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Mario Mandzukic, mister 'No Good': i contrasti con Guardiola, eroe alla Juventus, flop al Milan

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Carattere, personalità, fame. Non è stato l'attaccante più bello da vedere, probabilmente neppure il più forte della sua generazione, ma Mario Mandzukic ha vinto e lasciato bei ricordi praticamente ovunque abbia giocato: dal Wolfsburg alla Juventus passando ovviamente per il Bayern Monaco, con cui ha alzato al cielo anche una Champions League.

A Torino, sulla sponda bianconera, poi è diventato un vero e proprio idolo dei tifosi che ne hanno sempre apprezzato la dedizione alla causa e il grande senso del dovere: la squadra prima di tutto, insomma. E in mezzo a tante primedonne del calcio moderno non poteva certo essere considerato un dettaglio.

Abituato a lottare fin dall'infanzia, quando insieme alla famiglia fugge dall'amata Croazia a causa della guerra dei Balcani trasferendosi in Germania, Mandzukic ha mantenuto lo spirito di coloro ai quali nella vita nulla è mai stato regalato tanto che i suoi rari sorrisi proprio negli anni di Torino sono diventati una divertente gag social, con SuperMario rinominato da tutti 'Mister No Good'.

E non è un caso che Mandzukic sia stato un vero e proprio pupillo di Allegri che non ha rinunciato a lui neppure dopo l'acquisto di Higuain, reinventando il croato nel ruolo di esterno che aveva già ricoperto in passato. Peraltro con ottimi risultati per lui e per la squadra.

"Mario è un giocatore che può fare il difensore centrale, la mezzala, può fare tutto. Il portiere? Quello no... Mario è eclettico, quando ha voglia gioca dappertutto e determina perché è un giocatore pesante. Sembra burbero ma è un bravissimo ragazzo", raccontava il tecnico livornese a chi gli chiedeva perché, mentre le altre stelle ruotavano, Mandzukic giocasse praticamente sempre.

Il piccolo Mario, rientrato in patria dopo la fine della guerra, inizia a muovere i primi passi nelle giovanili del Marsonia ovvero la squadra della sua città natale con cui debutta tra i professionisti nella seconda divisione croata. Mandzukic gioca a centrocampo imparando a lottare su ogni pallone come se fosse l'ultimo. Nonostante questo durante la stagione segna comunque 14 goal, tanto da meritarsi la convocazioni nelle selezioni giovanili croate e la chiamata della NK Zagabria, che lo fa debuttare in prima divisione e dove gioca finalmente nel ruolo di attaccante.

Nel 2007/08 ecco la prima vera svolta della carriera di Mandzukic col trasferimento alla Dinamo Zagabria, ovvero la società più blasonata del suo Paese, con cui vince tre campionati, due coppe e quattro Supercoppe di Croazia segnando 63 goal in 128 presenze oltre a conquistarsi un posto nella Nazionale maggiore.

Mandzukic a quel punto decide di tornare in Germania, stavolta per scelta, accettando l'offerta del Wolfsburg. Gli inizi, a dire la verità, però non sono facilissimi anche perché il tecnico McLaren lo ritiene incompatibile con Dzeko, all'epoca numero 9 dei Lupi, e decide di schierarlo come esterno di centrocampo senza grandi risultati. Anzi.

Il Wolfsburg rischia seriamente la retrocessione e la società decide di richiamare Felix Magath, che si rivelerà fondamentale per la crescita di Mandzukic. Il tecnico riporta Mario al centro dell'attacco e lui lo ripaga con 7 goal in 6 partite contribuendo in modo determinante alla salvezza. Andrà ancora meglio nella stagione successiva con 12 goal e 10 assist che gli valgono la chiamata del Bayern Monaco. La carriera di Mandzukic è definitivamente decollata.

Anche perché nel 2012 gioca la prima rassegna internazionale con la Croazia segnando tre goal nella fase finale degli Europei che gli permettono di laurearsi capocannoniere della competizione, seppure alla pari con altri cinque giocatori, nonostante la sua Nazionale fosse stata eliminata già ai gironi. Il meglio però deve ancora venire.

