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Brasileirao 2022 gfxGOAL

Inizia il Brasileirão 2022: dal Palmeiras al Flamengo, caccia al trono dell'Atlético Mineiro

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"Vincere, vincere, vincere. Questo è il nostro ideale", recita l'inno dell'Atlético Mineiro, il "Galo forte e vendicatore". Una strofa che, almeno per una volta, nella Belo Horizonte bianca e nera hanno rispettato in pieno, sedendosi nuovamente sul trono del Brasile a distanza di cinquant'anni dal primo trionfo datato 1971. La caccia alla successione dei campioni parte ufficialmente oggi: archiviati i tornei statali, questa sera (apre Fluminense-Santos, 21.30 italiane) prende il via il Brasileirão, il campionato nazionale del Brasile. 20 formazioni al via, 38 giornate, partenza e conclusione anticipate per via dei Mondiali: da maggio si passa ad aprile, da dicembre a novembre. Tutto sarà compresso nei soliti sei mesi, costellati di turni infrasettimanali e di partite ogni tre giorni, con inevitabile scadimento della qualità.

I CAMPIONI IN CARICA: L'ATLETICO MINEIRO

Nell'Atlético non c'è più Diego Costa, ma è rimasto Hulk, il migliore di tutti nella scorsa stagione. L'ex Zenit e Porto, accolto con qualche perplessità dalla stampa al momento del ritorno in patria, ha dominato il 2021: 19 reti nel Brasileirão, 34 totali. È con i suoi muscoli e la sua prestanza fisica che il Galo si presenta nuovamente ai nastri di partenza da favorito. L'altro nome da seguire è quello di Matias Zaracho, centrocampista argentino di 24 anni: accostato tempo fa anche al Milan, nella Libertadores dello scorso anno ha punito i connazionali del River Plate con una rovesciata antologica. A sinistra gioca Guilherme Arana. Alzi la mano chi se lo ricorda all'Atalanta: oggi è il terzino sinistro di punta del campionato ed è pure nel giro della Nazionale.

In panchina non siede più Cuca, l'allenatore brasiliano più bravo di tutti assieme a Tite. Non è un caso che il suo nome sia il più gettonato per la panchina della Seleção post Qatar. 59 anni, celebre anche per una serie di bizzarre superstizioni (come la proibizione agli autisti dei pullman delle proprie squadre di far manovra in retromarcia), a Belo Horizonte aveva già conquistato la storica Libertadores del 2013, con Ronaldinho in campo. Tornato dopo quasi un decennio dopo una nuova finale continentale persa alla guida del Santos, se n'è nuovamente andato all'indomani del trionfo. Al suo posto è arrivato un argentino che ha fatto fortuna in Messico: Antonio Mohamed, il “Turco”, pittoresco personaggio di 52 anni che all'inizio degli anni 90 la Fiorentina comprò per avere in anticipo sui tempi Gabriel Batistuta. Ha iniziato col piede giusto, vincendo la Recopa brasiliana contro il Flamengo e pure il Campionato Mineiro (capocannoniere Hulk, giusto per cambiare).

Atletico Mineiro championsGetty Images

I RIVALI: DA GABIGOL AL PALMEIRAS

Le favorite? Nessuna sorpresa, almeno sulla carta: guardi la classifica dello scorso torneo e la griglia di partenza è bella che costruita. Atlético, Flamengo e Palmeiras: da qui, almeno per il momento, non si scappa. Sono i tre club più ricchi, sia dal punto di vista economico che del talento a disposizione. Se il Galo ha cominciato nel modo giusto il 2022, il Flamengo vive settimane complicate: l'ex Juve, Inter e Parma Paulo Sousa è nel mirino di tifoseria e dirigenza del Fla dopo aver perso il Cariocão, il torneo dello Stato di Rio. Sta decisamente meglio il connazionale Abel Ferreira, bicampione della Libertadores in carica col Palmeiras e recentissimo trionfatore anche nel Paulistão e nella Recopa Sudamericana. Se Gabigol rimane la stella del Flamengo assieme a Giorgian De Arrascaeta, il 10 dell'Uruguay, il Verdão soffre da qualche anno per la mancanza di un centravanti indiscutibile. E dire che la Libertadores di Montevideo l'ha risolta uno specialista del ruolo come Deyverson.

Dietro spingono in parecchie. Dal Corinthians delle vecchie conoscenze della Premier League (Willian, Paulinho, Jô) al San Paolo, guidato dall'ex Boca Calleri. L'Internacional conta sui guizzi di Taison, sulla presenza in mezzo al campo dell'ex Udinese Edenilson e sul monumento D'Alessandro (40 anni), ma è reduce da un primo semestre disastroso, con tanto di immediata eliminazione dalla Copa do Brasil per mano del piccolo Globo (Serie D). I concittadini del Grêmio nemmeno ci sono: dovranno disputare la Serie B per la terza volta nella storia. Faranno compagnia a Vasco da Gama e Cruzeiro, nobili decadute a caccia di una gloria perduta.

