La storia recente ha regalato grandi soddisfazioni alla Lazio, tornata sui livelli di un tempo: il quarto posto ottenuto nella passata stagione ha permesso ai biancocelesti di tornare a giocare la fase a gironi della Champions League, come non accadeva dal 2007.
Tre anni prima, nel luglio 2004, la società attraversava uno dei periodi più bui della sua ultracentenaria esistenza con l'incubo fallimento, retaggio dei problemi economici della precedente proprietà con a capo Sergio Cragnotti, il presidente del secondo Scudetto conquistato nel 2000.
Quella è una Lazio a rischio collasso totale, sommersa dai debiti che non lasciano grossi margini di speranza: sono diversi i giocatori che in quelle convulse settimane lasciano Formello, agnelli sacrificali per limitare le perdite e mettere più di una toppa sugli enormi buchi del bilancio.
Una situazione assolutamente non compatibile con una società laureatasi campione d'Italia appena quattro anni prima, con un bacino di tifosi molto grande: in poche parole una chiara opportunità, colta al volo da un imprenditore romano, Claudio Lotito, attivo nel settore delle imprese di pulizia e della vigilanza privata.
AFPCon un'abile manovra diplomatica, Lotito riesce ad evitare l'epilogo peggiore, regalando una nuova speranza a tutti i tifosi capitolini: con l'Agenzia delle Entrate raggiunge un accordo per la rateizzazione in 23 anni dei debiti accumulati nel corso della precedente gestione, mantenendo dunque in vita una delle storiche squadre del calcio italiano. Qualche anno più tardi, diventerà celebre questa sua frase che la dice lunga sulle condizioni disperate del club.
"Ho preso la Lazio al funerale, ho fermato il funerale, e ho portato la società in condizione di coma ancora irreversibile, spero di riuscire a renderlo reversibile, ma non è un compito semplice".
Una volta 'fermato il funerale', per Lotito c'è il compito di dare vita ad una nuova Lazio con nuovi giocatori, quasi una rifondazione se si considera che gli unici rimasti sono Peruzzi, Oddo, Zauri, Negro, Couto, Cesar, Dabo, Liverani, Giannichedda e Simone Inzaghi. Insomma, c'è da rimboccarsi le maniche sul mercato per consegnare a mister Mimmo Caso una squadra in grado di ottenere una salvezza tranquilla, con vista, magari, sulla zona europea.
Il grande colpo estivo è il ritorno di Paolo Di Canio dopo 14 anni che, per amor della Lazio, rinuncia a tre quarti dello stipendio percepito allora in Premier League. Ma un 36enne non può bastare per risolvere tutti i problemi ed è così che il 31 agosto 2004, ultimo giorno utile per mettere a segno colpi di mercato in entrata, la Lazio si ritrova con mezza squadra ancora da acquistare.
E' proprio quel giorno a diventare scolpito nella memoria degli appassionati laziali, una sorta di primo mattone posato per la costruzione di una squadra competitiva. E così Lotito si trova costretto a fare i salti mortali per colmare tutte le lacune, tanto che alla fine i calciatori messi sotto contratto sono ben 9 nel giro di 24 ore.
Ternana CalcioEcco l'elenco completo: Braian Robert, Esteban Gonzalez, Miguel Mea Vitali, Anthony Seric, Leonardo José Talamonti, Antonio ed Emanuele Filippini, Sebastiano Siviglia e, dulcis in fundo, Tommaso Rocchi.
La maggior parte di essi non riuscirà a far breccia nel cuore dei tifosi: come lo sconosciuto Mea Vitali, che a gennaio 2005 deciderà di andare via in prestito al Sora per trovare più spazio, quello che invece non gli è mai mancato nella nazionale venezuelana (87 presenze e 1 goal). In un'intervista concessa a 'Laziopress.it', Vitali ha ricordato le ore frenetiche di quella pazza trattativa.
"E' stata rocambolesca. Prima di andare alla Lazio avevo firmato con l’Ancona. 3 settimane dopo però la società è fallita. Così sono rimasto in Italia facendo dei provini. Sono andato anche in ritiro con il Napoli. Poi gli ultimi giorni di mercato sono tornato al Caracas per giocare ma il giorno successivo mi chiama il mio agente Anellucci con Lotito, dicendomi di aver trovato un accordo con la Lazio. Quindi ho preso l’aereo per andare a Milano e firmare il nuovo contratto".
Anche Robert e Gonzalez faranno le valigie dopo poco tempo, mentre andrà leggermente meglio a Seric e Talamonti: il difensore argentino, in particolare, lo si ricorda per una rete realizzata di testa a San Siro contro l'Inter nell'ottobre 2004, utile per agguantare il pari nel finale dopo l'iniziale vantaggio nerazzurro siglato da Adriano.
Menzione speciale per i gemelli Filippini, arrivati insieme per tener fede alla diceria secondo cui potevano rendere al meglio solo se nella stessa squadra, come un'unica entità che, se separata, non avrebbe portato buoni frutti.
GettyDi tutt'altro tenore le esperienze alla Lazio di Siviglia e Rocchi: il primo diventerà vice-capitano e rimarrà fino al 2010, il secondo scriverà la storia a suon di goal (105) che tutt'ora lo rendono il sesto marcatore biancoceleste più prolifico di sempre.
Due intuizioni firmate Lotito che, al culmine di una stagione travagliata, riuscirà quantomeno a festeggiare la salvezza, raggiunta con soli due punti di vantaggio sul Bologna retrocesso. Annata poi finita nel mirino degli inquirenti di Calciopoli, altra minaccia disinnescata con lo spettro della B scongiurato nuovamente.
Ora la Lazio naviga costantemente nelle zone alte della classifica e, nel corso della presidenza Lotito, sono arrivate le soddisfazioni dei trionfi in Coppa Italia e Supercoppa Italiana che hanno dato ulteriore lustro ad un rapporto proficuo e ormai ultradecennale: se prima lo stato era quello di coma irreversibile, in questo momento possiamo tranquillamente affermare che il paziente si è completamente ristabilito. Merito del 'dottor' Lotito.


