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Lionel Messi Pep Guardiola Barcelona 2010-11Getty Images

Més que un club, organizzazione e talento: il Barcellona di Guardiola raccontato da Pardo

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"Tu non avrai le palle di prendermi come capo allenatore del Barça".

L'inimitabile, leggendaria storia di Guardiola alla guida del Barcellona inizia così. Con un'affermazione sfrontata ma carismatica, con una sfida lanciata all'allora presidentissimo Juan Laporta che in poche parole racchiude probabilmente tutta la già radicata e importante consapevolezza nei propri mezzi di quello che sarebbe poi diventato uno dei migliori allenatori della storia del calcio. Il racconto di Pierluigi Pardo su DAZN nella prima tappa di 'Parto con Pardo', tra Barcellona e il Barcellona.

"Il carattere dei catalani è tipico dei popoli latini ma c'è un elemento in più di un popolo, un'identità. Molto orgoglioso è Pep Guardiola quando si presenta nello studio di Laporta dopo la fine del ciclo di Rijkaard e gli dice apertamente: "Tu non avrai le palle di prendermi come capo allenatore del Barça". Si sbaglia. L'esordio non è semplice, nelle prime due partite solo un punto prima dell'esplosione di Gijon e della grande partita contro l'Atletico Madrid: 6-1 e primi vagiti del calcio che verrà".

Anche nella macchina perfetta in maglia blaugrana c'è l'imprevisto. O meglio l'ingrediente in grado di dare un tocco speciale e rendere il piatto unico al mondo.

"Barcellona è tutto un reticolato, con l'eccezione del colpo di genio. Il genio del Barcellona si chiama Leo Messi e Guardiola lo mette in mezzo nell'occasione più importante. Da falso 9 contro il Real Madrid. Viene fuori uno schiaffo indimenticabile alla corona della Casa Blanca".

Il disegno tattico del Barça di Guardiola è chiarissimo. Palla a noi quando possibile. Il più possibile. Quasi sempre.

"638 goal in quattro anni. Il Barcellona segna tantissimo, produce spettacolo, conquista 14 trofei tra cui due Champions League. Il Barcellona gioca a pianta libera. "Il nostro miglior centravanti è lo spazio", dirà Guardiola. Andare contro il proprio istinto, andando a ricacciare subito il pallone e qui viene in mente la Sagrada Familia, il capolavoro barocco di una squadra e di una città che sfida sempre l'Altissimo".

Anche le storie più belle però un giorno conoscono la parola fine. O una notte. Sul prato del Camp Nou mentre risuona la musica. Rigorosamente catalana.

"La notte del discorso di addio di Guardiola non può essere una notte banale. Guardiola saluta tutti sulle note di una canzone catalana. Andrà a esplorare altri universi calcistici Quell'idea pura del tiki taka resterà di completo dominio di quel Barcellona dal 2008 in poi. Non soltanto calcio: cultura, identità, appartenenza. Organizzazione e spariglio. Organizzazione e talento. Quello di Messi, su tutti. In poche parole più di una squadra di calcio".

Més que un club, appunto.

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