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Buffon Parma gfxGoal

Parma-Milan 1995: 26 anni fa l'esordio da urlo in Serie A di Buffon

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Il 19 novembre 1995, esattamente 26 anni fa, sul pullman che sta trasportando il Parma dall'albergo al Tardini c'è un ragazzino che dorme. È un pomeriggio piuttosto importante: alla decima giornata si ritrovano una contro l'altra le due battistrada della Serie A, i ducali di Nevio Scala e il Milan di Fabio Capello. Eppure lui dorme, pacifico e beato. Pare non rendersi pienamente conto di cosa significhi quel Parma-Milan. Per la squadra, ma anche e soprattutto per lui, che mai prima di quel giorno ha giocato in Serie A. Qualche compagno non se ne capacita, ma non osa svegliarlo. Dopotutto toccherà al ragazzino, a partire dalle 15, piazzarsi tra i pali degli emiliani.

La leggenda calcistica di Gianluigi Buffon, secondo molti il portiere più forte della storia del pallone italiano e mondiale, inizia così. Con una bella e sana dormita. In quel momento, Gigi non lo conosce nessuno. Qualche ora più tardi il suo nome e il suo cognome saranno già di dominio pubblico, tra le prime pagine dei quotidiani e i servizi delle trasmissioni sportive nazionali, uomo copertina di un pomeriggio che non può essere come tutti gli altri. Se 26 anni dopo siamo ancora qui a ricordarlo, del resto, un motivo ci sarà.

Il motivo è che in quel Parma-Milan, montagna che partorisce il topolino di uno 0-0, il giovanissimo Buffon si svela al mondo. Non ha che 17 anni, diventerà maggiorenne appena due mesi dopo, ma se la squadra di Scala esce dal campo imbattuta contro i futuri campioni d'Italia il merito è suo e di nessun altro. Gigi non dorme, durante la partita. Anzi: si mette in mostra con uscite coraggiose, compie parate, ostenta sicurezza e concentrazione dal primo all'ultimo minuto. La leggenda può cominciare.

Buffon ci arriva un po' per caso, a quell'esordio. Perché il titolare è Luca Bucci, che poco più di un anno prima faceva parte della spedizione azzurra ai Mondiali americani. E il secondo è Alessandro Nista, arrivato al posto di un altro totem come Giovanni Galli, passato in B alla Lucchese. Lui, Buffon, non è altro che il portierino della Primavera di Walter Salvioni, che peraltro in quella stagione arriverà a sfiorare lo Scudetto perdendolo in finale contro il Perugia.

Bucci è però fuori per infortunio: un paio di settimane prima si è rotto la clavicola sinistra in una gara di Coppa delle Coppe contro l'Halmstad e ne avrà ancora per un po'. Il 5 novembre, prima della sosta per le Nazionali, a Cremona ha giocato Nista, mai impegnato dagli attaccanti di casa. Dovrebbe toccare di nuovo a lui, secondo logica. E invece no: Scala ci pensa, ci ripensa, medita, rimugina e alla fine, tra lo scalpore generale, decide di affidare la maglia da titolare al ragazzino. Esordio in A contro il Milan. Nello scontro diretto per il primo posto. Contro Roby Baggio, George Weah e tutta quell'infinita schiera di fuoriclasse su cui il Diavolo può contare in quegli anni. Tremano i polsi ancor oggi, a ripensarci.

“Luca Bucci, il nostro primo portiere, si era infortunato – ha ricordato qualche anno fa Scala in un'intervista esclusiva a Goal così ho deciso di portare in prima squadra il giovane Buffon dalla Primavera. Ha iniziato ad allenarsi con noi dal martedì. Si è messo in porta e faceva cose straordinarie. Cose che per lui sembravano normali. Poi abbiamo iniziato con le esercitazioni insieme agli attaccanti e nessuno riusciva a fargli goal. Così mi sono girato verso il mio preparatore dei portieri e gli ho chiesto se anche lui vedeva quello che stavo vedendo io. Questo è un fenomeno, mi ha risposto. Entrambi eravamo senza parole. Le potenzialità del ragazzo avevano stupito tutti, ma ovviamente la decisione è stata presa dopo molte riflessioni. La sfida era contro il Milan. E sapevo che farlo esordire sarebbe stata una scelta molto forte”.

