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Lazio-Roma 1-5: la notte da sogno di Montella in quella da incubo per Nesta

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Una giornata difficile può capitare a chiunque e nello sport spesso la cosa coincide con una grande giornata del tuo avversario. Lo sanno bene coloro che hanno fatto attività sportiva e livelli più o meno importanti e lo sanno bene anche Alessandro Nesta e Vincenzo Montella, due campioni che nel corso della stessa serata hanno vissuto il momento più basso ed il momento più alto delle rispettive carriere.

Il tutto è accaduto il 10 marzo 2002, una data questa rimasta impressa nei cuori dei tifosi della Roma e che viceversa il popolo di fede laziale vorrebbe semplicemente cancellare dalla sua storia.

Siamo nella stagione 2001/2002 e in uno stadio Olimpico gremito in ogni ordine di posto, va in scena quella che è da sempre una delle partite più sentite a livello mondiale: il Derby della Capitale.

Di fronte ci sono due squadre che come al solito si contendono molto più dei semplici tre punti, visto che in palio c’è quella quella posta che da sempre rende questa partita diversa da tutte le altre: la supremazia in città assicurata per qualche mese. La sfida è valida per il ventiseiesimo turno del campionato di Serie A e se la Roma si presenta all’appuntamento consapevole del fatto che una vittoria vorrebbe dire anche vetta della classifica, la Lazio arriva più attardata e con diversi problemi di formazione.

Il tecnico biancoceleste Alberto Zaccheroni deve rinunciare a diversi uomini soprattutto in difesa e decide quindi di ridisegnare la sua squadra con una sorta di 3-4-1-2 che prevede Nesta, Mihajlovic e Fernando Couto a completare il pacchetto difensivo, Dino Baggio nell’insolito ruolo di esterno a destra a sfidare Candela e Pancaro sull’out opposto. Davanti ci sono Simone Inzaghi e Crespo, supportati da uno Stankovic avanzato in posizione di trequartista.

Fabio Capello può viceversa affidarsi ai suoi uomini migliori, ma quella in casa giallorossa è una giornata che non è iniziata nel migliore dei modi. Nelle ore che hanno preceduto l’inizio della partita, si è parlato soprattutto di un uomo. Un campione che sul prato dell’Olimpico quella sera non ci metterà piede: Gabriel Omar Batistuta.

Rimbalzano voci più o meno accreditate di una clamorosa rottura tra il tecnico e l’attaccante argentino che, una volta appreso che ad attenderlo ci sarebbe stato, almeno inizialmente, un posto in panchina, avrebbe deciso di autoescludersi dal derby.

Quello che è certo è che Capello ha chiaro da giorni che ad affiancare Marco Delvecchio in attacco sarà Vincenzo Montella. La sua annata fino a quel momento è stata di quelle complicate, visto che un infortunio l’ha costretto a saltare buona parte della prima metà di stagione, ma un paio di settimane prima è tornato al goal in campionato decidendo una sfida con il Perugia ed ha buoni progressi.

Intanto, mentre nella Capitale deflagra con tutta la sua forza il caso Batistuta, ce n’è un altro che è appena esploso, ma in maniera molto più silenziosa. La Lazio ha infatti deciso che Alessandro Nesta sarà il pezzo pregiato da sacrificare nel corso della successiva sessione di calciomercato ed il capitano, che è stato avvertito della cosa dalla sua società, non l’ha presa bene. Nelle sue vene scorre sangue biancoceleste e per tutta la sua vita ha sognato una carriera vissuta con un’unica maglia addosso. Alla fine sarà il caso scoppiato in maniera più subdola e silenziosa ad avere ripercussioni su un match destinato ad entrare nella storia.

Sono le 20.30 quando l’arbitro Roberto Rosetti decreta l’inizio del derby e bastano pochi minuti per capire come potrebbero andare le cose. La Roma è infatti entrata in campo con il giusto piglio e domina in mediana, mentre la Lazio non riesce trovare le misure e soprattutto ad arginare un Francesco Totti che galleggia tra le linee da fuoriclasse qual è e che spesso si sposta a sinistra perché ha capito che è soprattutto dalle parti di Dino Baggio che si può sfondare.

