9 marzo 2004: la carriera di José Mourinho come lo conosciamo oggi, in pratica, è iniziata lì. Dalla rete di Costinha che firmava l'1-1 nel quarto di ritorno di Champions League contro il Manchester United, qualificando il Porto alle semifinali e poi alla finale di Gelsenkirchen, dove avrebbe strapazzato il Monaco.
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Vi ricordate la scena madre di quella serata? Il goal di Costinha, sì. Ma anche e soprattutto la sfrenata esultanza di Mourinho, la corsa pazza sotto il settore dei sostenitori del Porto per festeggiare assieme ai propri giocatori. Forse José immaginava già cosa sarebbe scaturito da quella rete. Ed è di questo che il portoghese parla in 'The Making of', la serie prodotta da DAZN a cui partecipano anche Neymar e Cristiano Ronaldo.
"Se quel goal invece di essere arrivato al 90' fosse arrivato al 70', sono certo che non avrei assolutamente esultato in quel modo. Nessuno si aspetta un goal all'ultimo minuto e nessuno si aspetta di segnarlo nel lato dove sono i propri tifosi. Non conta in che condizioni arrivi: è qualcosa che ti viene da dentro. Un po' come un ladro che rapina una banca e riesce a farla franca. È fantastico, sono cose che ti restano per sempre".
Dal Porto al Real Madrid via Chelsea e Inter. Altre emozioni, seppur diverse. Stagione 2011/12: i Blancos di Mourinho mettono assieme l'incredibile somma di 100 punti su 114, conquistando la Liga in carrozza davanti al Barcellona. Un record probabilmente irripetibile.
"Parliamo di una stagione fantastica, con due squadre leggendarie. Due club dal seguito incredibile. Dalla Liga sono passati i giocatori, gli allenatori, gli attaccanti più bravi. È incredibile come sia stata questa squadra a fare più punti, a vincere più partite e a segnare più goal. Alla gente piace etichettarmi come un difensivista dopo che ho stabilito il record di goal, e questa è una cosa che dovrebbe farla vergognare un po'".




