estate 1984. Futre farà la fortuna dei dragoni. A 18 conquista il primo trofeo della sua carriera, la Supercoppa di Portogallo, cui segue subito il titolo portoghese a 19 anni. Il trequartista concede il bis l'anno seguente, il 1985/86. Sempre nel 1986 arriva anche la seconda Supercoppa nazionale, mentre nella stagione successiva i Dragoni si prendono il palcoscenico europeo.

Futre aveva già debuttato in Coppa dei Campioni nel 1985, ma i lusitani erano usciti anzitempo dal torneo, venendo eliminati agli ottavi di finale dal Barcellona (2-0 al Camp Nou per i catalani, 3-1 per i portoghesi al 'Dragão' sotto il diluvio). Nel 1986 futre è eletto per la prima volta 'Miglior giocatore portoghese' e nel 1986/87 si ripresentano ai nastri di partenza più agguerriti che mai.

Bayern München Porto UEFA Champions league 1987. Paolo Futre FlickGetty Images

IL PALLONE D'ORO SFIORATO E LE POLEMICHE

Futre compone con l'algerino Madjer, detto 'Il Tacco di Allah', e il possente centravanti Fernando Gomes un trio d'attacco di grande spessore. Il Porto surclassa con un complessivo 10-0 i maltesi del Rabat Ajax nel Primo turno, supera 3-1 i cechi del Viktovice agli ottavi, si impone 2-1 sugli ostici danesi del Brøndby, accedendo così alle semifinali, in cui è abbinato a un avversario sulla carta superiore, la Dinamo Kiev del 'Colonnello' Lobanovskyj e del Pallone d'Oro Igor Belanov.

Futre è letteralmente immarcabile. Si decentra, si accentra, non dà punti di riferimento ai sovietici, che nella gara di andata vengono puniti da una sua 'magia': il numero 10 è lanciato sulla fascia destra, in velocità palla al piede supera un avversario, poi si accentra all'improviso, entrando in area, si infila in mezzo a due avversari come se nulla fosse e in caduta tocca il pallone, che si infila nell'angolino più lontano, lasciando di stucco il portiere. È il goal dell'1-0 che dà il là al successo per 2-1 dei Dragoni, bissato al ritorno a Kiev con un'altra super prestazione del gioiello di Montijo.

Il Porto è in finale, ma non è certamente il favorito. Di fronte c'è infatti il Bayern Monaco, guidato da Udo Lattek, che è di fatto uno squadrone: nelle sue fila giocano il portiere belga Pfaff, l'emergente Lothar Matthäus a centrocampo e il grande Rummenigge in attacco. Per gli esperti non c'è partita, ma nessuno ha fatto i conti con il piccolo genietto del Porto. La gara, che si gioca il 27 maggio 1987 al Prater di Vienna, resta per larghi tratti inchiodata sull'1-0 per i bavaresi, che passano al 25' con Kögl.

I Dragoni registrano peraltro la pesante assenza del centravanti e due volte Scarpa d'Oro Fernando Gomes, e riadattano il loro tridente con Futre seconda punta accanto a Madjer. Nella ripresa però si passa alle tre punte, con l'ex Inter Juary che rileva il centrocampista Quim. Futre, spostato sulla fascia sinistra, inizia a danzare con la palla: il suo calcio fatto di dribbling, cambi di direzione e accelerazioni manda in tilt la difesa tedesca. 

In tre minuti, dal 78' all'80', arrivano i goal di Juary e Madjer che ribaltano la situazione. Il Porto, a sorpresa, si laurea campione d'Europa, e Futre, a 22 anni, è uno dei talenti più forti del Vecchio Continente. Nell'estate 1987 il numero 10 passa all' Atletico Madrid: il vulcanico patron dei Colchoneros, Jesus Gil, se ne innamora, versando la considerevole cifra di 11 miliardi di Lire nelle casse del Porto per portare il classe 1966 al Calderón.

Le attese sono altissime e Futre le ricambia surclassando nel Derby i rivali del Real Madrid in casa loro, al Bernabeu, il 7 novembre: goal e assist per il genietto portoghese nel 4-0 finale. Arriva il secondo premio come 'Miglior giocatore portoghese' dell'anno e il numero 10 dell'Atletico Madrid non ha dubbi, è sicuro di vincere a fine anno anche il Pallone d'Oro. Ma così non sarà, perché nelle votazioni di France Football gli è preferito l'olandese in rampa di lancio Ruud Gullit, protagonista di uno sfolgorante avvio di stagione con il Milan dopo il titolo olandese con il PSV Eindhoven e una stagione da urlo.

