Per anni ha incantato l'Europa con la maglia del Barcellona, ora Andrés Iniesta è volato in Giappone per insegnare calcio al Vissel Kobe. Il centrocampista spagnolo ha ripercorso la sua carriera, immaginando anche il giorno del suo addio e ciò che sarà dopo.
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A 36 anni Iniesta continua ad avere la stessa voglia di sempre di correre sul rettangolo da gioco, come spiegato ai microfoni de 'La Liga':
"Ho lo stesso entusiasmo di sempre, sia durante gli allenamenti che in campo. Continuo ad avere la stessa passione per il calcio. Continuo a divertirmi, questo è il mio obiettivo giorno dopo giorno ed è quello che mi piacerebbe sentire da qui in avanti, non so fino a quando ma spero ancora per un po'. Il giorno che non sarà più così, il cammino dovrà essere un altro".
Un'intera carriera spesa con la maglia del Barcellona, dal giorno del suo arrivo a quello dell'addio:
"Sono i due cambi più importanti della mia vita: da Fuentealbilla a Barcellona a 12 anni e a 34 da Barcellona al Giappone. Vi sono delle similitudini, nel senso che entrambe non erano decisioni facili, ognuna in un periodo particolare. La differenza è che sono arrivato che ero un ragazzino e sono andato via che ero già un uomo, un padre di famiglia con figli. E' stato un cambio importante dal punto di vista familiare e non solo dal punto di vista sportivo. Cambia il tuo modo di pensare, di vedere le cose, da come la vedevi prima, anche perchè ti senti non dico spaesato però risulta un po' più difficile ambientarsi. Quando ero qui era tutto più facile, ciò che per alcuni è il quotidiano, per me già non lo è più, la mia attualità è un'altra".
Poi la scelta di tentare una strada nuova, un'avventura totalmente diversa lontanissima da casa sua:
"E' tutto diverso: conosci un altro paese, un'altra cultura, un altro campionato, altri rivali, altri compagni, che mi hanno aiutato a migliorare ancora di più. Continuano ad arricchirmi sotto tanti aspetti e non ti nego che sono e siamo felicissimi della nostra scelta, dell'esperienza che stiamo vivendo e del contesto, molto felici".
Nel futuro di Iniesta c'è ancora tanto calcio, il centrocampista del Vissel Kobe si vede in panchina tra qualche anno:
"Mi piacerebbe continuare nel calcio in qualche modo. L'ho già detto in alcune occasioni, diventare allenatore, continuare a stare vicino al campo è qualcosa che mi interessa, mi piace l'idea e vedo tutto in maniera diversa rispetto a qualche tempo fa. Parlo ogni tanto con alcuni di loro, con Xavi moltissimo, non solamente di cose specifiche ma anche in generale. Fino a un anno e mezzo fa era un giocatore, ora allenatore e ci siamo scambiati alcuni consigli, anche con altri che hanno cominciato da poco. Io credo che è giusto così, il calcio per noi così come per chi ama il proprio lavoro e lo affronta con passione, allegria e con fiducia in se stessi. A noi capita la stessa cosa".
Il centrocampista classe '84 si racconta in modo diverso, lasciando trasparire prima l'uomo del calciatore:
"Non ho mai cercato di sembrare ciò che non sono e quando ho dovuto aprirmi, l'ho fatto con la naturalezza che io penso si debba avere in un momento così. E' stato un momento difficile che ho dovuto affrontare e ho semplicemente detto come stavo, senza la presunzione di essere un eroe, nè nient'altro. Ognuno vive la propria situazione però sei anche felice quando indirettamente fai del bene. Molte persone, come mi ha detto la mia psicologa, hanno trovato grazie a me il coraggio di aprirsi, confidarsi con lei e questo non è facile. E sapere che una cosa che fai in maniera naturale, indirettamente aiuta qualcun altro è molto bello".
In un calcio sempre più atletico, Iniesta ha saputo ritagliarsi un posto tra i giganti di questo sport pur non avendo un fisico possente:
"Mi sono sempre e solo considerato un giocatore di calcio. Non ho mai avuto nessun tipo di paura, complesso, perchè semplicemente ho sempre avuto fiducia in me stesso e nelle mie possibilità. Non ho mai avuto dubbi su questo, neppure un istante, di quello che sentivo dentro e del mio valore come giocatore. E poi ognuno deve imparare ad accettarsi per quello che è. Io non ho mai letto in nessun libro che per giocare a calcio devi essere 180 cm per 78 kg. Ognuno ha le sue caratteristiche, le sue virtù e i suoi difetti, che cerca di migliorare. E da lì è la fiducia in se stessi che spinge a superare i propri limiti".
E quando la carriera volge al termine si avvicina il giorno dell'addio, un giorno che Iniesta immagina già molto complicato:
"Mi è capitato di pensare al giorno della mia ultima partita e so che sarà dura. Sarà un giorno difficile e già oggi me lo immagino molto complicato. Il giorno in cui realizzi che la domenica successiva non ci sarà nessuna partita da giocare. Sarà difficile e per questo sto cercando di prepararmi in qualche modo, per affrontare al meglio ciò che verrà dopo. So già che sarà terribile, pensare sia l'ultima partita e che non ce ne sarà una dopo. E' difficile perchè alla fine è ciò che hai fatto per tanti anni, con l'energia e l'intensità che contraddistingue tutto questo. Sarà difficile però so che arriverà questo giorno".
