Opinione piuttosto diffusa, sopratutto dalle vecchie generazioni. Per arrivare al livello di Diego Armando Maradona, Leo Messi deve conquistare un trofeo con la Nazionale dell'Argentina. Magari al Mondiale. Fatto questo, i paragoni potrebbero veramente sussistere. Una questione soggettiva, per un paragone eterno che non ha avrà mai una sicurezza fisica e fissa. Rimane comunque un principio netto che vede un giocatore a tutto tondo e oltre la leggenda, solamente se decisivo, vincente, o entrambe le cose, sia con la maglia dei club, sia con quella della propria rappresentativa. In tanti sono divenuti idoli ogni weekend, senza però farsi strada per i più svariati motivi durante le estati, quelle che fanno rima con Europei e Mondiali. Tra questi, Radja Nainggolan.
Belgio e Nainggolan, Nainggolan e Belgio, Belginngolan. Cambiando l'ordine, mischiando, sovrapponendo le due cose, si ottiene sempre un solo e unico rapporto complicato tra il centrocampista e la sua Nazionale. Eufenismo definirlo complicato, visto che nel corso degli anni non è mai scattata la vera scintilla per polemiche, scelte tecniche, anagrafe e una bomba nucleare piovuta sopra Nainggoland. Ovviamente la Generazione d'Oro che rende la squadra di Martinez favorita all'Europeo 2020-2021, come dir si voglia chiamarlo.
Bene per i tifosi del Belgio, male per Nainggolan (almeno in senso personale, vista la possibilità della sua nazione di far ancora meglio del terzo posto ottenuto al Mondiale russo). Il giocatore del Cagliari non ci sarà. Di riflesso fuori anche al caldo Mondiale 2022 in terra qatariota? Chi può dirlo. Impossibile annunciare ad un anno e mezzo di distanza la mancata convocazione del classe 1988, nonostante la direzione sembra diretta verso tv, felpa e gara vista dalla propria abitazione.
Nainggolan è figlio di un nuovo Belgio, pregno di storie provenienti da tutto il mondo. Ha lineamenti asiatici, indonesiani, forza fisica, mentalità di chi capisce sin da subito di doversi fare strada in ogni modo. Neanche maggiorenne, con la maglia dell'Germinal Beerschot, viene notato dalla Nazionale Under 16 del suo paese, la Nazione in cui è nato, dato alla luce da una madre fiamminga, una delle donne più importanti della sua vita nei primi anni in patria, insieme alla sorella gemella Riana.
I gettoni nelle rappresentative giovanili del Belgio sono minimi, abbastanza però per entrare nel giro della giostra nazionale, quella che nel 2007 lo porta in Under 21, dove comincia sì, ad essere notato dai propri connazionali, che nel frattempo lo avevano perso di vista per il trasferimento al Piacenza, dove nei primi anni biancorossi corre e scalpita anche come seconda punta.
Proprio in maglia Piacenza, nelle sue ultimo anno emiliano, Nainggolan guadagna l'upgrade per salire di livello ed esordire con la Nazionale maggiore. L'occasione è la Kirin Cup, una competizione amichevoli per Nazionali (poco conosciuta al grande pubblico), a cui nel 2009 partecipa anche il Belgio. Radja gioca una delle tre gare previste, quella contro il Cile, mentre rimane in panchina nel match contro i padroni di casa, vincitori del torneo. Divide lo spoglatoio con Vermaelen, Alderweireld e Moussa Dembelè, alcuni degli imprescindibili della Nazionale maggiore nel lungo periodo. I terribili dorati d'elite devono però, ancora, arrivare.
Il Belgio si trova in una fase 'morta' della propria storia, visto che l'ultimo Mondiale risale al 2002 e gli Europei a due anni prima. I tempi di Wilmots sono spariti, così come quelli passati di Van Himst e Pfaff. Leggende da mille e una notte a cui i vertici del calcio nazionale puntano con decisione, grazie ad una schiera infinita di ragazzi cresciuti in un mondo tutto loro, a differenza di genitori emigrati a Bruxelles, Anversa e Bruges per cercare fortuna. La trovano, ma la loro prole ancor di più.
Nainggolan è ancora acerbo per i ct belgi e il giocare a Cagliari, dove nel frattempo si è trasferito, non aiuta. Fossero stati tre, quattro anni prima, avrebbe avuto un posto fisso, ma lui, 24enne, deve fare i conti con l'arrivo di tanti colleghi con cui combattere non solo per avere una maglia, ma anche uno smanicato da allenamento. Gioca una manciata di gare, tutte in amichevole, ma non prende mai parte, nonostante sia quasi sempre tra i convocati, alle gare di qualificazione al Mondiale 2014, la prima pietra di rinascita della federazione.