Sono 106 i voti che assegnano il premio al grande acquisto del Milan, solo 91 quelli per Futre, che deve accontentarsi del Pallone d'argento. Fra polemiche mai sopite e accuse di aver truccato la votazione al presidente rossonero Silvio Berlusconi. 

"Non capisco cosa sia successo. - ha dichiarato nel marzo 2020 il portoghese a 'Mundo Deportivo' - Firmai con l'Atletico Madrid dopo aver vinto la Coppa dei Campioni col Porto nel 1987: in quella competizione risultai decisivo più volte, la finale fu una delle partite migliori della mia carriera. A novembre, peraltro, ero in lotta per la conquista della Liga: pensavo che avrei vinto il premio che alla fine andò a Gullit. Lui era un fuoriclasse e avrebbe meritato di vincerne diversi, ma allora aveva vinto solo il campionato olandese ed era al Milan da pochi mesi. Si diceva che Berlusconi avesse truccato il premio per farlo vincere alla sua stella.  Francamente non so cos'altro avrei potuto fare quell'anno per meritarmi il Pallone d'Oro".

Anche Diego Armando Maradona, accerrimo rivale del Milan con il suo Napoli, si schiera dalla sua parte.

Paulo Futre (Foto: Arquivo)

GLI ANNI D'ORO ALL'ATLETICO MADRID E IL TENTATIVO DELLA ROMA

La stagione all'Atletico Madrid, partita sotto i migliori auspici, va in calando, il tecnico Menotti è esonerato e la squadra chiude la Liga al 3° posto finale. Per Futre 8 goal in 35 presenze e tante gare da protagonista. Prima ancora che stagione finisca la Roma di Dino Viola prova a convincerlo a venire in Italia. 

"Il presidente Viola venne a casa mia a Madrid. - ha raccontato Futre a 'Il Romanista' nel 2018 - Avevamo trovato l'accordo, ma i due club non raggiunsero l'intesa. Scoppiò un casino perché un giornalista di 'Marca' che aveva saputo di questo incontro convinse il mio vicino a farlo entrare in casa per scattare delle foto. Siamo finiti sul giornale, i tifosi e il presidente Jesus Gil si arrabbiarono molto. Finire insieme al Presidente della Roma sulla prima pagina di uno dei giornali spagnoli più importanti mi ha creato diversi problemi con la tifoseria. Stiamo parlando di marzo-aprile del 1988 se non ricordo male".

L'affare sfuma, con Viola che ripiegherà sui brasiliani Renato e Andrade, e Futre che farà pace con i tifosi Colchoneros e legherà le stagioni più belle della sua carriera all'Atletico Madrid. Il portoghese resta in Spagna 6 anni, in un periodo fortemente caratterizzato dal duopolio Real Madrid-Barcellona.

Futre lascerà comunque il segno con 192 presenze e 46 goal complessivi,  fra cui uno spettacolare contro il Valencia, e 2 Coppe del Re in bacheca, vinte ancora una volta da protagonista, nel 1991 e nel 1992. Soprattutto la seconda Coppa, che rappresenta un po' il biglietto d'addio, vede impresso il marchio del portoghese, che con le sue giocate manda in tilt il Real Madrid e lo punisce con la rete del definitivo 2-0.

BENFICA, MARSIGLIA E L'APPRODO ALLA REGGIANA

In quel momento Futre è uno dei più forti giocatori d'Europa nel suo ruolo, e non può sapere di aver già vissuto gli anni migliori della sua carriera. I problemi alle ginocchia, per i tanti falli subiti, iniziano a farsi sentire e poco prima di compiere 27 anni il numero 10 fa le valigie e si accasa al Benfica, diventando uno dei pochi ad aver militato nei 3 club più importanti del Portogallo. L'arrivo e l'accoglienza da rockstar, in grado di impressionare persino il grande Eusebio, lasciano spesso spazio all'amara realtà. 

Futre non ha o non può avere più la continuità di rendimento dei suoi anni migliori. Vince da solo la Coppa di Portogallo contro il Boavista, in una delle sue serate di grazia, poi però perde di concretezza e il binomio con le Aquile si spezza dopo sole 11 presenze e 3 goal. A scommettere su di lui è allora l'Olympique Marsiglia di Bernard Tapie.  Ma in Francia è ancora una volta limitato dai guai fisici e soffre la concorrenza di un altro grande numero 10, il serbo Dragan Stojkovic.

