Da Seb Haller ad André Silva, da Ante Rebic a Luka Jovic. Bastano i nomi per capire cosa significhi negli ultimi anni essere un attaccante dell’Eintracht Francoforte. Il gioco offensivo del club che occupa ormai stabilmente le posizioni europee della classifica di Bundesliga ha permesso a tanti talenti inespressi di ritrovare fiducia o ad altri in rampa di lancio di essere nelle migliori condizioni. Tanti, non tutti. Perché Sam Lammers, a Francoforte, non sembra essere particolarmente a suo agio.
Il suo arrivo nell’ultimo giorno di mercato è stato accolto favorevolmente dalla piazza e dagli addetti ai lavori. Dopo quattro mesi, però, il bilancio della sua esperienza tedesca è certamente da rivedere al ribasso. Specie rispetto alle aspettative. Il classe 1997, prodotto del florido vivaio del PSVEindhoven, veniva da un’altra stagione tra luci ed ombre all’Atalanta. Pochi colpi, ma buoni. Due goal in meno di 300 minuti. Minutaggio quasi nullo e non dovuto agli infortuni - sebbene la stagione precedente di fatto l’avesse saltata in toto - ma alle scelte tecniche. Una sola partita da titolare, durata un tempo. Poi 16 volte da subentrato. E la necessità di cercare spazio altrove.
A Francoforte, punto d’approdo normalmente felice per le punte, l’attacco ha vissuto un restyling dopo la cessione di André Silva al Lipsia. Lammers, Paciência, il nuovo arrivato Santos Borré, Ache: tutti in corsa per scalare le gerarchie del nuovo allenatore Oliver Glasner. Anno zero per tutti, anche per Lammers.
"Sono arrivato a Francoforte da Bergamo in macchina. Quando è arrivata la chiamata, ho messo in valigia alcune cose e sono subito salito in auto (8 ore di viaggio, ndr). A Bergamo la situazione non era ideale, giocavo poco e a gennaio non avevano voluto lasciarmi partire. Quindi ero molto felice di questo trasferimento si fosse concretizzato dopo i contatti lo scorso gennaio".
A settembre è sempre stato titolare. Rivedeva la speranza di tornare ai fasti dell’Heerenveen. Anno 2018/19, in prestito. 19 goal e vari assist a referto. Nelle prime tre partite, due goal. Nel giro di una settimana. Gli unici, però. La deviazione vincente nel primo tempo contro il Wolfsburg del 19 settembre rimane al momento l’ultima marcatura siglata dal nativo di Tilburg. Si è accontentato di qualche altro gettone da titolare, sempre uscendo ben in anticipo rispetto al triplice fischio finale.
Getty ImagesFino a sabato scorso, il suo totale di minuti giocati in Bundesliga da novembre in avanti era di tre. Da subentrato, sul 5-2 a favore, contro il Bayer Leverkusen. L’unica vittoria alla quale ha preso parte attivamente era quella contro il BayernMonaco, giocando il quarto d’ora finale. Poco di memorabile a livello personale, anche in questo caso. Per il resto, tante panchine. E anche un paio di tribune. Ultimo nelle gerarchie.
Sabato, contro il Borussia Dortmund, il fondo. Entrato al 66’, è rimasto in campo nella mezzora in cui l’Eintracht ha subito la clamorosa rimonta giallonera da 2-0 a 2-3. Ed è finito sul banco degli imputati. Primo colpevole per i tifosi, che in lui vedono indolenza e poca determinazione. All’apparenza, un carattere freddo e passivo in un ambiente caldo e attivo come quello di Francoforte.
Nonostante il suo profilo Instagram sia fermo allo scorso 3 ottobre - calcisticamente e socialisticamente parlando, un’eternità - si possono rintracciare commenti dei tifosi dell’Eintracht che lo invitano ad andarsene e tornare da dove è venuto, arrivando addirittura oltre. Insult misti, per fortuna, a messaggi d’incoraggiamento da parte di altre frange della tifoseria.
In Germania si racconta di un’integrazione difficile da parte del calciatore, che non sembra trovarsi a suo agio nell’ambiente e nel gruppo, tanto che qualcuno parla anche di allenamenti troppo molli. La mossa di metterlo in campo contro il Dortmund sarebbe stata più dovuta a mancanza di alternative e necessità fisiche piuttosto che ad una precisa scelta tecnica.
Nella conferenza stampa post partita al tecnico austriaco è stata rivolta una domanda diretta, “semplice e provocatoria: Lammers ti è costato la vittoria?”. Glasner ha risposto con un laconico “No”. Denso di significato, nel bene e nel male.
“Da quando siamo tornati a lavorare si è allenato bene, era in forma, ha segnato molti goal”, ha poi aggiunto l’ex allenatore del Wolfsburg.
Sull’argomento è intervenuto anche il direttore sportivo Markus Krösche, ovviamente in difesa di Lammers, affermando che “le critiche sportive sono giuste, ma non va bene se si oltrepassa un certo limite”, come accaduto tra i tifosi e l’olandese. La cui esperienza a Francoforte, salvo cataclismi, si concluderà in estate. A meno che si opti per un divorzio anticipato, come ipotizzato da qualcuno in Germania. Le premesse, senza dubbio, erano ben diverse.




