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Morten Thorsby

Morten Thorsby a GOAL: “Dobbiamo fare di più contro il cambiamento climatico”

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“Quando ho iniziato a parlare di crisi climatica sette anni fa, la gente rideva di me; non capiva”.
“Ora sento che c’è più attenzione e che in molti stanno iniziando a rendersi conto che dobbiamo agire”.

Morten Thorsby, centrocampista della Sampdoria, da anni sta giocando un ruolo molto attivo nella lotta per salvare il pianeta. In un’intervista rilasciata a GOAL, il centrocampista norvegese ha spiegato perché bisogna fare ancora di più per proteggere l’ambiente.

Il mondo del calcio si è rivelato innegabilmente troppo lento nel reagire all’emergenza ambientale, ma in molti adesso stanno finalmente iniziando a mobilitarsi, e lo stanno facendo mentre gli effetti del cambiamento climatico si stanno facendo ormai sentire in tutto il pianeta.

“Il calcio - spiega Thorsby - è stato a lungo visto come un qualcosa che è al di fuori di tutto ciò che accade intorno a noi nella società.
Penso che però adesso anche il mondo del calcio stia iniziando a rendersi contro che saremo tutti chiamati a fare i conti con problemi enormi. Anche il calcio sarà influenzato da un mondo che non funziona.
Nel caso di un disastro climatico, o in un futuro nel quale non si penserà di risolvere la crisi climatica, il calcio credo che avrà enormi problemi”.

Il calcio, con la sua enorme influenza sui giovani di tutto il mondo, ha già dimostrato in passato di poter svolgere un ruolo positivo nel cambiare atteggiamenti legati ad alcuni dei principali problemi sociali come il razzismo e la disuguaglianza.

Thorsby si è quindi detto ottimista sul fatto che qualcosa di simile possa accadere anche in ambito di cambiamento climatico, soprattutto se più giocatori, allenatori e club porranno la questione al centro dell’attenzione.

“Si partirà da zero. UEFA e FIFA cambieranno solo quando vedranno che questo è un problema crescente per la comunità calcistica.
Guardiamo poi ai tifosi. Hanno una grande influenza e lo si è visto dal modo in cui si sono opposti alla Superlega. Possono fare la differenza, perché senza di loro il calcio è niente.
Dobbiamo convincere proprio i tifosi che bisogna iniziare a preoccuparsi e possiamo farlo se calciatori e club iniziano a diffondere questo messaggio. Sono infatti loro ad avere i mezzi e le piattaforme per influenzare la base degli appassionati.
Il calcio è un gioco nel quale sono i tifosi a decidere cosa si vuole essere. Sono loro a decidere che tipo di calcio vogliono. Se i tifosi vorranno un un calcio che rispetti l’ambiente, allora lo avremo”.

Thorsby sta facendo tanto per far accrescere in molti questa consapevolezza. Nella Sampdoria indossa la maglia numero 2 al fine di ricordare a molti cosa è stato sancito con l’accordo di Parigi: ovvero quello di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei due gradi centigradi.

Ha anche ricevuto il FIFPRO Merit Award nel 2021 per il suo attivismo per il clima dopo aver lanciato We Play Green, una fondazione che ha come obiettivo quello di sensibilizzare tutti a tenere atteggiamenti e azioni più sostenibili.

Il centrocampista venticinquenne porta avanti certi valori già da quando militava in Olanda nell’Heerenveen ed è convinto del fatto che tutti possono fare la differenza se si tratta ti proteggere il nostro pianeta.

“Ci sono così tante cose che potremmo iniziare a fare nella nostra vita quotidiana, cose che porterebbero anche le persone che sono intorno a noi a cambiare il loro modo di pensare.
In tanti sono convinti che il cambiamento sia un qualcosa che riguardi solo se stessi, invece si possono indurre a cambiare anche le persone che ci sono vicine, come parenti e amici.
Lo si può fare attraverso le proprie azioni - come magari iniziare a mangiare in maniera diversa, avvicinarsi ad un cibo più vegano, guidare un’auto elettrica o trovare altri modi di viaggiare - attraverso cose che possiamo fare tutti i giorni e questo facendo poi cambiare i comportamenti di chi è vicino a noi”.