Sarà un vero flop, con 8 presenze e 2 goal, che portà Paulo a valutare seriamente l'ipotesi di rilanciare la sua carriera in Serie A, in quello che all'epoca era il campionato più bello e più difficile del Mondo. Anche perché l'OM è travolto dallo scandalo Valenciennes e viene retrocesso in Serie B, dando il là alla diaspora dei suoi campioni per salvarsi dal fallimento.

Il presidente della Reggiana, Franco Dal Cin, che aveva portato i granata in Serie A dopo 60 anni, studia così il colpo a sorpresa. Colui che nel 1983 era riuscito a convincere Zico a giocare con l'Udinese, fa il bis 11 anni più tardi con il gioiello portoghese: mette sul piatto 5 miliardi di Lire e nel novembre 1993 convince Futre a trasferirsi a Reggio Emilia. L'affare si concretizza dopo Italia-Portogallo 1-0, gara decisiva per le qualificazione degli Azzurri di Sacchi ai Mondiali di USA '94, dopo la quale Futre fa rotta verso la sua nuova squadra.

Reggiana 1993-94 Serie AInternet

L'INFORTUNIO CHE GLI SPEZZA LA CARRIERA: MAI PIÙ COME PRIMA

Il progetto è ambizioso e basato ancora una volta sulle sponsorizzazioni. C'è un nuovo stadio in costruzione, il Giglio, che sarà il primo impianto di proprietà italiano, diventato oggi Mapei Stadium, e tanta voglia di emergere. Quando Futre arriva a Reggio Emilia è accolto dall'ovazione di centinaia di tifosi, radunatisi davanti al teatro Municipale. Con il portoghese approda in squadra anche un altro straniero, il rumeno Dorin Mateut,  centrocampista offensivo che nel 1989 si aggiudicò la Scarpa d'Oro, non senza sospetti per la situazione in Romania sotto il regime di Ceausescu.

I granata, guidati da Pippo Marchioro, hanno avuto un avvio di campionato in salita: nelle prime 11 giornate non hanno mai vinto. Ma i tifosi sono convinti che con i due nuovi innesti autunnali (ai tempi era prevista una finestra di trattative intermedia) si possa puntare alla salvezza. Ed è in quella situazione che Futre fa il suo debutto in un Mirabello tutto esaurito il 21 novembre 1993. 

Ospite della Reggiana, in un classico scontro salvezza, è la Cremonese di Gigi Simoni. Marchioro schiera: Taffarel, Accardi, Sgarbossa, Parlato, Zanutta, De Agostini, Morello, Scienza, Padovano, Futre, Mateut.  Tutti si aspettano una grande prova di Futre e lui non delude i tifosi. La Cremonese si difende strenuamente, ma al 61' capitola. Lancio di Zanutta per Morello, che dal limite dell’area mette in movimento Futre. Dalla destra il numero 10 si accentra, con una finta da manuale si libera di un difensore e con un sinistro rasoterra spiazza Turci sul primo palo. È l'1-0 per la Reggiana e il Mirabello esplode di gioia per un gesto tecnico perfetto.

Il passo dall'estasi all'incubo è però brevissimo. All'83' infatti Futre prende palla sulla destra e si invola inarrestabile. Il terzino della Cremonese, Pedroni, lo stende e Futre cade male. L'entrata è scomposta ma, soprattutto, il numero 10 granata cade male e si capisce subito che le sue condizioni sono gravi. Il gioiello portoghese esce in barella, l'arbitro Baldas estrae il rosso diretto al giocatore grigiorosso, e in 11 contro 10 la Reggiana chiude i giochi con Mateut che sigla il 2-0 all'89'.

Nonostante la prima vittoria in Serie A, tutti i tifosi sono in ansia per la stella lusitana, e il responso degli esami strumentali è da brivido: "Lacerazione subtotale del tendine rotuleo del ginocchio destro".

"La colpa non è di Pedrotti - dice, sbagliando il nome del suo avversario, dal suo letto d'ospedale, mentre tiene la mano della moglie Isabel - Non si deve scusare, la colpa non è sua: sono caduto male io".

Futre è operato e viene fatta una prognosi di circa 4 mesi, che sarà smentita nei fatti. La stagione dell'ex colchonero è finita nel giorno stesso del suo esordio. La Reggiana riesce comunque a salvarsi in extremis, superando il Milan all'ultima giornata.

