Pubblicità
Pubblicità
Italy Champions Euro 2020Getty

Mancini e l’Italia: dal trionfo a un finale solamente rimandato

Pubblicità

Un fulmine a ciel sereno. Non ci sono altri modi per descrivere il freschissimo divorzio tra la Nazionale e Roberto Mancini. Con l’ormai ex c.t. che, nonostante pochi giorni fa fosse stato nominato coordinatore delle varie selezioni azzurre, ha deciso di fare un passo indietro senza possibilità di ripensamenti.

Insomma, quando si pensava che il matrimonio si fosse riconsolidato, ecco il finale inaspettato. D’altra parte, nel bene e nel male, questo è il calcio.

Resta la sensazione, e forse qualcosina in più, che da tempo il feeling tra Mancini e lo stato maggiore non fosse più quello dei tempi migliori. In Italia, si sa, fare il commissario tecnico non è semplice. E lo dice proprio la storia recente: nel bene tutti uniti, nel male colpa del 58enne di Jesi.

Che, sicuramente, ha commesso i suoi errori confluiti nel mancato accesso ai Mondiali in Qatar. Ci mancherebbe, un fallimento a tutti gli effetti, reso (leggermente) meno amaro considerando il trionfo – inaspettato – a Euro 2020.

La troppa riconoscenza, per certi versi dovuta, ha portato Mancini a rendere tardive delle scelte che sarebbero dovute andare in scena con maggiore tempestività.

Riassumendo: optare per un cambio generazionale post trionfo di Wembley avrebbe dovuto rappresentare la base del discorso, ma non sempre volere diventa sinonimo di potere. Specialmente considerando come, proprio attraverso il gruppo, il Mancio sia riuscito a creare i presupposti per trionfare in Inghilterra.

Resta un titolo che mancava da 53 anni. Restano degli scatti che rimarranno per sempre nel cuore degli italiani: vedi l’abbraccio con Gianluca Vialli. E, in generale, l’operato di un professionista che – tra alti e bassi – ha dato tutto alla causa. Senza mai tirarsi indietro e, soprattutto, assumendosi le proprie responsabilità.

E ora? La FIGC si ritrova a non poter fallire la prossima scelta. Ecco perché appare poco probabile che la decisione possa ricadere su Fabio Cannnavaro o Daniele De Rossi, entrambi ben quotati.

Più comprensibile, invece, un’eventuale offensiva per Luciano Spalletti, senza sottovalutare l’ipotesi che porterebbe all’Antonio Conte bis. Insomma, dopo il ciclo manciniano, la ragione sembrerebbe sposare una linea di continuità in termini di pedigree: esperienza e curriculum vincente.

Pubblicità
0