Di Lucio alla Juventus si ricorda poco, per non dire nulla. Una parentesi effimera e sfuggente. Per il brasiliano e per la stessa società, disposta a risolvere il contratto del verdeoro pur di archiviare rapidamente un matrimonio nato più forzatamente anziché spontaneamente.
Un rinforzo studiato per l'annata 2012-2013, un rinforzo d'esperienza condiviso da Antonio Conte. In quel reparto arretrato figurano Barzagli, Bonucci, Chiellini, Caceres e Marrone. Insomma, interpreti di livello assoluto, perlopiù nel pieno del loro rendimento.
Eppure, per dormire sonni tranquilli, Beppe Marotta e Fabio Paratici decidono di sfruttare un'occasione importante, cogliendo al balzo il fresco addio di Lucio all'Inter. Lui, esponente illustre dei nerazzzurri in versione Triplete, all'ombra del Duomo per tre stagioni caratterizzate da 136 gettoni e 5 reti.
Dopo una celere negoziazione, quindi, Madama mette le mani su Lucio, presentandolo nella sala comunale di Chatillon in occasione del ritiro estivo:
"Quanti sono gli scudetti della Juventus? Io la penso come il presidente".
Una frase che, immediamente, scatena i malumori del suo ex pubblico. A testimonianza di come nel calcio tutto possa cambiare rapidamente. Allora via all'avventura juventina, cercando di assimilare rapidamente i movimenti del 3-5-2 preposto meticolosamente dal tecnico salentino.
L'avvio, comunque, appare dei più promettenti. A Pechino, in occasione della finale di Supercoppa Italiana contro il Napoli, la Juve consegna al neo arrivato una maglia dal 1'.
A destra Lucio, Bonucci regista difensivo e Barzagli sul fronte mancino. In panchina non siede Conte, in quanto squalificato, bensì Carrera. E dopo una lunga battaglia, culminata nei supplementari tra feroci polemiche, la Signora la spunta per 4-2.
Il primo titolo in bianconero è servito. Tuttavia, sorprendentemente, "O Cavalo" fa fatica - e non poco - a trovare spazio. Culminando, progressivamente, in un netto ma inesorabile malumore.
Complessivamente, quindi, Lucio arriva alla finestra invernale collezionando 4 presenze. Poche. A maggior ragione per un giocatore abituato poco e nulla a vivere la panchina. Il 17 dicembre 2012, per evitare di trascinare una storia nata male, la Juve e il diretto interessato trovano un accordo per la risoluzione contrattuale.
Un'esperienza poco felice, ricordata così dal brasiliano intervistato dalla 'Gazzetta dello Sport':
"La Juve? fu un errore. Nel 2012 all'Inter era cambiato tutto: c’era un allenatore, Stramaccioni, che mi diceva di restare ma non era ciò che voleva. Infatti ogni 10 minuti mi chiamava Branca e mi diceva di trovarmi una squadra. Non era facile dopo tutto quello che avevo fatto là. Non arrivavano contratti forti, all’ultimo giorno non avevo altre opzioni: il mio manager mi disse di andare alla Juve. Ma è stata una decisione sbagliata. Bonucci rischiava una lunga squalifica e Conte mi disse che avrei giocato io, poi non è successo e non ho trovato spazio. Sono stato poco alla Juve, non ho provato per i bianconeri l’affetto che ho sentito nei confronti dell’Inter".
Lucio, oggi, ha 44 anni. E' l'ultimo difensore brasiliano della Juventus prima dell'arrivo di Bremer.
Una carriera lunga e redditizia, chiusa in patria con San Paolo, Palmeiras, Gama e Brasiliense. Il tutto, con in mezzo un'avventura indiana tra le fila del Goa. Nessun rimpianto, solo orgoglio, con un trofeo in bacheca tinto di bianco e nero.