Massimo Paganin Paolo Futre Inter Reggiana Serie A 10301994Getty Images

Il giocatore lusitano torna in campo l'anno seguente, il 21 agosto del 1994 nel 1° Turno di Coppa Italia contro la Pro Sesto. Totalizza 12 presenze e 4 goal in Serie A contro Genoa, Parma, Cagliari e Cremonese, più 2 apparizioni in Coppa Italia, ma non è più lui, in una stagione tuttavia povera di soddisfazioni per la squadra granata, che retrocede in Serie B. Tecnica e visione di gioco, unitamente al magico sinistro, sono sempre quelli, ma la corsa e lo scatto che lo avevano contraddistinto non ci sono più.

"Ho sperimentato emozioni contrastanti, - ammette a 'Il Romanista' - vivendo il più brutto e il più bel momento della mia carriera. L'infortunio al ginocchio alla mia prima presenza in Serie A è stato un vero e proprio incubo. Avevo 27 anni e potevo dare ancora molto al calcio. Dopo la prima operazione non sono più tornato lo stesso. Ricorderò per sempre i tifosi della Reggiana, per come mi hanno ricevuto e perché in un anno e mezzo mi sono stati sempre vicino e mi hanno dato forza. Sono riusciti a mettersi nei miei panni e a capire quello che stavo passando".

Nel 1995 finisce anche la sua avventura con il Portogallo, che in 12 anni lo ha visto totalizzare 6 reti in 41 presenze. Futre ha tuttavia un ammiratore nel presidente rossonero Silvio Berlusconi, proprio colui che per lui avrebbe condizionato la votazione del Pallone d'Oro 1987, che decide di portarlo al Milan e di provare a rimetterlo in sesto dai malanni alle ginocchia. E sfida Capello:

"Vediamo se riuscirà a far giocare insieme Baggio, Savicevic, Weah e Futre", dichiara il Cavaliere. Una pura utopia, soprattutto perché il portoghese 6 settimane dopo la firma del contratto ha una ricaduta in allenamento. Il ginocchio destro si gonfia e deve sottoporsi a lunghe sedute terapiche, che non risolvono il problema. Si rende così necessaria una nuova operazione.

Futre salta di fatto tutta la stagione, ma all'ultima di campionato, strano gioco del destino nuovamente contro la Cremonese, fa il suo ingresso in campo al posto di Roberto Baggio, disputando la sua unica gara con la maglia del Milan, che festeggia il suo 15° Scudetto. I tifosi, a San Siro, gli tributano scroscianti applausi ad ogni pallone giocato.

Nel 1996/97 prova a rilanciarsi in Premier League con il West Ham, dove il campione dalle ginocchia di cristallo conferma di non potersi più esprimere a certi ritmi. Nove presenze prima di fare un breve ritorno all'Atletico Madrid, dove indossa la maglia numero 12 in onore ai suoi tifosi. Tenta infine l'avventura in Giappone con lo  Yokohama Flügels, sodalizio nipponico che si sarebbe poi sciolto e con cui si ritira a 32 anni.

FUTRE DIRIGENTE E PRIMO UOMO EUROPEO SU PLAYBOY

Nello stesso volo che lo riporta dal Giappone all'Europa, Futre decide di dare un taglio al suo aspetto fisico: via i lunghi capelli e il codino, per lasciar spazio a un look più ordinato e pulito. Intraprende la carriera da dirigente, e dal 2000 al 2003 ricopre il ruolo di Direttore sportivo per l'Atletico Madrid.

Sua moglie Isabel gli ha dato 2 figli. Uno di questi, Fabio, ha giocato a calcio a modesti livelli, e anche i nipoti Claudio e André sono calciatori. Nel 2015 ha deciso di sfruttare la sua bellezza fisica diventando il primo uomo europeo a finire sulla nota rivista Playboy, rivolta a un pubblico maschile. 

In quest'ultima ha posato con le belle modelle Daria Kolesnikova, Iryna Ivanova e Catherine Elizabeth, tutte in vesti succinte, con cui è stato immortalato in diverse foto.

"Di certo è una cosa che posso raccontare ai miei nipoti e ai miei pronipoti", ha scherzato l'ex stella del Portogallo.

Prendendosi forse, a modo suo, una rivincita su quella sorte che nel suo anno migliore, il 1987, gli aveva negato il Pallone d'Oro, e che 5 anni più tardi lo avrebbe costretto a un tribolato finale di carriera a causa di un brutto infortunio.

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