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Matias AlmeydaGetty/GOAL

La pazza vita di Matias Almeyda: dal vizio dell'alcol alla depressione

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A cavallo tra la fine del millennio e i primi anni del 2000 Matias Almeyda fu un vero e proprio pilastro della nostra Serie A: centrocampista grintoso e dinamico, dotato di un gran fisico e di un temperamento fuori dalla norma. Un carattere sicuramente vulcanico, che al di fuori del rettangolo di gioco ha dato sfogo ad alcuni episodi del tutto sopra le righe.

93 presenze con la Lazio, 50 con il Parma e 47 con l'Inter per un giocatore che faceva dell'agonismo il suo punto di forza, come testimonia anche il nome del suo avversario preferito: un certo Edgar Davids, che lui stesso ha sempre dichiarato di aver stimato profondamente.

"Era l’avversario che mi piaceva di più. Lui mi dava una botta e io mi alzavo senza dire nulla. Io gli davo una botta e lui si alzava senza dire nulla. Lui a sinistra, io a destra: ci scontravamo sempre. Una guerra. Una volta in un’intervista esposi il mio modo di pensare. Prima della gara successiva Davids mi è venuto incontro. Ho pensato che era arrivato il momento di fare a pugni, invece lui mi ha stretto la mano e mi ha detto: "Bravo, la penso esattamente come te". Potevamo diventare amici".

Una carriera vissuta in bilico tra i campi di Serie A e qualche vizio di troppo, l'alcolismo su tutti:

"Per tutta la carriera ho fumato dieci sigarette al giorno. Anche l’alcol è stato un problema. Bruciavo tutto negli allenamenti, ma vivevo al limite".

Come quella volta che fu ricoverato dopo aver corso ben cinque chilometri in pieno coma etilico, proprio durante la sua parentesi nerazzurra, come raccontato nella sua autobiografia intitolata 'Almeyda, Anima e Vita':

"Una volta ad Azul, il mio paese, ho bevuto cinque litri di vino, come fosse Coca Cola, e sono finito in una specie di coma etilico. Per smaltire, ho corso per cinque chilometri, finché ho visto il sole che girava. Un dottore mi ha fatto 5 ore di flebo. Sarebbe stato uno scandalo, all’epoca giocavo nell’Inter. Quando mi sono svegliato e ho visto tutta la mia famiglia intorno al letto, ho pensato che fosse il mio funerale".

Una vita senza freni nel suo senso più profondo, uno spirito da indio, proprio come la bisnonna e proprio come quel suo tatuaggio con quel look inconfondibile: capelli lunghi fin sotto alle spalle legati soltanto da un elastico intorno alla testa, jeans rotti e magliette da gaucho.

Diego Fuser Matias Almeyda Parma LazioGetty Images

Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, Almeyda ha deciso di mettere nero su bianco tutte le avventure di una vita vissuta a velocità doppia. Tra i tanti aneddoti spicca quella fuga nel baule di una macchina ai tempi del Parma:

"Una volta al Parma ho lasciato lo stadio nel baule della macchina dei miei suoceri. C’erano 20 ultrà che mi aspettavano per un gestaccio che avevo fatto. In realtà era stato solo uno sguardo, ma di sfida, dopo che mi avevano urlato qualcosa. Avevo fatto amicizia con un gruppo di rugbisti argentini, che per la gara successiva mi hanno accompagnato al Tardini...".

Una carriera chiusa in patria con il fantasma dell'alcool sempre più presente e l'incubo di una depressione che lo ha tormentato per ben 4 anni, prima della decisione del definitivo addio.

Dopo aver smesso di giocare Almeyda ha deciso di mettere tutto il suo temperamento al servizio del calcio diventando allenatore: il nuovo cammino inizia proprio dalla panchina del River Plate, che gli viene in soccorso in un momento delicato offrendogli nuovi stimoli e tutto l'affetto del proprio popolo.

Matias Almeyda, ChivasGetty Images

Arrivano poi le avventure al Banfield e al Chivas prima di sbarcare in MLS, dove ha guidato i San José Earthquakes. Ora l''indio' Almeyda è un uomo nuovo: i fantasmi del passato sono un solo sbiadito ricordo. Attualmente è tornato in Europa, dove guida l'AEK Atene. In Grecia ha vinto il campionato, poi l'uscita prematura dai preliminari di Champions League con conseguente retrocessione in Europa League. E con la vittoria all'esordio dei gironi sul Brighton di Roberto De Zerbi. Non abbastanza, comunque, per centrare la qualificazione al turno successivo dato che l'AEK ha chiuso il girone all'ultimo posto.

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