A dispetto dell'ingeneroso soprannome di 'Pantegana bionda' affibbiatogli dalla Gialappa's Band per il modo di rotolare per terra dopo un fallo o un contrasto, Jurgen Klinsmann, che i più giovani conoscono solo nelle recenti vesti di allenatore, è stato uno dei grandi centravanti del calcio Mondiale a cavallo fra gli anni '80 e gli anni '90 del secolo scorso.
Dopo aver collezionato grandi successi in Nazionale e con le maglie di Stoccarda, Inter, Tottenham e Bayern Monaco, l'attaccante nato a Göppingen il 30 luglio 1964 fa una scelta coraggiosa: già nella Primavera del 1997 decide che la sua prossima maglia sarà quella della Sampdoria, squadra che avrebbe vissuto nel 1997/98 una stagione di ricostruzione, dopo l'addio di una bandiera come Roberto Mancini, destinato a indossare la divisa della Lazio.
"Ci sono un paio di motivi - spiega il tedesco dopo la firma - che mi hanno spinto verso la Sampdoria. È una società molto seria ed ambiziosa, che finisce sempre fra le prime cinque o sei. E poi la mia famiglia si è trovata bene in Italia e volevamo tornare. Ho lasciato l'Italia con molta più esperienza, mi ha aiutato la vostra mentalità, la vostra tolleranza".
A portare il giocatore a liberarsi dal Bayern Monaco, e a firmare un contratto annuale a parametro zero con i genovesi, anche la voglia di Klinsmann di cambiare aria, dopo anni di duri allenamenti con Giovanni Trapattoni.
"Con Trapattoni era un tortura", rivela il centravanti.
Per assicurarselo il presidente del club genovese Enrico Mantovani batte la concorrenza di un nutrito gruppo di società: su tutte Tottenham ed Everton, oltre al Parma, che sembrava quella più accreditata per aggiudicarsi il giocatore. Al giocatore è corrisposto un ingaggio da un miliardo e mezzo di Lire.
La società genovese cerca un giocatore d'esperienza per rimpiazzare Mancini, una leggenda della squadra. E crede che Klinsmann possa rivestire questo ruolo. In panchina arriva dall'argentina Cesar Luis Menotti. Il tecnico argentino si affida ad un 4-4-2 con davanti Montella e Klinsmann o Tovalieri.
Ma dopo 8 giornate i blucerchiati hanno conquistato appena 11 punti, e la proprietà decide di esonerare l'ex Ct. dell'Argentina. Al capezzale della Samp è chiamato il vecchio maestro Vujadin Boskov, che cambia modulo e uomini. Inizialmente il tecnico serbo si affida a Sandro Tovalieri in coppia con Vincenzo Montella nel 3-5-2. A novembre però 'Il Cobra' è ceduto in Serie B al Perugia e parte anche il giovane Daniele Dichio.
Klinsmann pensa di poter trovare più spazio, invece a dicembre in squadra arriva dalla Lazio Beppe Signori. È la goccia che fa traboccare il vaso. Il centravanti non ci vede più e con un moto d'orgoglio, dopo aver litigato con Boskov, si accorda con il Tottenham e decide di fare una nuova esperienza con gli Spurs.
"Abbiamo preso Jurgen Klinsmann. - fa sapere per primo il presidente dei londinesi Alan Sugar - Compatibilmente con i necessari iter burocratici, e con la chiusura degli uffici per il periodo natalizio, speriamo di farlo esordire al più presto".
Un fulmine a ciel sereno soprattutto per i tifosi, che non capiscono questo cambio di valutazione da parte dell'esperto attaccante. Poi le cose vengono alla luce. Boskov avrebbe pensato a un cambio di modulo con un tridente offensivo e relativo sacrificio in campo dei suoi interpreti, ma si sarebbe trovato di fronte al netto "no" del tedesco in tal senso.
"Sto tornando in forma - avrebbe sottolineato più volte Klinsmann a Boskov - Io sono il centravanti della Nazionale tedesca, devo pensare ai Mondiali, non posso accettare una vita da riserva o di essere dirottato in un ruolo non mio".
Un identico discorso il centravanti tedesco lo avrebbe fatto a Mantovani, costretto a prendere atto del pensiero del giocatore, che non vuole rischiare di perdere i Mondiali di Francia '98 con la Germania, suo grande obiettivo nonostante non sia più un ragazzino.
Fino a fine novembre Klinsmann non aveva mai segnato con la maglia blucerchiata, mentre nell'ultimo mese aveva realizzato 2 reti, non sufficienti però a garantirgli una maglia da titolare. La prima, il 30 novembre, al Dall'Ara, risulta decisiva per strappare un pareggio per 2-2 al Bologna, la seconda, invece, arriva nella goleada per 6-3 al Ferraris contro il Napoli. Con tanto di rabbiosa esultanza, seguita dalla visite mediche condotte in segreto con gli Spurs. La sua esperienza genovese si chiudeva così prima di Natale del 1997 con appena 8 presenze e 2 reti in campionato più una presenza in Coppa Italia.
Un bottino piuttosto magro rispetto alle attese, di cui Klinsmann, che da Londra, dà la colpa a Boskov.
