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John Arne Riise Liverpool 2004-05Getty

John Arne Riise, il Thunderbolt d’Europa che conquistò Liverpool

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Quella tra Ole Gunnar Solskjaer e John Arne Riise è stata quasi una staffetta: nel rappresentare il calcio norvegese in Europa, i due giocatori si sono quasi alternati, con il primo che nel 2007 ha appeso gli scarpini al chiodo per avviare la sua carriera da allenatore e il secondo che, invece, dopo esser stato protagonista con il Liverpool nel 2008 aveva deciso di intraprendere una nuova sfida, in Italia. Rappresentanti di un movimento calcistico che li ha visti, entrambi, portare in alto una bandiera calcistica che in Premier League, ma in generale in tutta l’Europa, ha svolazzato su diversi trofei.

John Arne Riise, prima di diventare quel terzino noto a tutti come Thunderbolt, inizia la sua carriera, giovanissimo, nell’Aalesund: è la squadra della sua città, nella quale nasce nel 1980 e inizia a giocare nel 1994, restando ancorato alla Norvegia fino al 1998. Debutta tra i professionisti un anno prima e con la federazione della NFF resta legato per una stagione, prima di trasferirsi fuori dalla Scandinavia e approdare al Monaco. La squadra del Principato decide di investire su di lui che non è ancora diciottenne, schierandolo in prima squadra sette volte, mentre per il resto del tempo resta ancorato alla squadra giovanile. In Francia resta fino al 2001, riuscendo a trovare maggior continuità e vincendo il suo primo campionato nella stagione 1999/2000, quella che consegna ai monegaschi la vittoria della Ligue1 e a Riise anche la sua prima rete con il Monaco: un sinistro dalla distanza che permette ai suoi di battere i Girondins de Bordeaux 1-0.

La sua propensione offensiva, coniugata a una grande attenzione difensiva, gli permetteva di diventare sempre di più una spina nel fianco, soprattutto dalla distanza, per i portieri: il suo sinistro era particolarmente potente, il che gli permette, in Ligue1, di trovare altre tre reti, tutte nella stagione successiva: con queste premesse alla porta del Monaco si presenta il Fulham, che decide di offrire 10 milioni di euro per il giocatore. A spuntarla, però, anche per l’appeal che aveva attorno a sé, è il Liverpool, che nel 2001 paga quattro milioni di sterline al Monaco e si aggiudica le prestazioni sportive del norvegese. Neanche il tempo di firmare e di vincere un Community Shield contro il Manchester United, che Riise si ritrova a scendere in campo allo stadio Louis II del Principato: lì si disputa la Supercoppa UEFA tra Liverpool e Bayern Monaco, con i Reds che non solo vincono 3-2, ma lo fanno anche con una rete proprio del norvegese.

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Nella sua prima stagione in Premier League le reti arrivano quasi con regolarità, a partire da quella siglata nel derby del Merseyside contro l’Everton a settembre fino a quella al Manchester United a novembre che vale il momentaneo 2-0 (la gara terminerà poi 3-1). Con otto reti in cinquantacinque presenze, Riise nel 2002, ad appena ventuno anni, è già un perno della formazione titolare del Liverpool. Situazione che si replica l’anno successivo, quando le reti sono sei, mantenendo lo stesso score di gare giocate, mentre nella stagione 2003/2004 l’impiego inizia a scemare: è l’intero Liverpool, però, che in quella situazione stenta a decollare, complice anche qualche cambio nella formazione di partenza. In panchina siede Gerard Houllier, per la sua ultima stagione: il francese guida il Liverpool dal 1998 ed è uno dei decani dei Reds, sospinti dalle reti di Michael Owen. Quell’anno, però, il tecnico decide di spostare Jamie Carragher sulla fascia sinistra per dare spazio a Steve Finnan, acquistato dal Fulham in estate per circa cinque milioni di sterline, uno in più di quanto era costato Riise.