Si è trasferito alla Roma per aumentare la propria visibilità, Nainggolan, oramai divenuto uno dei centrocampisti più importanti della Serie A. L'aumentata visibilità si ritorce però anche contro, perchè Radja comincia ad essere uno dei giocatori più discussi, mai indeciso sul da farsi, con il piede sull'acceleratore al primo commento negativo sui social. Non lascia passare niente: l'esplosione dei social network porta anche alla sua detonazione di risposte piccate. Con conseguente fuoriuscita di scorie radioattive per il suo futuro. Dal Belgio, infatti, devono scegliere se puntare su centrocampisti non tanto di nicchia, ma abbastanza 'normali', oppure sul riottoso Nainggolan, una furia in campo, ma anche fuori. Wilmots, ct della rappresentativa fiamminga qualificatsi al torneo Mondiale 2014, opta per la prima.
A marzo Nainggolan segna la prima rete col Belgio, a giugno guarda gli altri, a km di distanza, segnarle. Il sogno di giocare in Brasile un Mondiale, si spezza in primavera, quando Wilmots gli preferisce giocatori come Chadli e Defour, più quadrati e composti una volta lasciato lo stadio con migliaia di persone. Si presentano davanti a milioni, digitalmente, puliti, senza attacchi e difese telematiche.
Getty ImagesQualche giorno prima delle convocazioni, Nainggolan chiama a distanza Wilmots, ponendosi una serie infinita di domande:
"Ho vestito le maglie di tutte le Nazionali giovanili, poi quasi più niente. Pensavo che fosse perché giocavo a Cagliari, in una piccola squadra, ma anche oggi che sono a Roma le cose non sono cambiate. Sinceraente penso di meritare il Mondiale in Brasile. Quante possibilità ho? Non ne ho idea. A centrocampo abbiamo un gruppo di giocatori forti, ma non tutti potranno andare in Brasile. Non ho niente contro il ct, mi spiace solo non potergli dimostrare quello che valgo".
Non ne avrà mai la possibilità a grandi livelli, Naiggolan, abbattuto e sempre sincero dopo le convocazioni:
"Forse Wilmots non guarda il campionato italiano, io meritavo i Mondiali".
Wilmots guarda il campionato italiano, ma non se la sente di puntare su Nainggolan dopo le polemiche, anche perchè il giocatore della Roma non avrebbe il posto da titolare fisso e probabilmente nemmeno da prima scelta. Lo lascia così a casa puntando su altri comprimari, senza però poter far finta di niente nel lungo periodo. Passati i Mondiali, conquista una casella fissa nello scacchiere. Habituè delle convocazioni, habituè tra i titolari, comincia a sorridere guardando il futuro, senza più pensare al passato.
Il presente plasma il futuro e tradotto, significa solo una cosa: Nainggolan giocherà gli Europei 2016 in caso di qualificazione della sua Nazionale. Stavolta nessun dubbio, vista la titolarità durante le qualificazioni. Insieme ad una banda terribile di campioni guadagna il torneo: insieme a lui ci sono Hazard, Courtois, De Bruyne, Lukaku, Mertens e Witsel, solo per fare i nomi più ghiotti. La federazione si siede a tavola davanti a tal tavola imbandita convinta di poter gustare la prima cena calda dopo decenni di attesa, ma il piatto non è così gustoso. I quarti, poi l'eliminazione. Non abbastanza.
Nainggolan gioca tutte le gare, una delle quali da subentrato, risultando uno dei migliori dei suoi. La qualificazione al turno successivo dei gironi porta la sua firma, visto il goal nell'1-0 contro la Svezia. Un goal che ritroverà anche contro la sorpresa Galles nei quarti, l'unico fiammingo davanti ai tre britannici. Radja è riuscito a giocare il suo primo grande torneo da protagonista, ma non può essere felice per due motivi: la sua rappresentativa è stata eliminata prima del previsto e il suo grande sogno rimane il correre come un toro impazzito ai Mondiali.
Questa possibilità, di fatto, non arriverà. Lo spoiler dell'inizio era effettivamente reale. Il Belgio passa a Martinez dopo gli Europeoi 2016 e se le potenzialità della squadra fanno due passi avanti, per l'arrivo di nuovi campioni, il Ninja ne fa tre indietro. Torna di fatto al passato, in cui Wilmots lo vede semplicemente con un giocatore così, senza troppa forza o affidabilità. Gioca cinque gare, di cui due di qualificazioni ai famigerati Mondiali 2018.
GettyLa parola che più si accosta al rapporto tra Nainggolan e Belgio è sicuramente delusione. Il Ninja non è qualcuno a cui non importi, vuole essere chiamato nella rappresentativa fiamminga, vuole rappresentare il paese in cui è nato, realizzare i sogni di bambino. Non è retorica. Ogni qual volta viene escluso dalle convocazioni, ci rimane male. Tra fine 2016 e inizio 2017, Martinez lo chiama con il contagocce e lui, più che arrabbiato, è colpito nel profondo:
“Ci sono rimasto male, ero deluso per non essere stato chiamato dopo aver fatto un buon Europeo. Sono una persona che, senza mezzi termini, dice ciò che sente, così della mia delusione non ne ho fatto un segreto. L’allenatore avrà avuto le sue ragioni per non chiamarmi, ma ora guardo avanti. Ho un buon rapporto con tutto il gruppo, questo ci tengo a dirlo".
