Una delle imprese della storia recente del calcio italiano è sicuramente il 'Triplete' conquistato dall'Inter nel magico anno 2010: un trionfo arrivato al culmine di un progetto che ha visto la chiamata in panchina di José Mourinho, unita all'acquisto di colui che si rivelerà l'uomo della provvidenza, Diego Milito.
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Nel nuovo appuntamento di 'Parto con Pardo', Pierluigi Pardo racconta le tappe di quel cammino verso la gloria che ancora oggi riecheggia nelle menti dei tifosi nerazzurri: a partire dall'ingaggio dello 'Special One' da parte di Massimo Moratti, deciso a svoltare con uno dei migliori allenatori al mondo in panchina.
"Ci sono due eventi che recentemente hanno cambiato Milano. due eventi per i quali è giusto parlare di un 'prima e dopo'. Il primo è l'EXPO del 2015, dal punto di vista economico e non solo. Il secondo è un aspetto puramente calcistico ed è il Triplete dell'Inter, con l'impresa di Mourinho e dei suoi ragazzi".
"José Mourinho accende i tifosi dell'Inter, fin dalla trattativa con Moratti a Parigi. Le grandi aspettative che porta accendono tutto l'ambiente e ne abbiamo subito la dimostrazione alla prima conferenza stampa, con quella famosa battuta 'io non sono pirla'. Si tratta di un passo avanti con l'empatia per tutto il mondo nerazzurro".
La stagione 2008/2009 regala lo Scudetto alla Milano nerazzurra, ma è in quella successiva che verrà raggiunta l'apoteosi, tra mille difficoltà e una sensazione di accerchiamento costante.
"La prima stagione di Mourinho è vincente ma non fa quasi notizia, c'è bisogno di una rivoluzione. Che avviene l'anno successivo nel 2010. Una rivoluzione come quella che affronta Boeri, che nello stesso periodo sta pensando al Bosco Verticale di Milano, utilizzando un elemento insolito per l'architettura di un grattacielo, ovvero le piante. E quindi Mourinho cambia la struttura verticale della squadra, acquistando Lucio, Thiago Motta, Sneijder e Milito".
"Quello è l'anno caratterizzato dal 'rumore dei nemici'. Ho scritto con Samuel la sua autobiografia e vi posso assicurare che lui conferma tutto quello che Mourinho ha detto in quegli anni. L'Inter ha la sensazione di essere sola contro tutti, basta ricordare il gesto delle manette del tecnico portoghese".
Uno degli snodi cruciali è la vittoria della Sampdoria in casa della Roma che consente all'Inter di scavalcare i giallorossi in testa alla classifica, tenuta poi fino all'ultima giornata.
"Poi ad un punto della stagione, l'Inter di mette a gestire, a speculare, e perde il terreno guadagnato in campionato. Si fa sorpassare dalla Roma ma poi cambia tutto nuovamente la notte del 25 aprile, quando Cassano e Pazzini battono la Roma, con l'Inter che torna in testa alla classifica. E non è l'unico episodio particolare di quella stagione, che per certi versi si caratterizza di momenti esoterici. Come il vulcano islandese che blocca tutto il traffico aereo e costringe il Barcellona a venire a Milano in pullman. Anche se la partita storica è sicuramente quella in Spagna, la sconfitta per 1-0 che qualifica l'Inter in finale di Champions League e che mette in mostra tutto lo spirito di sacrificio di quella squadra, da Eto'o in poi".
Il mese di maggio è trionfale: nel giro di 17 giorni viene riscritta la storia con un unico comune denominatore, quel Diego Milito capace di segnare tutti i goal decisivi.
"La stagione vive i suoi momenti decisivi il 5 maggio con la vittoria della Coppa Italia, il 16 con la vittoria in campionato contro il Siena ed il 22 con la Champions League vinta contro il Bayern. In tutte e tre le gare c'è la firma di Milito, che insieme a Mourinho è forse il vero simbolo di quel Triplete. Mourinho che poi andrà via quella notte a Madrid, per non tornare più. Perché dichiarerà 'Se fossi tornato a San Siro per festeggiare, non avrei avuto il coraggio di andarmene'. C'è un lato di Mourinho che non conosceremo mai..."


