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Mazinho BrazilGetty Images

Mazinho, il 'gregario' di lusso del Brasile con due figli campioni

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Non era di certo il prototipo del giocatore brasiliano di fine anni '80-inizio anni '90 tutto dribbling e giocate ad effetto. Iomar Do Nascimento, per tutti Mazinho, aveva le sue qualità migliori nella duttilità e intelligenza tattica, e nell'abilità difensiva, grazie alla quale riusciva spesso a recuperar palla per poi rilanciare l'azione della sua squadra.

La sua carriera è stata discreta a livello di squadre di club, con un'esperienza italiana che lo ha visto vestire le maglie di Lecce e Fiorentina, a certamente notevole con la Nazionale brasiliana, con cui ha collezionato una medaglia d'argento alle Olimpiadi di Seul 1988 e soprattutto le vittorie in Copa America nel 1989 e nei Mondiali di USA '94.

Dal matrimonio con sua moglie, l'ex pallavolista Valeria Alcántara, ha avuto due figli, che curiosamente sono diventati entrambi calciatori di ottimo livello, con caratteristiche molto diverse dalle sue, e decideranno di rappresentare due Paesi diversi: la Spagna Thiago Alcántara, il Brasile Rafinha, il più piccolo dei due. Rendendo orgoglioso il loro papà.

DALLE VITTORIE COL VASCO ALL'ESPERIENZA ITALIANA

Mazinho nasce a Santa Rita, nello Stato di Paraíba, l'8 aprile del 1966. Inizia a giocare a calcio nelle giovanili del Santa Cruz, formazione della sua città natale, come difensore centrale abile nelle due fasi. 

Nel 1985 passa al Vasco da Gama, con cui debutta presto fra i professionisti, scendendo in campo il 30 novembre nel Derby del campionato Carioca contro il Flamengo.

A Rio si distingue per la sua duttilità tattica, anche grazie al fatto di sapersi disimpegnare egregiamente con entrambi i piedi. Con i bianconeri è impiegato prevalentemente da esterno mancino in difesa o a centrocampo, ma all'occorrenza anche da centrale difensivo o mediano.

Progressivamente si ritaglia sempre maggior spazio, e contribuisce alla conquista del Campionato brasiliano nel 1989, che arriva dopo 2 campionati statali vinti nel 1987 e nel 1988 e nel 1990 fa anche il bis con la sua squadra nella Taça Guanabara.  

Nel 1990, dopo i Mondiali italiani, è acquistato dal Lecce di Zbigniew Boniek, arrivato come successore in panchina di Ubaldo Righetti. Con i salentini, che hanno perso il capitano Barbas e schierano in attacco la coppia dei 'vecchietti terribili' Virdis e Pasculli, Mazinho si conferma giocatore affidabile ed eccletico.

In campionato gioca sempre, collezionando 34 partite e 2 reti, cui si sommano una presenza e un goal in Coppa Italia. Ma per la formazione pugliese la stagione è complicata. La squadra galleggia fra la zona salvezza e la zona retrocessione, venendo poi risucchiata in basso quando il Cagliari di Ranieri è protagonista di un'incredibile rimonta.

"Per me fu comunque un’esperienza molto bella - ha dichiarato a 'Fiorentina.it' nel novembre del 2019 - Il Lecce è stata la mia prima squadra nella mia avventura in Europa, ed è stato un inizio perfetto per me. Sono arrivato che nessuno mi conosceva e ho giocato una stagione fantastica". 

Alla fine i sardi si salvano, mentre i salentini retrocedono in Serie B. Mazinho lascia così il club dopo una sola stagione, accasandosi per ben 8 miliiardi di Lire alla Fiorentina, dove nel frattempo è approdato il suo mentore Lazaroni. In viola però l'ex Vasco, utilizzato come centrocampista, alterna buone cose a prestazioni mediocri, senza mai convincere pienamente. 

"Alla Fiorentina ho avuto un buon momento, anche se qualche infortunio mi ha frenato un po'  - ha ammesso - Nella seconda stagione a Firenze non avevo molte opportunità di giocare e quindi in estate sono tornato in Brasile. Rimangono due squadre per cui nutro grande affetto e rispetto".

In tutto in viola colleziona 24 presenze, di cui 21 in campionato e 3 in Coppa Italia, senza mai andare a segno. Con l'addio del mister brasiliano anche lui lascia l'Italia per trasferirsi in patria al Palmeiras, squadra con cui ritrova un rendimento elevato e vince nel 1993 il titolo brasiliano.

"In Italia ho imparato molto - ha sottolineato il brasiliano - Era un’epoca in cui che in Serie A ti confrontavi con i migliori giocatori al mondo come Maradona, Van Basten, Rijkaard, Ancelotti, Baggio, Branca, Borgonovo e molti altri con cui ho avuto il privilegio di giocarci accanto o di affrontarli. Magari avrei potuto fare qualcosa in più, ma volevo riconquistare il mio posto nella Seleçao e questo era il mio grande obiettivo". 

