Si fa presto a dimenticare le grandi imprese da supereroe, le minacce sventate, l'adorazione massima. Basta un più corto periodo rispetto ad un lunga difesa di Gotham, Metropolis o New York, che il popolo si scorda. La caduta dell'eroe passa attraverso tutti, da chi l'ha adorato, da chi l'ha visto come salvatore. Da chi, anche se giovane, contava su di lui. Era grande, è piccolo. La riscossa dell'eroe, la sua rinascita. Essenziale in ogni storia. Come in quella di Lucas Ocampos.
Ve lo ricordate no? Ocampos, nessuno l'ha dimenticato. Uno di quei giocatori che sembra aver giocato in Serie A per un decennio. Invece no, solamente una stagione divisa in due, completamente spezzata come le speranze di chi a Milano lo scelse come colpaccio sudamericano del presente e del futuro. Prima che l'idea dell'eroe scomparisse, lasciando spazio ad una realtà in cui i villain che sfondano la parete della città vincono.
Nell'ambito dei superoei il rinato Ocampos, ora al Siviglia, può essere accostato a Captain Fantastic dei Fantastici 4. Se non lo conoscete, vi basti sapere che ha il potere di allungarsi all'infinito. Perchè l'argentino è così, snodato, dall'alto di quella classe esagerata attorno al suo metro e 87. Una specie di Ilicic, se non fosse per qualche centimetro in meno e qualche kg in più. Perchè rispetto all'atalantino è più massiccio e meno magro simil manico di scopa attorniato dalla magia. Che lo possiede nelle stesse percentuali di Josip.
A vederlo in campo, da lontano si nota l'altezza, da vicino la massa. Una di quelle ali diverse rispetto al normale, poco commerciale e più minimal. Almeno fino a quando tutta la sua arte non esplode nella corsia esterna, con massimo potere allungabile delle lunghe leve: il doppio passo. Se volete mandare qualcuno al manicomio, scegliete il metodo Ocampos.
Non ha sviluppato la sua abilità all'improvviso venendo investito da un'onda d'urto magica, è rimasta sopita per un po' di tempo. Ma è sempre stata in Ocampos questa tecnica, soprattutto ai tempi di Marsiglia, squadra con la quale ha giocato prima e dopo il suo approdo in Italia, passando per Genoa prima e Milan dopo. Dove ha fatto meglio? Dove nel calderone i tre numeri, 4, 3, 3, si sono posizionati in tale ordine. Quattro difensori, tre centrocampisti, tre attaccanti. Uno di questi, proprio lui.
Getty ImagesCon Juric a Genova giocava esterno a sinistra e a destra, mettendo insieme qualche goal, qualche assist, immenso desiderio del Milan di averlo. Ocampos in Italia non è riuscito a confermarsi, fermandosi, tornando al principio e al via. Ripercorrendo le strade di Marsiglia senza che nessuno si ricordasse fosse stato un eroe.
A Marsiglia ha avuto sì due buone annate in cui la gente, soprattutto i vecchi amanti dell'Olympique, ha cominciato a ricordarsi perchè si fidava di lui. Ma Ocampos è rimasto appeso al vorrei ma non posso, inciampando ad un passo dal titolo di difensori dei valori Phocéens. Si fa crescere il pizzetto, quasi a voler sfuggire al passato, ma in realtà per ergersi ad uomo nuovo, che ha aggiornato il suo status consapevole di poter essere grande.
Poi nell'estate 2019 qualcuno lo porta a Siviglia, perchè si ricordava cosa poteva fare per la gente, per il bene comune. Dei tifosi biancorossi. La lampadina si accende fluttuante nella mente di Monchi, lo sceglie per la Liga. E lui Ocampos fluttua sulla sinistra e sulla destra, riporta alla mente dei fans cosa significano gli skills, i giochetti, doppi passi e rabone. Perchè è sia super che eroe e i tifosi del Ramón Sánchez-Pizjuán ci hanno messo poco ad accorgersene. Bastavano solo quei tre numeri.
A Siviglia c'è classe, c'è voglia di divertirsi. Ocampos non solo fluttua, ma ci sguazza in quell'organizzazione offensiva. Alla corte di Lopetegui, altro uomo perso e ritrovato nel flusso di quel nuovo atto cinematografico in cui torna la grandezza dell'interprete, il 26enne argentino, che aspetta di trovare continuità anche con la Nazionale albiceleste, fa registrare il miglior dato della sua carriera. Quattordici goal e tre assist in trentatré presenze in Liga.
Per Ocampos la normalità è dribblare, mettere al centro, segnare, esultare. Ripetere una, due, dieci volte senza mai annoiarsi. Non lo fa lui, non lo fanno i tifosi del Siviglia: si diverte e fa divertire.
L'ultima stagione ha rappresentato il ritorno sotto le luci della ribalta di un giocatore che ha solo voglia di sorridere e dimenticare il passato, un campione che non sembrava più essere un eroe, ma solo un ragazzo come tanti. Non che ci sia qualcosa di male, ma la gente si aspetta tanto da lui. Anche se per un po' ha avuto la memoria corta.
Devastante prima del lockdown e in forma smagliante dopo il ritorno al calcio giocato. Ocampos ha chiuso in crescendo l’annata in Liga e si è riscoperto super anche in Europa League, visto che dopo aver sfornato un assist negli ottavi contro la Roma, nei quarti, a due minuti dal novantesimo, contro il Wolverhampton ha trovato la rete decisiva che ha spinto il suo Siviglia in quella semifinale che vedrà i Rojiblancos opposti al Manchester United.
Ma Ocampos non ha probabilmente bisogno dei tifosi per divertirsi, per dribblare, per essere portato a mostrare la classe. Per arrivare a far felici i tifosi deve usare la sua tecnica. E ciò non potrebbe renderlo più felice. Rinato, decisivo. Dimenticato, forse. Ma non oggi.