Occhio alle sorprese: dal Fluminense di Felipe Melo, reinventatosi centrale difensivo, al trio Fortaleza-Bragantino-América Mineiro, tutti capaci di approdare ai gironi di Copa Libertadores. Dei tre, il più solido e ambizioso è il Bragantino. Club gestito dalla Red Bull, segue la medesima filosofia di Lipsia e Salisburgo: acquistare giovani di talento, farli crescere in casa e rivenderli a prezzo maggiorato. I risultati, compresa una finale (persa) di Copa Sudamericana, sono sotto gli occhi di tutti. Lo Juventude non ha più Mauro Zarate, tornato in Argentina dopo un mese per problemi personali. Suscita curiosità il nuovo Botafogo di John Textor, businessman americano che ha acquistato il 90% del club nell'ambito dell'implementazione della SAF (Sociedade Anônima de Futebol, ovvero Società per azioni, considerata il futuro e la salvezza degli indebitatissimi club brasiliani). L'argentino Cuesta (Internacional) è il primo vero colpo di mercato della nuova era.

Gabigol Flamengo Vasco Carioca 16 03 2022Flamengo

PORTOGALLO ED ESTEROFILIA: LE NUOVE TENDENZE IN PANCHINA

In principio fu Jorge Jesus. Preso dal Flamengo nel 2019, l'ex allenatore di Benfica e Sporting ha riportato i rossoneri al top conquistando campionato e Libertadores in 24 ore. E, al contempo, ha dato il via a una sorta di moda quasi inconcepibile fino a qualche anno fa. I tecnici lusitani nel Brasileirão 2022 sono addirittura quattro: Abel Ferreira (Palmeiras), Paulo Sousa (Flamengo), Vitor Pereira (Corinthians, che aveva tentato anche Paulo Fonseca) e Luis Castro (Botafogo). In generale, nove club hanno un allenatore straniero (riflettori su Juan Pablo Vojvoda, del Fortaleza). Qualcuno la chiama “moda”, altri storcono il naso. Ma la verità è che l'allenatore brasiliano, i cui metodi di lavoro sono spesso considerati retrogradi e poco al passo con l'evolversi del calcio moderno, è ormai passato in secondo piano nelle gerarchie.

Certo, la consueta schizofrenia delle dirigenze non lo aiuta a costruirsi – o a mantenere – una reputazione solida nel mondo del pallone locale. Da gennaio a oggi, nove formazioni su venti (!) hanno già cambiato guida tecnica. Bastano due, tre risultati negativi e la pressione sale alle stelle. Tra i brasiliani, oggi il più stabile è Maurício Barbieri, del Bragantino: lo allena dal 2020, quasi un'eternità. Qualche settimana fa l'emittente Band ha condotto un'inchiesta sulla nuova tendenza, ha ascoltato anche il suo parere e lui ha risposto senza troppi peli sulla lingua: “La cosa più malefica è che che danno ai tecnici brasiliani la colpa di tutto ciò che di negativo accade nel pallone, ma non è così. Non si punta il dito contro le dirigenze, contro il calendario. Si parla solo ed esclusivamente della capacità degli allenatori brasiliani”.

Abel Ferreira, Palmeiras x São Paulo, final Paulista 03042022SE Palmeiras

GIOVANI E DINOSAURI

Il percorso, di solito, è scontato: dal fertile terreno brasiliano nasce un fiore, ovvero un nuovo talento, che però ben presto salpa verso altri lidi. Ovvero verso l'Europa. Di punta, come hanno già fatto qualche anno fa Vinicius Júnior e Rodrygo (Real Madrid), o come farà ben presto Savinho (Atlético Mineiro, preso dal City Group), oppure scegliendo una tappa intermedia come Luiz Henrique (Fluminense, andrà al Betis in estate). E al loro posto ecco una schiera di esperti cavalli di ritorno, a volte un po' bolsi e altre volte no. Una visione che Abel Ferreira, qualche settimana fa, ha contestato in maniera veemente: “Non capisco: i club vendono i loro giovani per 10 milioni di euro e poi acquistano un giocatore di 35 anni spendendo tutto quello che hanno incassato”.

I nuovi gioielli si chiamano Ângelo, del Santos, il più giovane esordiente della storia del club a 15 anni, 10 mesi e 15 giorni, già a segno in Libertadores, e soprattutto il mancino Endrick, del Palmeiras, che però in prima squadra non ha ancora giocato. Se vi siete persi la sua rete in rovesciata dal limite dell'area contro i pari età dell'Oeste, nella Copinha di gennaio, YouTube è a disposizione. Entrambi sono già sotto l'occhio vigile del Barcellona. Promette parecchio anche il lungagnone Matheus Nascimento (Botafogo). E poi occhio a Kaiky (Santos, quasi omonimo del Kayky del Manchester City), ad André (Fluminense), a Rodrigo Nestor (San Paolo), a João Gomes (Flamengo). E a tanti altri. Il futuro, come sempre, è qui.

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