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Zlatan Ibrahimovic Milan Manchester UnitedGoal

"Non tornerà più a questi livelli": Ibrahimovic e il Manchester United, un sogno interrotto

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Veni, vidi, vici. O meglio, jag kom, jag såg, jag erövrade. Una breve ma intensa e vincente avventura. Zlatan Ibrahimovic e il Manchester United, un matrimonio durato meno del previsto ma che ha lasciato il segno nella storia del club inglese. Un binomio durato 18 mesi, una sola stagione (quasi) completa, tre trofei in bacheca, tra cui l’Europa League 2016/17. E proprio in Europa League Ibra si ritroverà a sfidare il suo passato, stavolta con la maglia del suo amato Milan.

Dopo aver saltato l’andata degli ottavi di finale a causa del problema muscolare che lo ha costretto ai box per circa due settimane, Zlatan ha fatto di tutto per essere a disposizione per la gara di stasera a San Siro, possibile crocevia della stagione per la squadra di Pioli, e per poter affrontare il suo ex club, dal quale si è congedato esattamente tre anni fa.

La sua esperienza in Inghilterra è stata un concentrato di emozioni, un percorso agrodolce, condizionato pesantemente dal grave infortunio che lo ha costretto a terminare in anticipo la sua prima stagione, fino ad allora assolutamente eccezionale, e a vivere da comparsa la seconda annata, interrotta a Marzo 2018 con la rescissione del contratto e la scelta di ripartire dalla MLS.

Voluto fortemente da José Mourinho, nell’estate del 2016 Ibra sceglie Manchester come nuova terra di conquista dopo essere diventato una divinità a Parigi. L’hashtag #iamcoming accompagna il suo annuncio, la 9 dei ‘Red Devils’ viene letteralmente sfilata dalle spalle di Martial (acquistato un anno prima per 80 milioni di euro) per essere consegnata al nuovo eletto. E l’impatto di Zlatan sul calcio inglese è, neanche a dirlo, devastante: esordio a Wembley, teatro del Community Shield 2016, e subito un goal decisivo contro il Leicester, per festeggiare il primo trofeo oltremanica. Un debutto da sogno.

2017-07-14 zlatan ibrahimovic manchester unitedGetty Images

Saranno 28 in tutto le reti messe a segno da Ibra nella sua prima stagione inglese (record per un giocatore del Man Utd dal 2013/14 ad oggi), con un’altra coppa alzata al cielo da protagonista assoluto, grazie alla doppietta nella finale di League Cup contro il Southampton di Tadic e Gabbiadini (autore di entrambe le reti dei Saints in quel 3-2). L’unica finale che sarà costretto ad assistere da spettatore sarà proprio quella di Europa League, a causa della rottura del legamento crociato anteriore e posteriore del ginocchio destro rimediato nella sfida contro l’Anderlecht in aprile.

Un infortunio che a 35 anni metterebbe a dura prova chiunque, ma non Zlatan, che di ritiro proprio non vuol sentir parlare.

“Mi sono infortunato e, per questo, starò fuori dal calcio per un po’. Lo supererò come ogni altra cosa e tornerò più forte di prima. Ho anche giocato su una gambra sola, quindi non ci sarà nessun problema. Una cosa è certa: deciderò io quando sarà il momento di dire basta. Ritirarsi non è un'opzione”.

Sette lunghi mesi di attesa, lavoro e riabilitazione prima del rientro in campo, nel novembre 2017 contro il Newcastle. Ma quello che era il Manchester United di Ibra nel frattempo ha cambiato fisionomia e protagonisti. Soprattutto ha cambiato centravanti e numero 9 (maglia ad onor di cronaca liberata dopo aver chiesto ‘il permesso’ a Ibra): la presenza ingombrante di Romelu Lukaku, insieme al riacutizzarsi dei problemi al ginocchio, spingono Zlatan lontano dai riflettori, fino al quasi inevitabile addio al 'Teatro dei sogni', con tre mesi d’anticipo sulla scadenza naturale del contratto. 

“Anche le grandi storie arrivano a una fine, ed è tempo di andare avanti dopo due fantastiche stagioni con il Manchester United. Grazie al club, ai tifosi, alla squadra, all’allenatore, lo staff e tutti coloro che hanno condiviso con me una parte della mia storia #foreverred”.

L’exit strategy di Ibrahimovic sembra il preludio ad un inesorabile canto del cigno, come sottolineato dallo stesso Mourinho (che ha sempre supportato Zlatan durante tutta la sua esperienza inglese) pochi giorni dopo la partenza dello svedese.

“Per me è sempre triste quando i grandi campioni si ritirano o si avviano a fine carriera. Ricordo l'ultima gara di Figo quando ero all'Inter come uno dei momenti più tristi. Zlatan è un grandissimo giocatore che il calcio europeo perde e perderà per sempre, perchè non tornerà più a questi livelli".

Ma quella che doveva essere la parabola discendente di Ibrahimovic si è trasformata in un nuovo inizio per un fuoriclasse che ancora oggi, a 39 anni, ha dimostrato di poter essere decisivo in Italia e in Europa. E ora, con il Milan, punta a completare l’opera che aveva iniziato proprio a Manchester: alzare al cielo, da protagonista e non da spettatore, l’Europa League.

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