Scala Buffon PSGetty Images

Nista, che in seguito diventerà grande amico e preparatore personale di Buffon, quando scopre che andrà in panchina non la prende benissimo. Il compito di stoppare l'armata milanista tocca a Gigi, non ancora Supergigi. 17 anni, meglio ripeterlo. Al tipico caratterino da adolescente ribelle abbina doti apparentemente fuori dal comune. Ne parlano tutti benissimo, come di un bambino prodigio, e non a caso è da anni nel giro delle giovanili azzurre. Non ha ancora la patente, non ha ancora l'età per votare, ma Parma-Milan tocca a lui. È un... parente d'arte: di Lorenzo Buffon, campione dei pali che tra la fine degli anni Quaranta e l'inizio dei Sessanta vestì per 10 anni la maglia del Milan e per 3 quella dell'Inter. Ma volete che uno che si addormenta a poche ore dal proprio esordio in A avverta il peso di una simile responsabilità?

“Eravamo in ritiro – ha ricordato ancora Scala – e così sabato sera ho deciso di andare in camera di Gigi per parlargli. Non gli ho dato il tempo di pensare perché fossi lì e gli ho subito detto esattamente questa frase: “E se domani ti faccio giocare?”. Nessun problema mister, è stata la sua risposta. Lo ha detto senza esitazione, con una spavalderia positiva. Era consapevole e mi ha trasmesso tutta la sua sicurezza. Sembrava non sentire proprio il peso di una responsabilità così grande. E questa cosa mi ha convinto al 100%”.

Chi ancora non è al corrente della scelta di Scala strabuzza gli occhi alla lettura delle formazioni ufficiali. Ma come, gioca davvero Buffon? E soprattutto, chi diavolo è Buffon? Gianni Cerqueti, nel servizio per '90° Minuto', lo presenta come “nipote d'arte, parente alla lontana del grande Lorenzo Buffon”. Tardini stracolmo, in campo quattro Palloni d'Oro presenti e futuri: Baggio, Weah, ma anche la delusione Hristo Stoichkov e il futuro muro di Berlino Fabio Cannavaro. Mezzo mondo osserva con trepidazione: è la partita più importante del campionato più bello del pianeta. Dal tunnel spunta il portierino. Chiudendo gli occhi pare quasi di vederlo nei panni del bimbo Gigi, lo storico personaggio interpretato da Giacomo Poretti a Mai Dire Gol. Cappellino in testa (quel pomeriggio ce l'ha Sebastiano Rossi, in realtà) e palloncino in mano con la scritta “Io mi chiamo Gigi”. E i grandi a guardarlo con simpatica accondiscendenza. Piacere, Baggio. Piacere, Maldini. Piacere, Baresi.

“Nello spogliatoio del Tardini mi cambiai tranquillamente e solo in quel momento cominciai a essere un po' disorientato – ha scritto Buffon nella propria autobiografia 'Numero 1', edita nel 2008 – Mi aiutarono 'Crippone', Massimo Crippa, e Alessandro Melli, due ragazzi d'oro che avevano un carattere gioviale come il mio. Vogliamo dire che erano un po' immaturi come me? Diciamolo. «Gigi, tutto a posto?». Abbastanza. Io avevo un gran desiderio di farmi conoscere come portiere, non vedevo l'ora che l'arbitro fischiasse per dimostrare le mie qualità. Non vedevo l'ora che la gente mi indicasse dicendo: «Quello è Buffon»”.

0-0, come già ricordato, è il risultato finale. Il Milan mantiene pressoché costantemente il predominio territoriale, non affonda troppo i colpi ma quando lo fa sa essere pericoloso. Quando riesce a penetrare nell'area di un Parma copertissimo, trova sulla propria strada Buffon. Minuto 7: Boban crossa dalla sinistra un pallone alto che Gigi abbranca in presa alta. È il suo primo guizzo in Serie A. Il ghiaccio è rotto. Minuto 13: Weah lancia Eranio, che in area aggancia ma non fa nemmeno in tempo ad alzare lo sguardo, perché il ragazzino spunta dal nulla come un Benji Price in carne e ossa, avventandosi sul pallone e allontanandolo in tuffo.