Non è quindi un caso che proprio in quella porzione di campo, al 12’, verrà confezionata l’azione che porterà al primo goal: Totti, marcato da Fiore e Stankovic, si libera nella sfera nell’unico modo possibile, ovvero con un colpo di tacco a servire l’accorrente Candela che senza pensarci troppo su lascia partire un cross di esterno destro verso l’area piccola dove c’è Montella che, liberatosi della marcatura di Nesta, con un colpo di testa in tuffo non lascia scampo a Peruzzi. Quando l’Aeroplanino ‘decolla’ per esultare con i suoi compagni, il capitano biancoceleste è ancora in ginocchio.

Vincenzo Montella RomaGetty

In campo c’è una sola squadra e la Lazio fatica anche solo ad imbastire qualcosa di simile ad un’azione ragionata nella metà campo avversaria.

Al 30’ il raddoppio giallorosso: ancora Totti parte per vie centrali, scappa a Fiore, semina Giannichedda, sfida e lascia sul posto Fernando Couto e dal limite lascia partire una conclusione angolata sulla quale Peruzzi deve superarsi allungandosi sulla sua destra per respingere. Il pallone arriva quindi dalle parti di Nesta che non deve far altro che spazzare per sventare definitivamente la minaccia, ma sta ancora caricando il suo sinistro quando Montella arriva alle sue spalle come un falco e in spaccata insacca a porta praticamente sguarnita. E’ un goal da grande opportunista, è quello che vale il 2-0. Nesta resta gelato in mezzo all’area di rigore con le mani tra i capelli mentre sugli spalti esplode il tripudio giallorosso. Mai si era visto il capitano della Lazio essere sorpreso in questo modo.

A questo punto diventa chiaro a molti, con largo anticipo, quale sarà l’epilogo del match, quello che nessuno può però sapere però è che i minuti successivi saranno quelli che consegneranno Vincenzo Montella alla storia del Derby della Capitale.

Al 37’ la Roma cala il tris: calcio di punizione battuto dalla destra da Totti, Montella, che non è esattamente il più in alto tra i giocatori in area di rigore, parte prima di tutti riservandosi quella frazione che di fatto lo rende imprendibile e, anticipando ancora Nesta, di testa mette il pallone il pallone dove Peruzzi non può arrivare. Dove nessuno potrebbe arrivare. Il capitano della Lazio, ancora una volta sorpreso, pur di fermare il 9 giallorosso alza istintivamente le braccia quasi a volerlo murare come si fa nel volley. Nulla da fare. E’ nuovamente in ritardo e quando azzarda quel tentativo estremo la sfera ha già iniziato il cammino che la porterà sotto il sette.

Tre goal, uno ogni dodici minuti. Era dal 1960, ovvero da Pedro Manfredini, che un giocatore non siglava una tripletta nel Derby della Capitale. Montella, che fino a quel momento in campionato aveva realizzato una sola rete, prima della fine della prima frazione ha anche l’occasione per segnare il suo quarto goal della serata quando su un cross dalla destra di Cafù viene ancora una volta perso da Nesta che gli concede incredibilmente metri di libertà nel cuore dell’area di rigore. La posizione è ideale e Peruzzi è fuori dai pali, ma l’Aeroplanino questa volta non trova lo specchio, fallendo per assurdo la più facile tra le occasioni che gli sono capitate.

Il capitano della Lazio nel corso dell’intervallo chiederà ed otterrà di non tornare in campo e la cosa aiuterà Zaccheroni a ridisegnare la sua squadra con un 4-4-2 più equilibrato. Restano quindi negli spogliatoi Nesta e Dino Baggio per far posto a Gottardi e Poborski.

La Lazio nella ripresa prova a riaprire i giochi con una straordinaria prodezza balistica di Stankovic che al 53’ vale il momentaneo 1-3, ma si tratta solo di un lampo.

