La storia del calcio è fatta di tanti campioni, pochissimi fenomeni e moltissimi calciatori che non sono riusciti ad esprimere pienamente tutto il loro potenziale. O magari sono capitati al posto giusto ma al momento sbagliato.
Un esempio di quanto il talento possa non bastare per raggiungere determinati livelli è Antonio Sanabria, in arte Tonny.
Considerato già da piccolissimo un baby fenomeno destinato a diventare un crak, il paraguaiano fino a questo momento è stato protagonista di una carriera sicuramente rispettabile ma lontana da quella che gli veniva pronosticata da parecchi addetti ai lavori.
Come spesso capita, era iniziato tutto piuttosto bene. Notato da osservatori del Barcellona ai tempi in cui militava al Cerro Porteno, Sanabria approda in Europa a soli undici anni e viene accolto in uno dei club che punta maggiormente alla valorizzazione di giovani talenti.
Nella Cantera blaugrana, il piccolo Tonny cresce sotto l'egida dei dettami tattici catalanti: 4-3-3, gestione del pallone, ricerca fin nei minimi dettagli di un'idea di calcio che ha avuto in Pep Guardiola il suo punto massimo di realizzazione.
Inserito nella Primavera blaugrana, il giovane attaccante non sembra patire troppo il cambio di continente, con annessi e connessi relativi a fuso orario e nuove abitudini di vita, arrivando a conquistarsi qualche convocazione con i grandi nella stagione 2012-2013.
Sono anni di transizione quelli del Barcellona, con la pesantissima eredità lasciata da Guardiola e raccolta dal compianto Tito Vilanova. Questa situazione di riassetto non favorisce il lancio di giovani promettenti e Sanabria deve accontentarsi di esordire con la squadra B dei blaugrana, in Segunda Division.
Nel mentre, il nome del paraguaiano inizia a circolare nella rete di osservatori di mezza Europa. E quando entri in questa rete, un fine pescatore di talenti come Walter Sabatini è difficile che ti lasci sfuggire.
Il ds, ai tempi sotto contratto con la Roma, deve però trovare un escamotage per portarlo in giallorosso senza violare la regola che vincola le società italiane al tesseramento di soli tre extracomunitari in rosa.
A dare una mano a Sabatini ci pensa il Sassuolo che a gennaio 2014, sostenuto dalla Roma, acquista Sanabria tesserandolo per 4,5 milioni di euro. La sua prima esperienza italiana in maglia neroverde si conclude con la gioia dell'esordio e diversi mesi di ambientamento in una nuova realtà.
In estate finalmente l'approdo alla Roma, dove viene inizialmente messo a disposizione della Primavera di Alberto De Rossi. Nella capitale italiana, l'attaccante trova una concorrenza molto agguerrita e si inserisce tra le fila di una squadra che compete per il vertice.
Lo spazio concesso a Sanabria è quindi molto ristretto, ma i risultati deludenti che caratterizzano il girone di ritorno della Roma nella stagione 2014/2015 permette al paraguaiano di esordire in giallorosso.
Come a Sassuolo, anche alla Roma Sanabria conclude il suo anno inaugurale con due presenze e nessuna rete messa a segno.
L'attaccante sembra essere una delle sorprese sulle quali puntare nella stagione successiva, ma le cose vanno ancora una volta in maniera diversa rispetto alle sue aspettative.
La Roma decide di investire, acquistando in attacco Edin Dzeko e Mohamed Salah. I due vengono affiancati a Francesco Totti, Adem Ljajic e Gervinho, andando a comporre un attacco altamente competitivo e nel quale è difficile che un ragazzo di 19 anni possa trovare spazio.
Nel mentre, la stella di Sanabria sembra essersi un po' opacizzata. L'impatto con il calcio italiano è meno portentoso di quanto ci si aspettasse da uno con tali caratteristiche tecniche e il suo processo di crescita fa segnare diversi step di ritardo rispetto al piano programmato.
È così che il giovane attaccante decide di tornare in Spagna, stavolta in prestito allo Sporting Gijon, per ritrovare un po' di fulgore.
E la cura iberica sembra funzionare. Vuoi la lingua comune, un contesto con meno pressioni rispetto a Roma e un campionato per caratteristiche più allettante per gli attaccanti, Sanabria vive finalmente una stagione da protagonista.
