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Union BerlinGetty Images

L’ascesa dell’Union Berlino: da esordiente a ‘Stadtmeister’ nel giro di tre anni

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Quando nel maggio 2019 l’Union Berlino festeggiava la prima, storica promozione in Bundesliga, la maggior parte degli addetti ai lavori si immaginava una sorta di toccata e fuga nella massima serie prima di tornare nel giro di poco tempo a lottare in Zweite. Fattori economici, inesperienza e tasso tecnico della squadra non deponevano certo in favore di un lungo periodo ai vertici del calcio tedesco. Eppure, oggi, il piccolo club della capitale non solo lotta regolarmente per un posto in Europa, ma è persino ‘Stadtmeister’, ovvero: la squadra più importante della città. E dopo aver vinto tre derby su tre contro i rivali dell’Hertha, e conquistato due qualificazioni di fila alle coppe europee, non potrebbe certo essere altrimenti.

L'ultima gioia, sabato 7 maggio: 4-1 esterno al Friburgo, una sorta di scontro diretto per l'Europa che ha impedito agli uomini di Streich - quarti - di scappare verso la Champions League e ha consentito a quelli dello svizzero Urs Fischer di portarsi in sesta posizione. Ovvero in Europa. Matematicamente. E per la seconda stagione di fila. Se sarà Europa League o Conference League, lo decideranno gli ultimi 90 minuti della Bundesliga. Ma intanto l'ennesimo miracolo ha preso compiutamente forma.

Rispetto ai più celebri - ma non molto più titolati - concittadini dell'Hertha, gli Eisernen (‘uomini di ferro’) hanno sede in una zona molto più periferica della città, a una ventina di km dal centro, in una zona che non è coperta dalla metro ma soltanto dal tram. Il quartiere è quello di Köpenick, appartenente all’ex Berlino est. Una piccola cittadina che di berlinese, a ben vedere, ha effettivamente molto poco. Più che in periferia, sembra quasi di essere in provincia. E anche l’Union, più che un top club appartenente a una big city, ha sempre mantenuto, anche per scelta, l’anima di quella che in Italia definiremmo ‘provinciale’.

Negli anni della DDR, il club militava in Oberliga e si ‘opponeva’ alla Dynamo Berlino, la squadra di Erik Mielke, il capo della Stasi, il Ministero per la Sicurezza di Stato. Anche per questo motivo si era fatta la nomea di squadra “della resistenza”, un soprannome che da sempre incarna in pieno lo spirito degli Unioner. L’appartenenza prima di tutto: ciò che li ha spinti anche a donare sangue per salvare la squadra quando, a inizio millennio, rischiava il fallimento — qualche anno più tardi a organizzare turni di lavoro assolutamente gratuito per ristrutturare lo Stadion an der Alten Försterei.

Per anni dopo l’unificazione tedesca il club ha oscillato nelle serie minori, prima di assestarsi in Zweite Liga nel decennio scorso. Poi, nel 2019, la prima promozione arrivata allo spareggio battendo un colosso come lo Stoccarda, terzultimo in Bundesliga. Curiosamente, all’ultima giornata l’Union aveva buttato alle ortiche la chance di superare il Paderborn al secondo posto. Ce l’hanno fatta comunque.

Union Berlin Stuttgart 2019Getty Images

Fino a quel momento, il più grande traguardo era stata la Coppa della Germania Est ottenuta nel 1968. Il secondo, probabilmente, il derby contro l’Hertha Berlino vinto in Zweite all’Olympiastadion nel 2011 con goal del mito Mattuschka. Il primo derby contro quella che, dalla caduta del muro, è a tutti gli effetti la prima squadra di Berlino. O meglio, era. Perché ora le cose sono cambiate.

L’Union Berlino che doveva stare in Bundesliga un anno, che per molti era una candidata per retrocedere sia nel 2020 che nel 2021, non solo ha conquistato una doppia salvezza, ma in entrambe le stagioni ha chiuso davanti ai rivali cittadini. Sempre conquistandosi un posto in Europa, come detto. Nel novembre 2019 si è persino tolto la soddisfazione di vincere il primo derby in Bundesliga tra una squadra che apparteneva all’ex Berlino Est e una dell’ex Berlino Ovest. 1-0, rigore di Polter, all’Alte Försterei. Preludio a un dominio che quest’anno è stato incontrastato e indiscutibile.

Nella gara d’andata a Köpenick l’Union ha vinto 2-0. Poi, negli ottavi di finale di DFB-Pokal, è arrivato anche un successo per 2-3 all’Olympiastadion. E a inizio aprile l’apoteosi. Sempre nello stadio più storico di Germania, è arrivato un clamoroso 1-4 in una partita dominata dall’inizio alla fine, con un poker che per certi versi sta addirittura stretto, ma che ha sancito a tutti gli effetti lo status di ‘Stadtmeister’ dell’Union. Tre derby vinti su tre in una stagione. “Berlin nummer eins”, come recitava lo striscione esposto in quella gara. Difficile dar torto.

Un traguardo che per la squadra di Fischer sembrava inarrivabile soltanto nel 2018, quando il tecnico svizzero era stato chiamato dall’Union in seconda serie per provare a cambiare la storia. Lo ha fatto, è andato persino oltre: si è imposto anche come uno dei migliori tecnici della Bundesliga, che ogni anno - anzi, a ogni sessione - perde un pezzo pregiato della squadra ma nel giro di poco la riassesta. Da Gikiewicz ad Andersson, da Lenz ad Andrich, da Friedrich a Kruse. Tutti giocatori che sono cresciuti a Köpenick prima di volare verso altri lidi. Chi è rimasto ne ha preso il posto, chi è arrivato si è trovato a suo agio. Da quel maggio 2019 sono passati solo tre anni, ma per l’Union è cambiato il mondo. Oggi, anche per numero di soci membri, è la prima squadra di Berlino. Stadtmeister, appunto.

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