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Made in Italy? No grazie, il Lecce Primavera schiera solo stranieri

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Che il calcio italiano sia in crisi è diventato ormai un luogo comune, al punto che sta per entrare di diritto nella lista ufficiale dei modi di dire della lingua italiana al pari de "Non ci sono più le mezze stagioni" e altre ovvietà di tal genere.

Sentiamo spesso da presidenti, allenatori e più in generale gli addetti ai lavori che questo stallo nella produzione di talenti nostrani derivi dal malcostume di non far giocare ragazzi italiani e di favorire l'inserimento di calciatori stranieri già dal settore giovanile.

Una situazione però al quale nessuno sembra voler mettere mano per cercare di dare una vigorosa sterzata e invertire finalmente una rotta che vede il nostro calcio oramai alla deriva.

Anzi a volte dai settori giovanili non arrivano modelli propriamente esaltanti. L'ultimo esempio ce lo fornisce il LeccePrimavera.

La formazione giovanile salentina, nel corso dell'ultimo incontro di campionato disputato e vinto in casa del Frosinone, è partita dal 1 minuto non schierando nemmeno un calciatore italiano.

Al momento del calcio d'inizio, in campo c'erano ben 7 nazioni rappresentate in campo: Romania (4), Finlandia (2), Kosovo, Repubblica Ceca, Danimarca, Svezia e Spagna. Il primo calciatore di nazionalità italiana - Francesco Minerva - è entrato a inizio ripresa.

Una strategia che in ogni caso sembra pagare, dato che i giallorossi sono in testa alla classifica e hanno vinto le prime due partite stagionali

Sia chiaro, il problema non sono e non saranno mai i calciatori stranieri che arrivano in Italia. Anzi, ben vengano talenti di livello che possano crescere nelle nostre strutture e diventare un domani campioni di livello internazionale.

Ma se l'obiettivo è quello di ridare un senso al movimento calcistico italiano, forse sarebbe il caso di porre un freno almeno ai casi limite come quello del Lecce.

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