L’ultimo acuto di Houllier non porta grandi gioie alla dirigenza dei Reds, che dopo un’eliminazione al quarto turno della Coppa Uefa e un quinto posto in campionato, con accesso alla Champions League dell’anno successivo, decide di esonerare il francese. È il prologo dell’annata più importante per la carriera di Riise, perché al posto di Houllier il Liverpool chiama Rafa Benitez, allenatore dell’anno per l’UEFA. Con il tecnico spagnolo si concretizza la grande cavalcata europea verso la Champions League, con Riise che ritrova anche la continuità persa nel corso dell’ultimo anno: suo il gol che agli ottavi permette di regolare lo scontro con il Bayer Leverkusen. Pur perdendo, quell’anno, la Football League Cup contro il Chelsea, all’appuntamento del 25 maggio, nella finale di Istanbul, i Reds riescono a superare il Milan, in una serata che regala anche una croce al terzino norvegese: dal dischetto, per quei rigori fatali a Carlo Ancelotti, Riise infatti si fa parare il rigore da Dida, pur risultando ininfluente ai fini del successo finale: il Liverpool è campione d’Europa e alza al cielo la Champions League, l’unica nel palmares di Thunderbolt.

Nell’estate successiva si aggiudica la seconda Supercoppa UEFA battendo il CSKA di Mosca in finale per 3-1: non segna, ma c’è. Sarà il suo ultimo trofeo europeo, nonché il penultimo con la maglia del Liverpool. È sempre in questo anno che Riise, però, passa agli onori della cronaca per alcune vicende extracalcistiche, tra cui quella che gli permette di compiere la trasformazione da Thunderbolt a SMS Kongen, ossia il re degli SMS: reduce dal divorzio dalla modella norvegese Guri Havnevik, tra l’altro sua amica d’infanzia, Riise entra in un loop infinito di tentati abbordaggi con un ingente numero di SMS inviati a diverse donne dello spettacolo. Uno scapolo in cerca di una chiara nuova occasione di cuore, nonostante il calcio gli avesse già donato la soddisfazione più grande: entrare nell’Olimpo dei campioni.

Con il naturale avvicendarsi di nuovi colpi di calciomercato, l’epilogo della storia tra Riise e il Liverpool arriva nell’estate del 2008, con numerosi strascichi da digerire. Al di là dell’acquisto di Fabio Aurelio da parte di Benitez, intenzionato a cambiare il suo modo di affrontare le partite inserendo in rosa un terzino più difensivo a scapito di Riise, il norvegese arrivava da una brutta lite con Craig Bellamy, che aveva inasprito i toni nello spogliatoio. Il 19 febbraio 2007 i due giocatori si ritrovano a litigare in ritiro, alla vigilia della sfida di Champions League con il Barcellona: galeotta fu una serata al karaoke, con i due che si alterano al punto da spingere Bellamy a irrompere, la sera stessa, nella camera di Riise armato di mazza da golf, per colpirlo agli stinchi. Schivato il colpo e segnalata la vicenda, con i due che vengono poi puniti da Benitez, il norvegese riesce comunque ad andare a segno contro il Barcellona, siglando il gol decisivo della vittoria al Camp Nou.

Un anno dopo, insomma, con poco spazio nella formazione titolare, Riise decide di lasciare il Liverpool per una nuova avventura che si chiama Roma. La capitale italiana lo accoglie per una cifra di 5 milioni di euro, facendogli siglare un quadriennale: a sponsorizzare il suo arrivo in Serie A è John Carew, che in maglia giallorossa aveva trascorso una stagione, in prestito dal Valencia. Con un inizio poco convincente e delle prestazioni incerte, Riise finisce subito nel mirino di nuove squadre inglesi, intenzionate a riportarlo in Premier League, dove si era espresso meglio in carriera: ci prova il Newcastle, appena due mesi dopo, ma il norvegese non molla e resta in Italia.