Parole dette, ma c'è qualcosa di non detto, figlio della speranza. Nainggolan in cuor suo sa che ha una situazione del genere, con poche gare giocate, può portare al deja-vù del passato, ad una mancata convocazione. Nella primavera del 2016, quella che farà fiorire il Belgio, sbocciando nel terzo posto russo, Radja, 28enne, è fuori dai Mondiali. Un colpo troppo forte emotivamente, che porta a dire addio alla rappresentativa:
"Non ce la faccio più, non voglio più combattere. Andare al Mondiale era un mio sogno da bambino e ora mi è stato portato via. Ora potrò entrare nel Guinnessi dei primati come primo top player a cui non è stato permesso di partecipare alla Coppa del Mondo per due edizioni consecutive. È una cosa talmente incomprensibile che potrei riderci su. Sono triste. Ho giocato bene con la Roma e sono arrivato in semifinale di Champions League. Non merito di essere lì? Quattro anni fa non mi è stato permesso di giocare i Mondiali, non a causa delle mie prestazioni ma perché giocavo ancora a Cagliari. Le circostanze erano diverse. Nel frattempo sono passato alla Roma, ho disputato quattro anni buoni e comunque non sono stato ancora premiato".
I motivi comportamentali però sono più forti di ogni gesto tecnico. Le parole di fuoco sui social abbattono goal e scivolate:
"Io sono così. Non indosso maschere, non posso farci niente e non ho intenzione di cambiare per loro - prosegue il calciatore di origini indonesiane -. Sono stanco di essere sempre dipinto come un cattivo ragazzo. Il calcio è ancora un hobby per me. Va bene, adesso è diventato il mio lavoro, ma voglio essere giudicato per le mie prestazioni, non per quello che faccio fuori dal campo. Dovremmo parlare in modo diverso di Maradona per questo motivo? Ognuno è libero di fare ciò che vuole, purché sia bravo sul campo. Pensate che tutti i calciatori siano bravi ragazzi? Non me ne vergogno a dirlo".
Martinez aveva incontrao Nainggolan qualche giorno prima. Un gesto necessario, di persona, per dire, Radja, sei grande, mi dispiace:
"Ci siamo visti all'hotel Hilton a Fiumicino. Ho pensato che volesse parlarmi faccia a faccia per assicurarsi del mio comportamento. Ho chiesto anche ai miei compagni di nazionale, Mertens, Hazard, De Bruyne, Fellaini, se secondo loro veniva per spiegarmi certe regole o per comunicarmi che non sarei andato alla Coppa del Mondo. Ho apprezzato che sia venuto a parlare fino a Roma di persona, avrei fatto lo stesso al posto suo perché se ho un problema con qualcuno vado e ne parlo direttamente. Così ha iniziato la conversazione dicendo che sono un grande giocatore, uno con un ruolo molto importante nella Roma. Mi ha detto: 'Se fossi stato un allenatore di club, avrei costruito una squadra intorno a te. Ma non è possibile farlo con una Nazionale.
Non ho abbastanza tempo per quello'. Poi ha aggiunto che sono troppo importante per fare il 20° in squadra. Ci sono giocatori più giovani che sarebbero felicissimi di giocare anche un solo minuto, mentre io no. In parte capisco la sua spiegazione quando parla di tattica, ma cosa succederebbe se due centrocampisti si infortunassero? Manderebbe in campo due giovani? Gli ho assicurato che sarei stato pronto se avesse avuto bisogno di me, anche come ventiduesimo uomo, in qualsiasi ruolo. 'Dimmi solo cosa ti aspetti da me' gli ho detto. La conversazione è durata circa venti minuti. Alla fine mi ha spiegato che le scelte non erano definitive, ma dalle sue parole ero sicuro al 70% che non mi avrebbe chiamato. Temeva problemi se mi avesse portato in Russia".
In un post su Instagram, Nainggolan dice basta. Il 21 maggio 2018, appende il tricolore belga al chiodo:
"Oggi a malincuore termina la mia carriera internazionale. Ho sempre fatto di tutto per poter rappresentare la mia nazione. Essere se stessi a volte può dare fastidio, da oggi sarò il primo tifoso".
Il tifoso Nainggolan continua però a tifare la sua Nazionale. Agli Europei è stato in prima fila per gli amici e compagni. Se Martinez dovesse essere confermato anche per i Mondiali, difficilmente Radja ci sarà. Ma anche un nuovo arrivo in panchina potrebbe essere complicato per il Ninja, nonostante il ritorno in patria, a casa, all'Anversa. D'altro canto, anche con la conferma o la rivoluzione potrebbe liberarsi un posto, davanti ad indisponibilità e cause di forza maggiore. L'addio del mondo calcistico non è mai un addio. E' semplicemente un arrivederci, qualche lettera in più per rimanere sospesi nell'attesa.
