GOAL
One-hit wonder. Banalizzando la traduzione italiana: meteora. Ovvero quel cantante, o quel gruppo musicale, rimasti nella leggenda per un solo, travolgente singolo. Per dire: cosa vi fanno pensare i Knack? A 'My Sharona', ovvio. Bene: anche il calcio, a volte, racconta storie di personaggi ricordati quasi esclusivamente per un episodio impossibile da dimenticare. Come Matteo Serafini, l'uomo della tripletta alla Juventus. In un tempo solo. Il primo.
Brescia-Juve 3-1. Il Brescia di Serse Cosmi, la Juve di Didier Deschamps. Già, impossibile dimenticare. Così come è impossibile dimenticare il contesto: il 2006/07, l'annata in cui Madama è costretta a scendere di livello, fagocitata da quella Serie B che l'ha accolta dopo lo scandalo Calciopoli. Una stagione anomala, conclusa con il pronto ritorno in A assieme alle altre grandi di quel torneo, il Genoa e il Napoli. E un pomeriggio anomalo: quello che la Signora di Alex Del Piero, di Gigi Buffon, di David Trezeguet, di Mauro Camoranesi, di Giorgio Chiellini e di Pavel Nedved vive il 10 marzo del 2007 a Mantova, città scelta per evitare di giocare a porte chiuse in un Rigamonti non a norma rispetto alla Legge Pisanu.
C'è il sole, sul Martelli. Ma sulla Juventus sta per scendere un temporale. Con un nome e un cognome: Matteo Serafini, 29 anni da compiere, bresciano anche di nascita, di professione trequartista. Un pennellone alto e magro che in carriera ha cambiato più squadre che camicie: Cremonese, Livorno, Arezzo, Siena, eccetera eccetera. Elenco troppo lungo. Un girovago del calcio che proprio ad Arezzo, allenato dal suo mentore Mario Somma, aveva vissuto la stagione più bella: 14 reti nel trionfale campionato di Serie C1 2003/04, concluso con la promozione in B dei toscani.
Ecco perché la Juve, in fondo, non è troppo preoccupata di lui. Né del Brescia, in corsa per i playoff - poi cancellati - ma già superato con un secco 2-0 un girone prima. E invece accade quello che non ti aspetti: le Rondinelle trionfano per 3-1 e tutte le reti le realizza lui, Serafini, sorprendente mattatore del pomeriggio. Un goal più bello dell'altro: un pallonetto dalla trequarti per uccellare Buffon fuori dai pali, una stupenda semirovesciata su centro di Marek Hamsik, un portentoso destro di controbalzo da fuori area che bacia il palo e poi entra. Da non crederci.
"Sicuramente lo ricordo come il momento più bello della mia onesta carriera. A fine partita regalai i miei pantaloncini a un giovane tifoso del Brescia. Qualche giorno dopo seppi che furono messi all’asta e venduti per ottanta euro", ha detto qualche anno fa Serafini a 'La Stampa'.
Una giornata così, del resto, si vive una volta sola nella vita. Tripletta alla Juventus, la squadra più tifata d'Italia, ma quando mai ti può ricapitare nella vita? Anche se Serafini, chiacchierando con il 'Corriere di Brescia' in occasione del decennale di quell'impresa, ha fatto il modesto.
"Era una bella giornata di primavera e loro forse erano mezzi addormentati. Negli spogliatoi, a fine primo tempo, ero stralunato. Cosmi mi disse: guarda che ne puoi fare ancora un altro. Sono le situazioni inaspettate che il calcio ti concede. Questo sport riesce sempre a sorprendere, guardate cosa è successo mercoledì sera a Barcellona (il pazzesco 6-1 al PSG del 2016/17, ndr). Senza nulla togliere a Messi e soci, però, quel mio tris vale più di una remuntada".
One-hit wonder, dicevamo. L'uomo da una prodezza e via, prima di tornare nell'anonimato. Anche se Serafini discorda e, a 'Brescia Oggi', ricorda che tutto sommato la sua è stata "una carriera che mi ha fatto disputare centinaia di partite e segnare più di 100 volte tra i professionisti". Non in Serie A, però, dove ha vestito solo le maglie di Siena e Catania.
Quel che è certo è che al Martelli di Mantova, il 10 marzo del 2007, non si assiste solo al punto più alto della carriera di Serafini, ma anche all'inizio del suo declino. Matteo segna altre sei volte fino a fine campionato, viene sedotto dal Parma ma se ne va a Vicenza, sempre in B, colpo estivo da piazzare alle spalle dell'eterno Schwoch. Non funziona: l'ex bresciano non ingrana mai, perde fiducia, viene prestato per sei mesi al Piacenza e, complice un atteggiamento considerato indolente, si attira ben presto l'antipatia del Menti.
I tempi belli sono finiti. Serafini se ne va in C, dove sfiora anche la promozione in cadetteria con la ripescata Pro Patria, poi chiude la carriera in D. Per tutti, ovvio, rimarrà per sempre "quello della tripletta alla Juve". Così come i Knack rimarranno per sempre "quelli di My Sharona".