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Gianluca Mancini Roma 2019Getty Images

Mancini a DAZN: "La gente pensava che fossi il figlio del Ct..."

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E' arrivato alla Roma quasi in punta di piedi, fino a conquistarsi un posto da titolare: Paulo Fonseca non può fare a meno di Gianluca Mancini, a maggior ragione ora che tra i giallorossi ci sono tanti infortunati che hanno costretto il tecnico a schierare l'ex Atalanta addirittura a centrocampo.

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Intervistato da DAZN, Mancini ha rivelato di non vedere grosse differenze tra l'attuale modo di giocare e quello a Bergamo con Gasperini, una delle persone più importanti per la sua crescita tecnica e tattica.

"La riconquista del pallone nella metà campo avversaria la vivevo anche a Bergamo, ma in maniera diversa. L’intensità negli allenamenti è simile a quella che c’era all’Atalanta con Gasperini. Cambia il modo di andare a prendere gli avversari, il modo di giocare del mister mi entusiasma. Marcature? Se devo scegliere tra uno strutturato e uno piccolo preferisco quello piu’ grosso fisicamente perchè me la posso giocare sullo scontro fisico e sulle palle alte".

L'esperienza a Roma sta andando per il verso giusto: l'atmosfera presente nella città è ideale per un giovane calciatore alla scoperta di nuovi stimoli.

"Una volta ho letto: 'Roma è l’unico posto dove ti perdi e sei contento perchè scopri nuove cose' è veramente così! Viverci è unico, per la città e per la gente. Ogni tanto mi urlano per le strade 'Oh Mancini Daje!!!' Mi fa piacere... Il senso di appartenenza esiste ed è grande per questa maglia, le pressioni ci sono ma devono essere positive, che ti aiutino a migliorare. Il salto è stato grande perchè Bergamo è una città meravigliosa, la gente ti ama, ma è una realtà piu’ piccola rispetto a Roma. Questo lo sto avvertendo ma la vivo serenamente”.

Col passare del tempo Mancini ha cambiato modo di allenarsi e preparare le partite, adottando un approccio molto più professionale rispetto al passato.

"Nelle giovanili della Fiorentina andavo a scuola, avevo gli amici e poi giocavo, sempre con l’obiettivo di arrivare. C’era una impostazione ma finchè non sono arrivato a Bergamo non ho capito come bisognava comportarsi. Lì ho realizzato che per stare in Serie A devi cambiare totalmente, curare i dettagli. Oggi mi reputo un professionista perché vivo per il calcio".

La prima chiamata in Nazionale del commissario tecnico - che porta il suo stesso cognome - non si scorda mai.

"E’ stata bella la prima convocazione, mi sembrava di essere passato dalla Primavera alla prima squadra quando ero Firenze. Ero in Under 21 e Di Biagio mi disse che il ct Mancini voleva chiamarmi in Nazionale maggiore. Andai fuori di me, lì trovai giocatori come Chiellini, Bonucci, Verratti, Florenzi. Gente che io tifavo con le strisce colorate in faccia, fu incredibile! Lo stesso cognome del ct? A Firenze mi prendevano in giro perchè dicevano che ero il figlio di Mancini, infatti Roberto mi fece una battuta una volta arrivato in Nazionale: 'Ti chiami come me! Devi portare alto il nome' e io gli risposi che tutti pensavano fosse mio padre".

Mancini porta il numero 23 che a Roma fu del compianto Davide Astori.

"Appena l’ho scelto la prima persona che pensai fu Davide Astori. Qui a Roma l’hanno avuto in tanti, ma soprattutto ce l’ha avuto lui. L’ho conosciuto per due mesi in ritiro a Moena con la Fiorentina. Ci sono state tante persone che hanno parlato bene di lui e se tante persone parlano bene di un uomo vuol dire che era veramente speciale".

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