L’obiettivo di Thorsby è ora quello di coinvolgere altri giocatori, club e organi di governo nella speranza di rivoluzionare il modo in cui il calcio si approccia al tema del cambiamento climatico.

FIFA e UEFA si sono impegnate ad aiutare il calcio e a raggiungere l’obiettivo globale di una riduzione del 50% delle emissioni di carbonio entro il 2030, per poi raggiungere un impatto zero nel 2040.

Intanto, anche a livello di club, ci sono già ottimi esempi sul cosa si può fare. Il Forest Green Rovers è la prima squadra di calcio al mondo a emissioni zero, e il Wolfsburg, compagine tedesca che milita nella Bundesliga, utilizza esclusivamente energia rinnovabile e incoraggia i tifosi e non solo a recarsi alle partite in bicicletta o con mezzi pubblici.

“Credo che le persone che sono nel mondo del calcio vogliano fare qualcosa, ma parliamo di un problema complesso.
Siamo in una fase nella quale si devono iniziare a vedere dei cambiamenti e UEFA e FIFA stanno iniziando a portare qualcosa sul tavolo.
Non credo però che ci saranno effetti fino a quando la sostenibilità e cose di questo tipo non diventeranno parte fondamentale della strategia e del modello di business del calcio”.

Anche i calciatori più importanti potrebbero svolgere un ruolo più importante, ma Thorsby capisce che alcuni di essi possano sentirsi non a proprio agio ad affrontare certe questioni, temendo magari in alcuni casi di essere accusati di ipocrisia.

Dopotutto, molti calciatori girano il mondo per giocare e molti di loro sono magari frenati da accordi di sponsorizzazione. Secondo Thorsby, tutto questo non dovrebbe però impedire loro di parlarne.

“E’ una questione delicata e capisco che alcuni giocatori abbiano questo tipo di problemi. Credo però che si debba spingere affinché si cerchi di fare il più possibile.
Alcuni giocatori potrebbero pensare “Non posso parlarne perché non sono perfetto. Sto sbagliando tutta una serie di cose’.
Nessuno però è perfetto e non chiediamo a nessuno di esserlo. Quello che si deve fare è diventare migliori.
Dobbiamo arrivare all’obiettivo di zero emissioni di carbonio nel 2050, non domani. Abbiamo tutti tempo per migliorare e cambiare. E’ questo il messaggio che cerco di dare a questi calciatori quando parlo con loro”.
“La cosa importante è che capiscano che questo è un problema e che vogliano usare la loro voce per mandare un messaggio.
Vedo che i giocatori e i club stanno iniziando a rendersi conto che farsi sentire non rappresenta un problema. Sono convinto che nei prossimi anni ce ne saranno sempre di più a farlo”.

Thorsby ha parlato con il primo ministro norvegese, con il ministro dell’ambiente italiano e con Frans Timmermans della Commissione europea, che sta guidando i lavori relativi ad un Green Deal e ad una prima legge europea sul clima.

Ha partecipato alla raccolta della plastica a Genova, mentre le sue escursioni sulle montagne del nord Italia e sul Mar Mediterraneo nei giorni liberi, rappresentano un promemoria su ciò che sa cercando di preservare.

“Sono momenti che mi emozionano. Quando sono immerso nella natura, vedo la bellezza e l’intimità di un qualcosa per il quale vale la pena lottare.
Viviamo in un mondo incredibile e ciò che la natura ci offre è un qualcosa di straordinario. Penso che se le persone fossero davvero consapevoli di tutto ciò e vedessero tutta questa bellezza, allora se ne prenderebbero cura molto meglio.
Ritengo che abbiamo perso questo tipo di connessione. Quello che voglio quindi fare è provare realmente a riconnetterci con la natura”.

Thorsby sta aiutando il calcio ad avere finalmente un ruolo influente nella lotta all’emergenza climatica. Nessuno ride più di lui e già questo è di per sé un segnale di progresso.

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