E’ stato uno degli attaccanti più forti della sua generazione ed oggi è un allenatore che, dopo le esperienze alla guida di Roma, Fiorentina, Sampdoria, Milan e Siviglia, sta vivendo una parentesi molto importante in Turchia sulla panchina dell’Adana Demirspor.
Vincenzo Montella ha parlato del suo presente e non solo in un’intervista rilasciata, nel corso del primo appuntamento con Popcast su Twitch, a GOAL.
“Sto vivendo un’esperienza molto positiva e formativa che mi sta dando tante soddisfazioni. Prima di venire in Turchia ho avuto anche altre possibilità, ma non ero pronto a lasciare l’Italia in un momento di difficoltà come la pandemia. Ho poi colto questa occasione importante. L’Adana è una squadra neopromossa ma che vuole crescere molto ed il progetto che c’è qui mi ha stimolato molto. E’ stata una scelta molto positiva”.
L’approccio con la lunga turca non è dei più semplici.
“Parlo qualche parolina, per salutare e comunicare in maniera basica, ma è una lingua molto difficile”.
Molto più semplice è invece stato adattarsi ad una città come Adana.
“La Turchia è un Paese bello vario e ricco di storia. Istanbul è meravigliosa. Noi siamo a sud, a 200 chilometri dal confine con la Siria e ad Adana si vive molto bene. Qui c’è un ponte di epoca romana e credo che la città sia stata costruita da Carlo Magno. Non ho avuto modo di vederla molto, perchè sono sommerso dal lavoro, ma si sta molto bene. Non ci sono molti italiani, c’è qualche ristorante che credo sia gestito da persone del posto, ma ci sono diversi giocatori italiani nel campionato turco e quindi spesso si verifica qualche incrocio”.
I tifosi turchi sono rinomati per il fatto di essere molto caldi.
“I nostri tifosi sono molto vicini alla squadra, siamo tra le società che fanno registrare una maggiore affluenza allo stadio. Sono contenti di quello che stiamo facendo, sono affettuosi e sanno riconoscere l’impegno”.
Ci sono grandi differenze tra la cultura italiana e quella turca.
“Sono diverse, qui la religione ha un peso diverso. Qui si prega cinque volte al giorno e la cosa mi piace, questo vuol dire credere. Poi ovviamente la cosa condiziona, ci sono comportamenti e azioni diverse. Si vive di questa spiritualità. Dal punto di vista calcistico c’è invece meno tatticismo, si pensa più ad attaccare che a difendere ed il campionato è molto livellato. L’influenza dei tecnici italiani? Qui ci sono allenatori di varie nazionalità e le società hanno l’abitudine di cambiare spesso. Non c’è ancora una grossa influenza, ma l’allenatore italiano è molto stimato”.
L’ultimo tecnico straniero ad aver vinto in Turchia è stato Zico nel 2007.
“La lingua incide moltissimo e per noi è molto complicata anche dal punto di vista dei suoni”.
Anche in Turchia gli allenatori sono sottoposti a grandi pressioni.
“Ci sono e sono molto forti. Qui c’è grande calore e le proprietà hanno fretta, anche più delle nostre. Da questo punto di vista, non capire il turco aiuta. Io sono in un club molto ambizioso, anzi direi che il nostro presidente ha ambizioni smisurate. Stiamo facendo bene e stiamo lavorando per mantenere questo livello. Poi qui ci sono strutture eccellenti ed è stato anche questo che mi ha spinto a fare questa scelta”.
Uno dei migliori talenti del calcio turco gioca proprio nel Demirspor.
“Akgun è un 2000 con qualità immense. E’ veloce, rapido nello stretto, molto tecnico e freddo sotto porta. Purtroppo da noi è solo in prestito dal Galatasaray. E' il giocatore che mi ha colpito di più tra quelli che ci sono qui”.
Montella ha spiegato per cosa è famoso in Turchia.
“Si ricordano di quando giocavo. Adesso c’è anche qualche giocatore come lo stesso Akgun che quando esulta fa l’aeroplanino”.
Quello turco è un campionato di buon livello.
“Tolti i primi campionati in Europa, credo che se la giochi con quello francese, anche se poi vanno tolte quelle squadre che fanno una cosa a parte. Non vedo molti altri campionati superiore. Qui non c’è la concezione di puntare molto sui giovani ed è questa una cosa sulla quale bisogna lavorare”.
Andare in un nuovo campionato vuol dire conoscere giocatori nuovi.
“Io li memorizzo attraverso i numeri, perché magari sulle liste che si presentano ci sono nomi diversi rispetto a quelli sulle maglie. Li conosco quasi tutti così, anche da noi Inler è Gokhan”.