Si ripresenta in Italia con in dote 11 goal segnati in 29 presenze stagionali. Ma a Roma si fanno i conti con le casse non proprio strabordanti di preziosi e con la costante necessità di fare plusvalenza per reinvestire gli introiti e mantenere alta la competitività.
Lo stesso Sanabria sembra tutt'altro che desideroso di tornare in Italia, specialmente in una squadra che non è affatto intenzionata a garantirgli un posto da titolare.
La Liga è la sua destinazione preferita, ma per quanto sia una località amabile Gijon è difficile resistere al fascino arabeggiante di Siviglia.
Il Betis si presenta alla Roma con un bonifico da 7,5 milioni di euro, trovando dall'altra parte ampi consensi e un assenso neanche troppo tacito per il passaggio di Sanabria in biancoverde.
A Siviglia si ripresentano alcuni fantasmi del passato. All'attaccante viene concesso parecchio spazio, ma di goal ne arrivano troppo pochi. In due anni 18 reti, uno score magro per un giocatore pagato tanti soldi e che sembrava aver trovato nella Liga la sua dimensione ideale.
Pur venendo riscattato dal Betis, che nel 2020 lo inserirà nell'affare che porta a Roma il portiere Pau Lopez, a gennaio 2019 il club andaluso lo manda in prestito.
Sanabria ci riprova con l'Italia, trovando una chance di riscatto grazie al Genoa. Il ritorno in Serie A si dimostra più prolifico
Ma quando il passato si ripresenta, le gambe di Sanabria tremano. Il 5 maggio, data resa per sempre infausta da Alessandro Manzoni, il Genoa ospita la Roma a Marassi.
I giallorossi vengono da una stagione deludente, nel quale ci si aspettava la consacrazione dopo la semifinale di Champions League nell'anno precedente ma che invece divenne il preludio di un quadriennio piuttosto in sordina.
La partita sembra destinata a scivolare verso uno scialbo pareggio di fine stagione, con Romero che segna il goal rossoblù in risposta al vantaggio romanista di El Shaarawy.
Nei minuti di recupero della ripresa, Sanabria ha l'occasione di dimostrare alla Roma quanto ha sbagliato sul suo conto. Mirante stende nella sua area di rigore il paraguaiano, che si presenta sul dischetto sfidando la sorte con il match point tra i piedi.
La moneta lanciata in aria da Sanabria ricade però dal lato sbagliato. Il suo destro viene neutralizzato da Mirante, ponendo fine all'incontro sull'1-1.
Nel secondo anno di prestito all'ombra della Lanterna, l'attaccante viene messo ai margini della rosa. Fatalità da un altro romanista: Aurelio Andreazzoli. L'allenatore vede Tonny poco inseribile nella sua idea di calcio, che si rivelerà però non vincente al punto da costargli l'esonero dopo sole 8 partite in panchina.
Le cose non vanno meglio con Thiago Motta, che lo tiene costantemente fuori dai titolari se non quando è messo alle strette per via di defezioni in formazione. Nelle poche volte in cui viene chiamato in causa, Sanabria lotta su ogni pallone e grazie al goal contro il Lecce e alla doppietta con il Verona contribuisce in maniera decisiva alla conquista della salvezza del Genoa.
Il prestito finisce e i liguri decidono di non riscattarlo. Sanabria fa dunque ritorno a Siviglia, con la sensazione di andare a vivere un'altra stagione da comparsa. Presentimento confermato dalla realtà dei fatti. Solo 935 minuti giocati, spalmati su 16 presenze ma sufficienti a vederlo per tre volte sul tabellino nella sezione "Marcatori".
A gennaio 2021 un nuovo approdo in Serie A, il terzo. Stavolta a Torino. Qui ritrova Davide Nicola, allenatore con il quale ha saputo dare il meglio di sé ai tempi della prima esperienza genoana.
In granata Sanabria sembra aver acceso nuovamente la scintilla del suo talento. Cinque goal nel primo semestre torinese, con la doppietta nel derby contro la Juventus a suggellare l'amore incondizionato dei suoi nuovi tifosi.
Altri Cinque goal anche arrivati nel campionato 2021/2022 e la concreta possibilità di fare ancora meglio. A 26 anni potrebbe essere arrivata finalmente la consacrazione alla quale Tonny si è sempre avvicinato ma che la sorte gli ha spostato malignamente sempre un metro un po' più in là.