"Con Boskov proprio non andavo d'accordo, è per questo che ho deciso di tornare a Londra. - rivela dall'Inghilterra - Mi ricordo la vigilia della partita con l'Inter. A me aveva detto che avrebbe provato le tre punte e che quindi avrei giocato sin dal primo minuto. La sera, invece, mentre guardavo la televisione, l'ho sentito annunciare che ancora non stavo completamente bene e che sarei entrato in campo nel secondo tempo. Mi sono sentito tradito. Penso che un allenatore abbia il dovere di comunicare le decisioni prima ai giocatori, poi ai mezzi di informazione. Da quel momento ho capito che non c'erano più le basi per un rapporto di fiducia professionale".
Boskov, dal canto suo, non ne fa una tragedia.
"Mi spiace per Klinsmann, - spiega il tecnico a 'La Gazzetta dello Sport' - ma se uno ha problemi, e altri ne crea, è meglio che vada. Se lo sostituiremo, come lo sostituiremo? Non lo so, vedremo. Ora ci sono le vacanze di Natale, poi se ne parlerà. La società deciderà. Noi siamo forti, dobbiamo solo aggiustare qualcosina e i nostri problemi, nonostante la partenza di Klinsmann, non sono in prima linea. Ci restano Montella e Signori, promuoverò Paco (Soares, n.d.r), che è un vero fenomeno, un vero centravanti... e poi, all'occorrenza, anche Veron può fare la seconda punta. No, i problemi non sono lì. Se la società vuole, accetterei volentieri un bel difensore centrale".
Dispiaciuto per la piega che ha preso la situazione si dichiara invece il presidente blucerchiato, Enrico Mantovani.
"È stato un grande piacere conoscerlo sia come calciatore che come uomo. In futuro potremmo anche ritrovarci, chissà... Da questo passaggio abbiamo guadagnato qualche cosa, anche se non molto. Ma non era questo che ci interessava".
Klinsmann, che era arrivato a parametro zero, sempre a parametro zero lasciava la Sampdoria. Non prima di salutare i suoi compagni di squadra e portar via i suoi affetti personali il giorno della vigilia di Natale dal Centro sportivo Mugnaini. Klinge si presenta alle 14.40 con il sorriso sulle labbra.
"Ma cos'hai combinato?", lo rimprovera Pino, il magazziniere blucerchiato.
Poi il saluto con Fausto Salsano e i tecnici della Primavera e degli Allievi.
"Tornerò qui non appena avrò un giorno libero dal Tottenham. - promette il tedesco - Ho deciso infatti di tenere la casa in Riviera, anche perché questo è uno dei posti più belli in Europa. Insomma, è un arrivederci, non un addio. Tutto è iniziato prima della gara con l'Inter: ho saputo dai giornali che non avrei giocato, Boskov non mi aveva avvertito. Allora ho parlato con il presidente: 'Così non si fa'. E lui mi ha risposto: 'Qualsiasi cosa tu decida adesso, a me sta bene'. A quel punto, ha preso corpo l'ipotesi Tottenham: Christopher Gross, il nuovo tecnico, è stato preso su mio consiglio. Non solo: a me il turnover non poteva più stare bene, sono il capitano della Nazionale tedesca".
La stagione tormentata avrebbe effettivamente riservato a Klinsmann un finale positivo: con gli Spurs, con cui realizza 9 reti in 15 presenze, arriva la salvezza grazie a un poker per 6-2 con il Wimbledon, quindi partecipa ai Mondiali con la sua Germania. In Francia segna 3 goal, che gli permettono di diventare il primo giocatore a segno in 3 edizioni diverse dei Mondiali, ma il cammino dei tedeschi si ferma ai quarti di finale contro la rivelazione Croazia.
A quel punto Klinsmann annuncia il suo ritiro. Trasferitosi in California, in incognito rimetterà però gli scarpini ai piedi per un breve periodo nelle serie minori americane con i californiani dell'Orange County Blue Star, giocando a 39 anni con lo pseudonimo di Jay Göppingen (la sua città di nascita) e trascinando la squadra ai playoff con 5 goal in 8 presenze.
La Sampdoria, invece, chiuderà la stagione con un modesto 9° posto. Per sostituire Klinsmann a gennaio prenderà... Francois Oman Biyik. Sì, proprio l'attaccante del Cameun, che ormai viaggiava verso la fine della sua carriera e che nel 1990 con una spettacolare rete di testa aveva mandato al tappeto l'Argentina di Maradona. Sarà una meteora, giocando appena 6 gare in Serie A, tutte da subentrato. E Paco Soares? Il presunto fenomeno di cui aveva parlato Boskov si rivelerà un attaccante assai modesto.
Debutta in quella stagione, collezionando 8 presenze e una rete in Serie A contro il Parma, ma dopo la cessione all'Empoli inizia un'incredibile e inesorabile discesa verso le serie minori. Per una volta anche il grande Vujadin Boskov aveva sbagliato la sua valutazione. E i tifosi blucerchiati, che si erano affezionati al tedesco, rimpiansero la fine anticipata dell'avventura di Klinsmann con la loro squadra.