Mandzukic Bayern Munich Triplete ONLY EMBEDGetty Images

Acquistato inizialmente come riserva di Mario Gomez, Mandzukic ci mette poco a prendersi la maglia da titolare e trascinare il Bayern Monaco al primo Triplete della storia tedesca conquistando Bundesliga, Coppa di Germania e soprattutto Champions League. Il croato mette a segno 22 goal di cui uno nella finale tutta teutonica contro il Borussia Dortmund di Jurgen Klopp.

Sembra l'inizio di una lunga storia d'amore, ma l'arrivo di Guardiola sulla panchina del Bayern cambierà radicalmente la storia di Mandzukic in Baviera. Il calcio di Pep non prevede una punta con le caratteristiche di SuperMario e, nonostante un rendimento addirittura migliore rispetto alla stagione precedente sotto il profilo realizzativo, il feeling non scatterà mai.

Alla fine tra i due voleranno gli stracci con Guardiola che lascia fuori Mandzukic sia dalla finale di Coppa di Germania che nelle ultime giornate di Bundesliga, impedendo di fatto all'attaccante di lottare per il titolo di capocannoniere con Robert Lewandowski, ovvero proprio il bomber che lo sostituirà al termine della stagione. Scelte queste che il croato vive come una mancanza di rispetto nei suoi confronti da parte dell'allenatore, come spiegato in un'intervista a 'Sportske Novosti'.

"Appena è arrivato, ho capito che nulla sarebbe stato come prima e che il mio tempo al Bayern stava per finire. Mi sono sforzato ad adattarmi, ma era chiaro che non avevo futuro. Così mi sono rassegnato a lasciare il club e ho avuto il tempo di scegliere la mia destinazione. Non meritavo un trattamento del genere dopo aver dato tutto nei due anni al Bayern. Un caffè con lui? Non accadrà mai. Se sento un'energia negativa verso qualcuno, provo a evitare quella persona".

Il divorzio a quel punto diventa inevitabile e Mandzukic vola a Madrid, sponda Atletico. Il calcio di Simeone sembra perfetto per le caratteristiche di un guerriero come SuperMario e l'avventura spagnola inizia alla grande: goal al debutto nel derby contro il Real e Supercoppa in bacheca. La stagione dell'Atletico però sarà nel complesso deludente, anche se Mandzukic segna comunque 20 goal e conquista i tifosi grazie ai duelli senza esclusione di colpi con Sergio Ramos durante i derby di Madrid.

In estate però si fa avanti la Juventus, l'Atletico non lo ritiene incedibile e accetta velocemente l'offerta di 19 milioni di euro più due di bonus. Mandzukic sbarca così in Italia per vestire la maglia bianconera. Maglia che diventerà praticamente una seconda pelle. Anche in questo caso la nuova avventura inizia col botto: goal al debutto contro la Lazio e vittoria della Supercoppa. Le prime giornate di campionato però sono un disastro per lui e per la Juventus, Mandzukic segna appena una volta in dieci partite. Troppo poco per chi dovrebbe esssere il bomber della squadra.

Qualcuno inizia a mugugnare, ma la svolta arriva nel famoso derby vinto contro il Torino in pieno recupero. Alla fine sarà subito Scudetto e Mandzukic chiuderà il campionato con 13 goal realizzati e soprattutto diventando una pedina imprescindibile nello scacchiere tattico disegnato da Allegri. La grande delusione arriva in Champions League dove la Juventus viene eliminata già agli ottavi di finale proprio dal Bayern Monaco del 'nemico' Guardiola e Mandzukic, non al meglio a causa di un problema muscolare, sarà il protagonista negativo della gara di ritorno persa dai bianconeri per 4-2 dopo i tempi supplementari. Una vera e propria batosta per SuperMario.

Nella stagione successiva le cose poi sembrano mettersi male, dato che a Torino sbarca un certo Gonzalo Higuain, ovvero il nuovo recordman di goal in un campionato di Serie A. Il centro dell'area di rigore avversaria, insomma, ha un nuovo padrone. Allegri però non ha alcuna intenzione di rinunciare a Mandzukic e si inventa un 4-2-3-1 in cui il croato gioca sulla sinistra alle spalle del Pipita. E' la mossa vincente per conquistare nuovamente Scudetto e Coppa Italia. Ma non solo.

