GOALNella stagione 2020/2021 la Lazio è tornata ai gironi di Champions League, 13 anni dopo l'ultima volta. La rosa biancoceleste è stata capace di entrare tra le prime quattro del campionato. Ultima volta: 2006/07, la storica stagione senza la Juve. I campioni del mondo Peruzzi e Oddo, e poi Rocchi e Simone Inzaghi, ancora calciatore. E Stephen Ayodele Makinwa. Il centravanti con la valigia.
Oggi Makinwa compie 40 anni e da sei non gioca più: la sua ultima esperienza l'ha avuta in Slovenia col Gorica. Ai tempi ne ha 23, di anni, e un futuro tutto da scrivere. In Italia, dove la Reggiana lo ha portato giovanissimo prelevandolo dalla Nigeria. In Serie A. E in Champions League. È una sorta di pupillo di Delio Rossi, che lo ha allenato all'Atalanta nella seconda parte del 2004/05, andando vicino a una clamorosa rimonta salvezza, e un anno e mezzo più tardi lo rivuole alla Lazio. Ma l'avventura romana si risolverà in una delusione cocente e difficilmente dimenticabile, epilogo di una serie di sballottamenti in prestito da una parte all'altra dell'Italia.
E dire che Makinwa, quando arriva alla Lazio, una certa reputazione ce l'ha. Dopo un girovagare che lo porta pure al Como e al Modena, per dire, nel 2005 è praticamente un giocatore dell'Inter. Il suo cartellino è in comproprietà tra Genoa e Atalanta, che non si fanno problemi nell'annunciare l'imminente chiusura dell'affare. E Oba Oba Martins si sbilancia ulteriormente:
“Siamo cresciuti assieme, sono contento che sia venuto all'Inter. Chi è più bravo a fare le capriole? Lui”.

Alla fine non se ne fa nulla: Makinwa prende la strada della Sicilia e firma col Palermo. Punendo di testa proprio l'Inter alla seconda giornata di campionato, in un pirotecnico 3-2 che gli uomini di Gigi Delneri rifilano a quelli di Mancini. Le reti totali dell'ex atalantino alla fine saranno 5, non moltissime ma sufficienti a convincere la Lazio a puntare su di lui. Questa volta niente intoppi: il futuro del nigeriano si colora di bianco e di celeste.
In quel 2006/07, l'anno del terzo posto finale dietro all'imprendibile Inter del Mancio e di Ibra e alla spumeggiante Roma di Spalletti, Makinwa fa parte a tutti gli effetti del gruppone della Lazio. Colleziona 25 presenze, segna 3 reti: una (inutile) al Milan all'esordio in campionato, con un tocco ravvicinato su assist di Rocchi, e poi un'altra a Messina e l'ultima con la Reggina. Non è titolare fisso, ha Rocchi e Pandev davanti a sé, ma insomma, può bastare e avanzare. Anche perché c'è una Champions all'orizzonte.
Nella stagione seguente, in effetti, Makinwa l'Europa la assapora eccome. Gioca addirittura uno scampolo di gara contro il grande Real Madrid, stoppato sul 2-2 all'Olimpico dalla banda di Rossi, parte titolare a Brema contro il Werder ed entra pure al Bernabeu. In campionato gioca 14 scampoli di partita senza segnare. Ma il 2008 si rivela lo spartiacque della sua carriera. A gennaio Stephen viene prestato alla Reggina, dove scende in campo 9 volte senza segnare e da un certo punto in poi perde completamente spazio. I calabresi conquistano un'altra salvezza dopo l'incredibile impresa dell'anno precedente, quella della penalizzazione post Calciopoli e della rimonta mazzarriana, e il centravanti fa ritorno a Roma.
Lì, puntualmente, la storia si ripete. Makinwa comincia il 2008/09 alla Lazio, che per l'impossibilità di sbolognarlo si vede costretta a tenerlo in rosa, e a gennaio riempie la valigia: Chievo, sempre in prestito. Dove segna appena una volta, contro il Cagliari a marzo. Chiude proprio contro la Lazio, 20 minuti una settimana più tardi, poi si fa male e non viene più convocato per le ultime 9 di campionato. Addio scontato. Ed ennesimo ritorno a Roma, dove ancora una volta nel 2009/10 gioca pochissimo: un paio di presenze in A, qualche comparsata in Coppa Italia e in Europa League.
Il calvario prosegue e si conclude nei due anni successivi. Al Larissa Makinwa dura pochi mesi, poi i greci decidono di rescindere il prestito per le precarie condizioni fisiche del giocatore, che si rivolge alla FIFA. E il 2011/12 il nigeriano lo trascorre fuori rosa, senza mai scendere in campo. Un incubo. Il legame si spezza finalmente nell'estate del 2012, quando il contratto di Makinwa scade e il nigeriano decide di darci un taglio: scende addirittura di due categorie per giocare in Lega Pro con la Carrarese di Gigi Buffon, tentando di dimenticare una serie infinita di amarezze. Ma il ricordo dei non semplici anni laziali, iniziati con una qualificazione alla Champions League e chiusi in maniera ingloriosa, lo accompagna ancor oggi.
“Prima di arrivare alla Lazio stavo andando molto bene – ha detto qualche anno fa al portale 'lalaziosiamonoi' – Il primo anno sono andato abbastanza bene, solo che mi portavo dietro alcuni problemi fisici, e ho patito subito un infortunio al ginocchio. Non abbiamo risolto subito la questione, in quel momento non c’era la possibilità di fare tanti acquisti e quindi ho giocato due anni con un ginocchio che diventava gonfio ogni due allenamenti. Con questo problema era difficile dare continuità sia in allenamento che in partita. Ho un fisico per il quale entro in forma giocando, ma non ho avuto questa possibilità. L’infortunio al ginocchio mi ha limitato, inoltre ho dovuto pagare io l’intervento per risolvere il problema. In una squadra importante quando parti già con un problema è difficile perché ci sono tanti giocatori forti”.
GettyIl problema è che tutto questo i tifosi non lo sanno. Per la gente che frequenta lo stadio Makinwa è appena un esubero di lusso, un calciatore appagato che ogni mese aspetta che sul proprio conto bancario piova un lauto bonifico. Ed è questo a ferire maggiormente il nigeriano.
”Nelle ultime due stagioni – ha ricordato ancora – nella presentazione di inizio anno allo stadio, quando chiamavano il mio nome venivo fischiato, era veramente molto brutto, successe più di una volta”.
La colpa? Un po' sua, magari. E poi della sfortuna. Ma anche di chi, evidentemente, ha sottovalutato i problemi cronici di Makinwa.
“Sono stato seguito un po' male– ha confidato a 'Radio Olimpia' – Non ho ricevuto molto aiuto per risolvere il mio problema, anche se non voglio puntare l'indice contro qualcuno. Non sono stato un giocatore di livello eccelso, però ad esempio Kanu ebbe problemi cardiaci e venne seguito alla grande”.
Che la Lazio rappresenti in ogni caso un tassello non indifferente della carriera di Makinwa è testimoniato dal fatto che, ogniqualvolta si presta a un'intervista, l'argomento spunta quasi da solo. Due anni e mezzo fa Stephen si è pure recato a Formello a trovare Simone Inzaghi, suo ex compagno nell'attacco biancoceleste, con tanto di foto di rito. Dimostrando così di essere venuto a patti con un tormentatissimo passato.
Oggi Makinwa ha cambiato vita: di recente è balzato agli onori della cronaca per aver preso parte a una start up per lo sviluppo di un'app di allenamento, progetto per innovare lo sport business. Una nuova avventura. Per voltare pagina.


