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Dries Mertens Kalidou Koulibaly Napoli Milan 06032022Getty Images

Inter, Barcellona e Milan: il Napoli ha fallito gli esami da 'grande'

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"Il livello di calcio che bisogna giocare in una città come Napoli è questo: se non reggi le pressioni e le tensioni, devi spostarti".

Spalletti ha fatto centro. Il problema del Napoli più che nei piedi è nella testa, un problema di personalità ormai cronico che lascia gli azzurri e i suoi tifosi su una costante montagna russa emotiva e di risultati. La sconfitta col Milan ha confermato dove sono da ricercare i difetti di questa rosa, che ha 'toppato' il mini-ciclo con Inter, Barcellona e Diavolo (mettendoci dentro anche il mezzo passo falso di Cagliari) che poteva lanciarla nello spazio o riportarla coi piedi per terra. Ebbene, si è verificata la seconda.

Tre partite in casa, un 'Maradona' finalmente tornato a ribollire grazie all'allentamento delle norme anti-Covid e all'entusiasmo del suo popolo poteva dare quella marcia in più al Napoli per graffiare il campionato e sognare in Europa: il bottino, invece, parla di un pareggio e due sconfitte pesanti - pesantissime - nel morale.

La vittoria 'thrilling' strappata al 94' con la Lazio ha solo mascherato le ormai costanti lacune psicologiche di questa squadra, da anni insieme e da anni incapace di alzare definitivamente l'asticella. Il Napoli riesce spesso e volentieri a costruire il castello delle fiabe, salvo poi demolirlo sul più bello. Niente lieto fine e discesa nel tunnel degli interrogativi: metà febbraio e inizio marzo, tolto il blitz dell'Olimpico, dicono questo.

Dopo il black-out di dicembre, il post-sosta natalizia sembrava aver ridato energie al Napoli, in grado di risalire la china fino a contendere la vetta alle due milanesi. Ma proprio al cospetto di Inter e Milan, la banda Spalletti ha 'tradito' gli appuntamenti. Con l'Inter un 1-1 senza osare nè brillare, col Barça (eccezion fatta per il primo tempo del Camp Nou, anche se in questo caso l'errore di molti è stato considerare i blaugrana abbordabili) non c'è mai stata storia, contro il Milan Insigne e soci sono stati assenti ingiustificati. Eppure, gli ingredienti per regalare e regalarsi una grande notte - al netto del valore dell'avversario - c'erano tutti.

Lorenzo Insigne Napoli Milan 06032022Getty

Pressione e poca personalità nei momenti focali della stagione: il Napoli continua a dimostrare di non reggere quando c'è da dare la zampata decisiva, quella più importante, quella che può proiettarti davvero nell'Olimpo. Sia con Inter che Milan gli avvii di gara sembravano promettere bene, invece alla distanza il castello si è sgretolato. Un castello tanto fatato quanto pieno di incognite legate ad approccio e gestione, dove soprattutto chi dovrebbe fornire il maggior apporto di talento e qualità, anche ieri è venuto meno.

Da un Koulibaly appannato ad un Fabian (solo 7 giorni prima uomo della provvidenza) lento e a tratti impacciato al cospetto dei suoi dirimpettai, fino a una trequarti in cui la luce non si è mai accesa: Politano, Zielinski ed Insigne non pervenuti, con tanti errori ad aumentare rimpianti e delusioni. Al Napoli, per invertire il trend di una gara interpretata con timidezza ed 'ansia da Scudetto', non sono serviti nemmeno l'organico di nuovo al completo e i cambi. Insomma, ciò che non doveva succedere è successo.

Trittico Inter-Barcellona-Milan fallito, con Lazio-Napoli a fare da palliativo illusorio: classifica e calendario lasciano i giochi ancora apertissimi, ma c'è anche da guardarsi le spalle dalla rimonta della Juve. Inoltre, visto com'è andata, pensare troppo in grande appare sconsigliato.

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