Al 64’ sui biancocelesti si abbatte ancora la furia di Vincenzo Montella che, dopo essere caduto a centrocampo a seguito di un contrasto con Mihajlovic si rialza, segue l’azione e una volta smarcatosi, viene servito da Tommasi e da fuori area lascia partire un sinistro potentissimo scaraventando il pallone sotto l’incrocio alla sinistra di Peruzzi. La sfera, prima di toccare la rete, pizzica la parte interna della traversa quel tanto che basta per dare al tutto quell’ulteriore senso di meraviglia.

E’ il momento più incredibile della sua carriera. Prima di lui nessuno aveva segnato quattro reti nel Derby di Roma e da allora nessuno è riuscito a ripetere tale impresa. In poco più di un’ora ha sfornato quattro gemme, tutte diverse. Velocità d’esecuzione, furbizia, abilità nello smarcarsi e potenza. Ovvero il meglio del suo straordinario repertorio.

Al 72’ anche Totti metterà la firma sul derby e sarà giusto così. La sua prova è stata sontuosa e va impreziosita con una magia che nella fattispecie si traduce in un pallonetto incredibile da fuori area. Peruzzi, che è fuori dai pali, non può fare altro che accompagnare con gli occhi tutta la traiettoria di quel pallone che viaggia ad un’andatura tanto morbida quanto letale. A rendere il momento ancor più iconico la maglietta che indossa sotto quella giallorossa e che mostra al mondo. Sopra vi campeggia la scritta ‘6 unica’. Quel messaggio per la sua compagna, diventerà una foto tra le più condivise ed amate in assoluto dal popolo giallorosso.

Totti Roma LazioGetty

La sua è la rete che fissa il risultato su un definitivo 1-5 che vale la supremazia nella Capitale, ma anche i tre punti che vorranno dire ritorno ad un primo posto in classifica che poi i giallorossi non riusciranno a difendere fino alla fine, visto che sarà la Juventus in extremis a laurearsi poi campione d’Italia il successivo 5 maggio. Sarà anche quella una giornata scalfita nella memoria di moltissimi, ma questa è un’altra storia.

Dopo il triplice fischio finale, uno dei primi pensieri del grande protagonista di serata, Vincenzo Montella, sarà proprio per Nesta.

“Anche io sarei triste al suo posto, non è giusto infierire. Anche ad un grande campione come lui può capitare di sbagliare una partita”.

Le sue non sono semplici parole dettate dal fair play, sono viceversa parole cariche di rispetto per un giocatore con il quale ha condiviso anche tante esperienze in Nazionale e che proprio nella notte nella quale lui ha provato la gioia nel senso più puro del termine, si è ritrovato a fare i conti con la delusione più estrema.

Il giorno dopo le copertine dei giornali saranno tutte per loro due: Montella e Nesta. Uno sarà il simbolo di una Roma trionfante, l’altro di una Lazio in ginocchio e nel leggere le pagelle snocciolate ovunque, farà quasi effetto vedere il nome del capitano biancoceleste a accostato a tanti 4. Lui, uno dei più forti difensori italiani di ogni tempo, il centrale spesso insuperabile capace di annullare gli avversari con forza ma anche eleganza, mai aveva vissuto quarantacinque minuti di quel tipo. Mai lo si era mai visto così spaesato ed inerme in una partita.

Nesta anni dopo parlerà di quel derby come di una delle più grandi delusioni della sua intera carriera.

“Montella fu bravo in quella partita, come tirava faceva goal, ma io quella domenica proprio non c’ero in campo. A tutti capita prima o poi una giornata nera, una di quelle nelle quali ti va tutto storto, e la mia è stata quella. Non ho mai cercato scuse, ma quella per me fu una settimana difficile. Mi convocarono per dirmi che non c’erano soldi e che quindi mi avevano praticamente venduto alla Juve. Non c’ero con la testa e infatti feci danni mai visti. Nell’intervallo poi sono esploso, ho mandato tutti a quel paese e sono uscito. Ero giovane e sbagliai”.

Nella notte nella quale Vincenzo Montella si è preso un posto nella storia della Roma, Alessandro Nesta ha perso la sua Lazio.

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