Il riscaldamento è finito. Ora è tempo di passare allo step successivo, quello dei miracoli. Quando mancano pochi secondi alla fine del primo tempo, ecco il primo: Boban imbuca in area, Weah non aggancia, sbuca Baggio che spizza di testa a colpo sicuro, trovando sulla propria strada le manone di Buffon. Si arriva al minuto 78, quello del secondo miracolo. Il più mirabile. Capello inserisce Marco Simone, che prende il posto di Baggio e va a piazzarsi in area per un corner. Il pallone arriva proprio al neo entrato, che da pochi passi controlla spalle alla porta e si gira di 360°, trovando la respinta in tuffo di Buffon. Riflesso strepitoso, di chi ha dieci, quindici anni di carriera ad alti livelli sulle spalle. A chiudere, giusto per aggiungere una ciliegina sulla torta, ecco un'altra uscita bassa sui piedi di Weah. La porta resta chiusa. L'esame è superato a pieni voti.

“Feci quattro, cinque cose sensazionali, con decisione, con bravura – è il ricordo di Buffon nell'autobiografia – Ebbi anche un po' di fortuna, ma la fortuna te la devi andare a cercare. Finì 0-0 e io non fui più un ragazzo. Anche perché giocai sette partite fino alla sosta natalizia e le prime tre furono contro Milan, Juve e Napoli (a Napoli). Roba da cuori impavidi, ma a me le cose facili non sono mai piaciute”.

“Quando abbiamo saputo che avrebbe giocato Gigi non ci fu neanche un attimo di stupore – ha detto a Goal Alessandro Melli, che in quella partita subentrò a Stoichkov al 66' – Lo avevamo visto in settimana da vicino e avevamo capito tutto. Aveva dimostrato di avere qualità straordinarie e una grande personalità. Si vedeva chiaramente che era pronto e preparato per un esordio così importante. Per quanto ce ne fosse bisogno, noi senatori di quel Parma abbiamo cercato di metterlo a suo agio, cercando di non dare molta enfasi a quello che gli stava per succedere. Ma ci siamo accorti che per lui era tutto normale. Era sereno. E la sua serenità l’ha trasmessa a noi, prima della partita e in campo poi”.

Dopo il 90', Buffon si vede piovere addosso elogi un po' da chiunque. Anche dai giocatori del Milan, Seba Rossi in primis, che nonostante l'apparente carattere scorbutico gli rifila un buffetto affettuoso mormorandogli un “complimenti, eh” che sa tanto di investitura. In tv, sulla carta stampata e nei bar non si parla che di lui. Franco Zuccalà, nel suo servizio per la 'Domenica Sportiva', dice che Gigi “a 17 anni esordisce in Serie A e sembra un veterano”. Il giorno dopo la 'Gazzetta' gli dà 8 in pagella, mentre Roberto Beccantini su 'La Stampa' si ferma al 7,5: “Se l’ardimento e la stoffa si misurano dai nervi, in alto i calici per questo portiere di 17 anni (e quasi 1,90) che, alla prima partita in serie A, si toglie lo sfizio di ipnotizzare Eranio, R. Baggio, Simone e Weah”.

“Contro la Cremonese ero in ballo, ma Scala non mi ha fatto giocare – dice Buffon alla 'Domenica Sportiva' nella sua prima intervista da pro – Oggi pensavo di non giocare e Scala mi ha fatto giocare, per cui va bene così. Io sono andato in campo e pensavo di essere ancora con la Primavera. Forse è per quello che non ho fatto male male, capito? Perché ero tranquillo dentro”.

Di quel pomeriggio resta impresso tutto questo, anche a 26 anni di distanza. Le uscite e le parate, il viso da sbarbatello diciassettenne e la sconcertante semplicità delle sue parole. Quel che non resta nell'archivio di Buffon, paradossalmente, è un ricordo di squadra. Cercate l'immagine del Parma schierato per la foto di rito prepartita: troverete appena 10 giocatori. Gigi non c'è, è già in porta, “perché io, abituato alle partite della Primavera, dopo i saluti e la scelta del campo scappai subito verso la mia area". Si abituerà presto anche a questo.

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