Dopo il trionfo contro il Barcellona nei quarti di finale, la Juventus elimina senza troppi problemi anche il Monaco e vola a Cardiff per affrontare il Real Madrid di Cristiano Ronaldo. Sembra la volta buona per riportare a Torino quella Champions League che manca da più di vent'anni. Sembra, appunto.

Mandzukic goal Juventus Real Madrid Cardiff Champions LeagueGetty Images

I bianconeri giocano un discreto primo tempo, vanno sotto immeritatamente ma trovano quasi subito il pareggio proprio grazie a Mandzukic che realizza forse il goal più bello della sua carriera e uno dei più belli mai segnati in una finale di Champions League con una spettacolare rovesciata che si infila alle spalle di Keylor Navas. Nella ripresa però la Juve crolla improvvisamente sotto i colpi di CR7, Casemiro e Asensio incassando un pesante 4-1. La Champions per Madama resta stregata.

La conferma arriva nella stagione successiva quando i la Juventus vince di nuovo Scudetto e Coppa Italia ma viene eliminata ai quarti di Champions League dal solito Real Madrid nonostante la doppietta realizzata da Mandzukic al 'Bernabeu' in quella che resta una delle migliori partite giocate dal croato con la maglia bianconera.

Nell'estate del 2018, durante i Mondiali di Russia, Mandzukic diventa l'eroe nazionale della Croazia segnando in semifinale il goal decisivo nei tempi supplementari contro l'Inghilterra. Ancora una volta però il sogno svanisce sul più bello, a vincere la Coppa del Mondo infatti è la Francia mentre Mandzukic segna la rete numero 33 che ne fa il secondo miglior marcatore nella storia della Croazia dopo Davor Suker e solo il quinto giocatore ad aver segnato sia in finale di Champions che nella finale dei Mondiali dopo Puskás, Czibor, Müller e Zidane. Mica male per chi ormai da qualche anno corre su e giù per la fascia.

Quando rientra a Torino intanto Mandzukic non ritrova più Gonzalo Higuain ma deve dividere lo spogliatoio e l'area avversaria con Cristiano Ronaldo, ovvero l'uomo che gli ha impedito di conquistare la Champions anche con la Juventus. L'intesa tra i due in campo però sarà notevole e Mandzukic segnerà parecchi goal pesanti, tutti decisivi per la vittoria dell'ennesimo Scudetto. Inoltre indosserà per ben sette volte in stagione anche la fascia da capitano, segno di come ormai sia un leader indiscusso. O quasi.

Al termine del campionato infatti Max Allegri saluta la Juventus ed al suo posto arriva Maurizio Sarri col quale Mandzukic non trova più spazio finendo addirittura fuori rosa. L'addio è inevitabile e il croato decide di riparare in Qatar, ammaliato da una nuova avventura ma anche dal ricco stipendio. Il calcio a quelle latitudini però non fa per un guerriero come Mandzukic che dopo appena 572 minuti giocati decide di rescindere il contratto, in attesa di una chiamata che gli offra i necessari stimoli.

Mandzukic MilanGetty Images

Nel gennaio del 2021 quindi il croato decide di tornare in Italia, ma per vestire la maglia del Milan che cerca un'alternativa d'esperienza a Zlatan Ibrahimovic. L'avventura rossonera si rivelerà un clamoroso flop, tra infortuni e pochi scampoli di partita nonostante l'ottima accoglienza del tecnico Pioli.

"Mario è un grande giocatore e un grande uomo. A livello fisico non può essere ancora al 100% ma a livello mentale, di personalità, forza è un giocatore che ci può dare soddisfazioni da qui alla fine".

Le presenze alla fine saranno appena 11 tra campionato ed Europa League con zero goal, tanto che Mandzukic rinuncia allo stipendio di marzo che viene devoluto alla Fondazione Milan per opere benefiche. Il segnale insomma è arrivato forte e chiaro, la carriera di Mister No Good volge al termine e Mandzukic ne prende atto salutando l'amato pallone con una toccante lettera a sè stesso. L'uscita di classe per un calciatore di poche parole e tanti fatti. Brutto, sporco e cattivo forse, ma sempre utile. A tratti indispensabile. E dannatamente efficace.

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