John Arne Riise Francesco Totti AS RomaGetty Images

La sua carriera alla corte della Roma non si esalta per grandi eventi, complice anche il periodo non eccezionale della squadra, ma è indubbio che il suo nome resta legato alla vittoria contro la Juventus nel gennaio del 2010, una rete decisiva che permette ai giallorossi di espugnare Torino dopo 9 anni di astinenza. Le reti non mancano e alla fine della sua seconda stagione con la Roma diventano cinque in campionato, per un totale di dieci tra tutte le competizioni. Con scarso entusiasmo, però, la parentesi giallorossa di Riise si conclude dopo tre anni di Serie A, giocati con continuità, ma senza gli sprazzi che avevano conquistato la Premier League. Competizione nella quale, quindi, torna con un anno di anticipo cedendo a quel corteggiamento che il Fulham aveva avviato quand’era già giovanissimo.

A Londra John trova suo fratello Bjørn Helge, di tre anni più giovane, ma il suo secondo ritorno in Premier League non gli dona le stesse soddisfazioni riscosse con la maglia dei Reds: le tre stagioni lo portano a collezionare 87 presenze, ma senza mai riuscire a segnare. Nella stagione 2013/14 addirittura Riise si ritrova ad accompagnare il Fulham alla retrocessione in Championship, chiudendo così anche la sua seconda esperienza in Premier League, stavolta in maniera definitiva, per accettare l’offerta dell’APOEL di Nicosia. Rimasto svincolato, i ciprioti gli permettono di tornare a disputare la Champions League, competizione che gli mancava dall’ultimo anno in maglia giallorossa, quindi da poco più di tre anni: il cammino europeo è impervio, con un girone proibitivo, mentre il campionato nazionale permette, anche grazie alle quattro reti di Riise, di alzare per la ventiquattresima volta il titolo di campioni di Cipro all’APOEL.

Da qui in avanti inizia l’esotica carriera di Riise, che nell’estate del 2015 decide di andare a giocare nella Indian Super League per il Delhi Dynamos, squadra dove trova Florent Malouda e Roberto Carlos: dopo quindici partite e un solo gol, oltre all’eliminazione alle semifinali dei play-off per lo Scudetto, Riise decide di liberarsi dalla società indiana e tornare all’Aalesund, per una scelta di cuore nei confronti della società che lo aveva lanciato nel calcio. La vicenda ha dei retroscena giuridici che vale, però, la pena approfondire. La Norvegia, infatti, come d’altronde la gran parte delle federazioni calcistiche nazionali in Europa, vieta il tesseramento di un giocatore che è legato, sia imprenditorialmente che anche solo per questioni di immagini, a un marchio di scommesse. Riise nel 2013 è testimonial di Betsson, bookmaker maltese, e da contratto gli spot registrati arriveranno fino al campionato europeo del 2016. Un problema non da poco per un giocatore che, quindi, per l’intero anno non avrebbe potuto giocare con l’Aalesund, che nel frattempo aveva dato quasi per fatto il ritorno di Riise in patria. Risolti tutti i contratti del caso, con l’intervento anche della Norges Fotballforbund, la federazione calcistica norvegese, e della Norsk Toppfotball, la lega delle società del massimo campionato di Norvegia, l’Aalesund riesce a ingaggiare il figliol prodigo per appena quattro mesi.

A giugno, infatti, arriva l’annuncio del proprio ritiro dal calcio giocato, all’età di 36 anni, salvo poi ritornare sui propri passi e accettare la proposta del Chennaiyin in India: è solo un preambolo a quella che sarà una fine probabilmente romantica per un campione d’Europa, che per chiudere la propria carriera decide di accettare la proposta del Rollon, società della quinta divisione norvegese, che gli permette di, a quasi 38 anni, calcare i suoi ultimi campi di calcio prima di darsi alla carica di direttore sportivo del Birkirkara, squadra maltese. Dal 2020 è sulla panchina dei Flint Tonsberg, squadra della quarta divisione norvegese.

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