Mazinho Seleção Brasil 1994 04 08 2017Getty Images

I SUCCESSI CON IL BRASILE

Dopo aver preso parte con la Nazionale olimpica alla spedizione di Seul nel 1988, che vede i verdeoro sconfitti in finale dall'Unione sovietica, torneo nel quale non scende comunque mai in campo, Mazinho è convocato dal Ct della Nazionale maggiore Lazaroni per una serie di amichevoli.

Debutta il 10 maggio 1989 contro il Perù e le sue prestazioni convincono il Ct. a dargli fiducia nella Copa America del 1989, quella che sarà la sua vetrina.

Gli osservatori europei infatti hanno modo di apprezzarne le qualità, visto che Mazinho, impiegato da esterno mancino e da mediano per 6 gare, dà un contributo tangibile alla causa nella vittoria finale del trofeo, che torna al Brasile dopo ben 40 anni di digiuno.

Il giocatore del Vasco fa così parte anche nei Mondiali di Italia '90 della rosa della Seleçao, ma non scende mai in campo. Si rifarà con gli interessi ad USA '94, scalando le gerarchie iniziali e diventando a 28 anni un punto fermo del Brasile di Carlos Alberto Parreira che supera in finale ai rigori l'Italia di Arrigo Sacchi.

Di quei Mondiali Mazinho è un protagonista silenzioso ma determinante con la sue doti tattiche e difensive, mentre la luce della ribalta se la prendono il bomber Romario, il capitano Dunga e il portiere Taffarel. Proprio la gara contro gli Azzurri sarà per l'ex viola anche l'ultima delle 35 giocate con la Nazionale brasiliana.

L'ULTIMA PARTE DI CARRIERA

L'Europa è però nel cuore di Mazinho, che dopo i Mondiali statunitensi tenta l'avventura spagnola e gioca per due stagioni in Spagna con il Valencia, collezionando 71 presenze in campionato. Passa quindi al Celta Vigo, formazione con cui disputa 3 stagioni da titolare e una da riserva, mettendo insieme 114 presenze e 8 goal.

Chiude con il calcio giocato nel 2001, all'età di 35 anni, dopo due brevi esperienze con l'Elche, ancora in Spagna, e in patria con il Vitoria

Mazinho con hijos

DUE FIGLI CAMPIONI

Appesi gli scarpini al chiodo, Mazinho è diventato un apprezzato procuratore sportivo. A renderlo orgoglioso sono i suoi due figli, diventati entrambi calciatori di successo. Il maggiore, Thiago Alcántara, è legato all'Italia: l'attuale centrocampista del Liverpool è nato infatti il 14 aprile 1991 a San Pietro Vernotico, in provincia di Brindisi,durante la permanenza del giocatore con il Lecce, perché il medico sociale dei pugliesi lavorava nell'ospedale del paese.

Sia lui, sia suo fratello Rafael Alcántara, meglio noto come Rafinha, nato invece il 12 febbraio del 1993 a San Paolo, iniziano la loro formazione calcistica nella Masia, la Scuola calcio del Barcellona e si distinguono per le qualità tecniche superiori alla media.

Affermatisi entrambi con i colori blaugrana, e legatissimi fra loro, il destino a un certo punto li separerà. Thiago proseguirà la sua carriera densa di successi al Bayern Monaco, dove seguirà inizialmente Guardiola, mentre quella di Rafael sarà condizionata dai gravi infortuni.

La curiosità maggiore riguarda tuttavia il fatto che i due figli di Mazinho abbiano deciso di rappresentare due Paesi diversi: la Spagna Thiago, dopo esser stato snobbato dalla Seleçao, il Brasile, come suo papà, Rafael, che nel 2016 ha potuto anche festeggiare la medaglia d'oro olimpica.

Mamma Valeria e papà Mazinho si sono separati ai tempi in cui tutti e due i ragazzi giocavano nella Masia, ma entrambi fanno un tifo sfegatato per i loro due ragazzi, che oggi giocano rispettivamente nel Liverpool e nel PSG.

"Un tempo parlavano di loro come dei figli di Mazinho - ama ripetere l'ex giocatore di Lecce e Fiorentina - oggi sono io ad essere indicato come il padre di Thiago e Rafael".

Alla luce di un palmarès denso di successi per entrambi, che hanno davanti a sé ancora molti anni nella loro carriera, appare difficile dare torto a papà. Che in cuor suo, un giorno vorrebbe vedere uno dei due indossare una delle maglie che lui vestì in Italia. Un'esperienza che l'ha formato e che ancora oggi Mazinho non dimentica.

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