Se oggi nel web decideste di cercare dei video di Manuel Akanji per provare a conoscerlo meglio, uno dei primi risultati che incontrerete non sarà propriamente di campo. Pure se a far parlare di lui sono soprattutto cose di calcio giocato, il difensore centrale classe 1995 è diventato virale dopo un’ospitata nella trasmissione ‘Sportpanorama’ sulla tv svizzera. È andata più o meno così: il presentatore ha chiesto a qualcuno nel pubblico di scegliere due numeri a caso tra 11 e 99, da moltiplicare in una gara di velocità. Lui aveva una calcolatrice in mano, mentre Akanji avrebbe fatto il calcolo a mente. Chi è stato più veloce, secondo voi? Esatto.
“Mi piacevano i numeri quando andavo a scuola, la mia insegnante organizzava molte gare e le vincevo tutte”.
Era il novembre 2018, Akanji aveva compiuto da poco 23 anni e stava vivendo la sua ascesa nel calcio europeo. Partito da Winterthur, la sua città natale, aveva lo sport nel suo destino già da piccolo. Vuoi perché il papà Abimbola di professione faceva il consulente finanziario in Nigeria, prima di trasferirsi in Svizzera, ma era un calciatore in gioventù; vuoi perché anche la madre era una tennista. Anche le sorelle Michelle e Sarah, infatti, sono nello sport: la seconda in particolare è di due anni più grande di Manuel ed è membro della Commissione per l'Istruzione e la Cultura nel Canton Zurigo, oltre ad aver co-fondato la prima squadra femminile dell’FC Winterthur di cui è giocatrice.
Il 2018 è stato probabilmente l’anno migliore per Akanji: a gennaio era diventato un giocatore del Borussia Dortmund e a giugno si era affermato come uno dei migliori difensori del Mondiale di Russia disputato con la Svizzera, senza mai saltare nemmeno un minuto delle quattro partite disputate, fino all’eliminazione con la Svezia agli ottavi.
In quell’estate il suo nome era diventato di dominio pubblico tra gli addetti ai lavori e non solo. Nella Ruhr, come spesso capita, avevano deciso di anticipare i tempi e assicurarselo già prima che il suo talento calcistico si rivelasse. In realtà già nei suoi inizi in Svizzera si era messo sulla mappa del calcio europeo soprattutto con il Basilea dopo gli inizi nel Winterthur: dalla seconda serie alla squadra dominatrice nella Super League elvetica.
La sua ascesa è stata per la verità frenata da una rottura del crociato, ma nella città di Roger Federer nessuno ha mai dubitato del suo talento: né Urs Fischer, allenatore con cui i rossoblu hanno vinto due volte il campionato e oggi artefice dell’ascesa dell’Union Berlino, né il suo successore Raphael Wicky, con il quale ha raggiunto gli ottavi di Champions League nell’annata 2017/18, dove avrebbe dovuto sfidare il Manchester City.
GettyContro l’armata di Pep (aggregate di 1-6) Akanji però non c’era. Perché a gennaio si era trasferito al Borussia Dortmund, dove ci ha messo poco a conquistarsi un posto da titolare. Già nell’annata 2018/19 è stato uno degli uomini centrali nello scacchiere del suo connazionale Lucien Favre: è andato vicinissimo al Meisterschale, lottando fino all’ultima giornata. È stato punto fisso della difesa, nella cui linea c’erano anche lo svincolato di lusso Zagadou, l’ex interista Hakimi e l’obiettivo del Milan Diallo, oggi al PSG. Nomi più o meno noti alla Serie A.
Anche negli anni successivi Akanji è stato un perno della retroguardia, in coppia con il cavallo di ritorno MatsHummels. Le premesse che erano state gettate in quei primi 18 mesi, però, sono state abbastanza disattese. Era lecito ipotizzare una crescita importante, invece le sue indecisioni e i cali di concentrazione, pure alternati a prestazioni davvero di altissimo profilo, lo hanno enormemente limitato, al pari di qualche acciacco che non gli ha di fatto mai permesso di essere al top per un’intera stagione da agosto a maggio.
Discontinuità, la parola chiave che ha oscurato le sue potenzialità da difensore completo, dotato di grandi mezzi atletici e persino tecnici, adatto per difendere a campo aperto: non ha problemi a ricoprire i ruoli di centrale a due, ma anche a tre, soprattutto sul centro-destra. All’occorrenza si è anche adattato a terzino a quattro. I suoi blackout, però, sono stati un problema. Semplici passaggi in uscita sbagliati, decisioni discutibili, dormite in marcatura. Errori spesso costati dei punti.
Quest’estate a Dortmund, dove i paragoni contro i mostri del Bayern Monaco sono un tormentone ricorrente, hanno deciso di cambiare pagina e guardare altrove. Gli acquisti di Niklas Süle e Nico Schlotterbeck sono il simbolo della volontà di un rinnovamento apparso necessario, anche per la condizione contrattuale dello stesso Akanji: scadenza 2023, richieste economiche elevate ed un rinnovo che di conseguenza non è mai arrivato e nemmeno apparso vicino.
GettyAll’inizio di questa stagione, lo svizzero-nigeriano è stato messo di fatto fuori squadra dopo 158 presenze in quattro anni e mezzo. Addirittura circolava l’ipotesi che nemmeno venisse chiamato in ritiro. Alla fine a Bad Ragaz ci è andato, ma le prime tre gare ufficiali le ha viste dalla televisione. Un chiaro messaggio della società, che ora aspetta l’offerta giusta per venderlo: le sue prospettive in giallonero sembrano pari allo zero. E anche se dovesse rimanere in rosa, probabilmente non sarebbe coinvolto nei piani di Edin Terzic. A 27 anni deve ricominciare: “Manuel ha deciso di iniziare una nuova avventura e per noi va bene, lo scorso anno è stato straordinario”, ha detto il ds Sebastian Kehl.
Scelte dure, specie pensando al punto toccato 4 anni fa, quando su di lui si facevano valutazioni da decine di milioni di euro. Oggi, invece, potrebbe non superare i 20. Akanji, comunque, è sempre stato abituato ad essere considerato al di sotto delle proprie potenzialità. Si è tatuato la scritta “Prove them wrong” (“dimostra loro che sbagliano”).
“È stato il mio motto per tanto tempo, me lo sono fatto quando ho subito il lungo infortunio al crociato e al tempo non era nemmeno sicuro che potessi recuperare”.
Nel frattempo Akanji nello scorso Europeo ha dato prova di esaltarsi sui grandi palcoscenici, come aveva fatto tre anni prima in Russia. Prestazioni che non sono passate inosservate: con Rangnick sembrava poter essere un obiettivo per il ManchesterUnited (la squadra di cui ha ammesso di essere tifoso), ora invece il suo futuro sembra potersi tingere di nerazzurro, sponda Inter. A proposito: il suo nome completo è Manuel Obafemi Akanji. E sì, il secondo nome è un omaggio a Oba Oba Martins. Che altro aggiungere.



