Probabilmente avevano già capito tutto quei sostenitori del Cagliari che, mercoledì 7 agosto, si sono precipitati in massa all'aeroporto di Elmas per accogliere l'arrivo dal Sudamerica di Nahitan Nandez, uno dei lussuosi volti nuovi messi a disposizione dalla dirigenza sarda a Rolando Maran. Erano più di 200, quella sera, confusi e inebriati dal sapore ancora vivo del recentissimo colpo Nainggolan. Avevano già capito, probabilmente, che l'arrivo del ventitreenne mastino uruguaiano poteva aver poco da invidiare a quello da copertina del Ninja. E i fatti stanno dando loro ragione. Perché Nandez, fatti e dati alla mano, si sta proponendo come uno dei migliori acquisti messi a segno in A durante la finestra estiva di mercato.
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Alla faccia dell'ambientamento, del cambio totale di cultura e di tanti altri luoghi comuni che spesso si utilizzano - a volte a ragione, a volte a torto - per giustificare lo scarso rendimento di un volto nuovo proveniente dall'estero: nel momento stesso in cui ha messo piede a Cagliari, Nandez si è dimostrato un giocatore da Serie A. Calandosi pienamente nella parte prevista dal copione: quella di mezzala destra in un centrocampo inedito, quasi completamente nuovo, irrobustito dall'inserimento di Nainggolan ma pure di Marko Rog, giunto dal Napoli.
Che la fiducia di Maran nei confronti di Nandez sia totale, poi, è certificato dalla statistica relativa al minutaggio: assieme a João Pedro, il giocatore proveniente dal Boca Juniors è l'unico elemento rossoblù ad essere sceso sempre in campo dall'inizio dalla prima alla settima giornata. Sempre titolare in A nelle sue prime settimane italiane: mica male. Nahitan, inoltre, è l'unico giocatore del Cagliari ad aver collezionato tutti i minuti possibili di tutti i turni: 630 su 630, recuperi esclusi. Sempre João Pedro può vantarne... 629, ovvero uno in meno, essendo stato sostituito nei secondi finali del match vinto sul campo del Napoli.
Quanto al rendimento, Nandez ci ha messo meno del Cagliari a carburare. Se gli isolani si sono fatti sorprendere in casa sia dal Brescia che dall'Inter, lui ha ben impressionato già contro i nerazzurri, imponendosi come uno dei migliori in campo e fornendo a João Pedro il perfetto cross per il momentaneo 1-1. Ecco, i centri fatti partire verso l'area sono il pane dell'ex Boca, che fin qui ne ha effettuati 22 su azione: più di qualsiasi compagno. Tre di questi si sono trasformati in un assist vincente: per il goal del brasiliano contro l'Inter, di Ceppitelli a Parma, di Castro a Napoli. Ma i centri dal fondo non sono che la punta di un iceberg fatto di lavoro continuo, costante, prezioso in mezzo al campo. Di cucitura, di fatica, di veloci ripartenze palla al piede e di movimenti ad allargarsi per diventare un'ala pura, lui che nell'Uruguay agisce da esterno nel 4-4-2 di Tabarez.
La grinta, poi, non gli manca di certo. È la famosa garra charrúa, quella particolare e speciale forza d'animo che caratterizza gli uruguaiani, geograficamente così piccoli e calcisticamente così grandi. Un paradosso solo apparente, come spiegato da Nandez in un'intervista a 'DAZN'.
"Cos'è la garra? Ce lo chiedono in ogni intervista e rispondo sempre la stessa cosa: difficile descriverlo a parole. Per un giocatore uruguagio quando le cose non vanno bene o il momento è difficile riesce a tirare fuori qualcosa di speciale. Vuole sempre vincere e non si dà mai per vinto, e questo è scritto anche nella storia del calcio uruguagio. Con così pochi abitanti, che vengano fuori così tanti giocatori importanti come sono venuti fuori negli ultimi anni è qualcosa di incredibile. C'è qualcosa che ci rende unici".
Ma Nandez, come detto, non è solo garra. Tutt'altro. Tanto che la sua caratteristica principale è un'altra: quella di saper diventare un fattore sia quando la palla ce l'ha lui, sia quando ce l'hanno gli avversari. Un motorino di un metro e 71 centimetri che pressa come un mediano e, un secondo dopo, manda in porta gli attaccanti come un trequartista.
A impressionare, in questo senso, è soprattutto un dato: nessun giocatore cagliaritano ha recuperato più palloni (31) e, al contempo, nessuno ha creato più occasioni di lui (10) da fine agosto a oggi. Per dire: notato il tocchetto geniale a liberare Simeone davanti a Pau Lopez nell'ultimo turno di campionato prima della sosta disputato a Roma, solo parzialmente vanificato dal successivo spreco del Cholito? Ecco: è la dimostrazione che anche i piedi, oltre al fiato, sono di prima qualità. Nandez... uno e trino. O, più semplicemente, giocatore universale. Di quelli che così tanto piacciono agli allenatori.
I 18 milioni di euro sborsati dal Cagliari per strapparlo al Boca Juniors, in una trattativa infinita e apparentemente più volte sul punto di infrangersi in un nulla di fatto, sono stati già giustificati dall'ottimo impatto di Nandez, perfettamente a proprio agio nella sua prima avventura europea ed entrato subito nelle grazie del tifo sardo. Un sentimento ricambiato, come confessa il giocatore in un'intervista a 'DAZN'.
"La gente di Cagliari è molto affettuosa. Dal primo giorno che sono arrivato mi hanno trattato con grande affetto, quando sono arrivato è stata una sorpresa trovare tanti tifosi ad aspettarmi all’aeroporto. Abbiamo la fortuna che ci siano tanti sudamericani qui e questo è importante per noi perché, al di là di quello che condividiamo in campo, fuori è come se ci fosse una seconda famiglia per noi e questo ci fa sentire molto a nostro agio".

Sorprendersi dell'impatto di Nandez, in realtà, sarebbe tutto sommato errato. Del resto si parla di uno che, a soli 23 anni, ha già un curriculum da fare invidia a molti colleghi: due campionati argentini vinti, una finale di Libertadores raggiunta, un Mondiale e una Copa America disputati da titolare con l'Uruguay del "Maestro" Oscar Washington Tabarez. Altro personaggio il cui legame con il Cagliari, pur collocabile ormai a 20 anni fa, è noto e consolidato.
"C’è una particolarità, perché in tutti i club in cui sono stato c’è stato anche lui. Peñarol, Boca e Cagliari. Sembra uno scherzo ma è così. E io lavoro con lui anche in nazionale. Nell’ultima partita abbiamo parlato di quello che è il club, i tifosi e l’ambiente. È sempre utile ascoltare una persona come il Maestro".
Pedina imprescindibile nell'Uruguay e, da qualche settimana, pedina imprescindibile anche e soprattutto a Cagliari. Sull'Isola torna a sventolare alta la bandiera biancoceleste grazie a un mastino che, assieme ai vari Nainggolan, Simeone e compagnia cantante, sta facendo dimenticare la sofferta partenza dell'enfant du pays Barella. Maran ringrazia e benedice gli ultimi risultati: tre vittorie di fila e un paio di pareggi che hanno sistemato i rossoblù al sesto posto, con gli stessi punti di Lazio e Fiorentina. In copertina, tra gli altri, spicca la sagoma di Nandez. Anche grazie a lui, ora, Cagliari in salsa sudamericana ha iniziato a pensare in grande.


