"Li ho visti crescere entrambi e posso dire che Alen Halilovic è forse un passo o due davanti a Luka Modric".
Non sempre, sapete, è necessario iniziare un racconto con una citazione. Una dichiarazione. Un ricordo del passato. Stavolta, però, la frase (sì, incriminata) è talmente forte da non lasciare scampo alla narrazione. Un ipse dixit che due, cinque, dieci anni dalla fuoriuscita fa sorridere.
Un buco nell'acqua totale. Parole pesanti, a fondo nel fiume Sava che bagna Zagabria. Aveva il petto gonfio d'amore per Alen Halilovic, Romeo Jokaz. Lo vedeva all'opera settimana dopo settimane nel centrocampo della Dinamo, come aveva visto Luka Modric anni prima. Sapeva ciò di cui parlava, era convinto di ciò che diceva. Il pensiero critico, però, si schianta fino a scomparire davanti alla risposta della storia, del percorso di Halilovic e dall'altra parte, di Modric.
Dieci anni fa, nel 2012, Modric non era Modric. Era uno dei migliori interpreti della Premier, ma non il numero uno d'Europa. L'unico capace di spezzare il duopolio Messi-Cristiano Ronaldo, di trasformarsi in arte a 36 anni e inseguire Gento come giocatore più vincente nella storia della Champions League. Era stato scelto dal Real Madrid e il salto del Tottenham ai Blancos poteva essere troppo lungo, estraniante, alienante. Niente di tutto questo.
A Zagabria era in procinto di debuttare in prima squadra, ad appena 16 anni, Halilovic. Tutti concordavano che potesse essere la prolunga di Modric, il ragazzo capace di entrare nella storia come Suker e Boban, mentre Luka ci insinuava tra le trame della stessa dalla porta principale.
L'ALTRO MODRIC: LA SPERANZA HALILOVIC
Baricentro basso, trequartista di tecnica eccelsa, anni luce avanti rispetto ai coetanei. Possibilità di bruciare il suo talento? Altissime. La frenesia era troppa per lasciarlo crescere senza spinte immediate. Tutti volevano una fetta e Alen, convinto dagli adulti, spavaldo dall'alto (basso) dei suoi sedici nella carta d'identità, non lasciò correre. Voleva correre con i giocatori che aveva imparato a copiare, sognare, ammirare.
A settembre, tre mesi dopo il primo contratto da professionista firmato con la Dinamo Zagabria, Halilovic debutta in prima squadra. Nel frattempo Modric, l'altro biondo cresciuto a Zagabria, inizierà la sua stagione d'esordio con il Real Madrid. Prova del fuoco per entrambi, visto che Alen non scende in campo contro una squadra qualunque, ma bensì nel Vječni derbi, il match più atteso del campionato: di fronte gli eterni rivali dell'Hadjuk Spalato. Subentrando a Sammir nel finale, diventerà il più giovane debuttante del club, a 16 anni e 101 giorni.
Quando i record di precocità non possono più essere fermati. E' una legge non scritta del calcio, come quella degli ammazza-record. Uno, due, venti. Una droga. Halilovic diventa anche il giocatore più giovane ad aver segnato nel campionato croato (16 anni e 113 giorni) e quello più precoce ad esordire con la Nazionale croata (16 anni e 357 giorni).
Vedere le giocate di Halilovic nella prima annata da professionista con la Dinamo Zagabria porta imbarazzo ai miopi. Senza una visione perfetta e in HD dei filmati, difficilmente ammetteranno di aver subito capito di come non si trattasse di Modric. Capelli biondi, corsa e movimenti così simili al cinque volte Campione d'Europa da sembrare padre e figlio, fratello maggiore e minore, copia carbone e clone cinematografico in stile Moon (fidatevi di Duncan Jones e recuperatelo).
Per le squadre medio-borghesi d'Europa, dopo le prime gare di Halilovic con la maglia della Dinamo Zagabria è già troppo tardi. E' andato oltre, in quella galassia di ricchi in cui sono ammessi solo i principali interpreti del tavolo milionario del continente. Bayern Monaco e Chelsea sono tra le squadre che guardano con una mano sul portafoglio e l'altra sul contratto da firmare. Quello che in passato non è riuscito a rendere nero su bianco lo stesso Real Madrid: vicinissimo a portarlo a Puerta del Sol, i croati riusciranno a strappare la conferma di proseguo dopo una polemica e complicata questione contrattuale. Una prima svolta nella storia del giovane Halilovic: crescendo direttamente nelle giovanili spagnole forse (forse all'ennesima potenza) avrebbe potuto avere una carriera diversa.
DALLA CHAMPIONS ALLA B SPAGNOLA
Perché a 18 anni, quando Halilovic lascia Zagabria per la grande occasione della sua vita, ha uno step intermedio sospeso nello spazio. Dopo due anni tra Europa League, Champions e campionato locale, non è direttamente sbattuto nella gabbia dei leoni, dove sbrani o vieni sbranato. Protetto dagli anziani membri del branco, alla Dinamo non aveva problemi eccessivi nel mostrate il suo talento. Può crescere adorato, adorante verso lo spettacolo, sincero, gioioso, consapevole. Quando nel 2014 viene scelto dal Barcellona spera che possa ancora andare così: responsabilizzato, ma con una legione d'onore a difenderlo.
Nel 2014/2015, il Barcellona ha Xavi e Iniesta. Ha Busquets e Rakitic. Ha una lista d'attesa per vedere il campo che dura mesi. Per questo viene spedito nella squadra B, in seconda serie. Una retrocessione dopo il biennio a lottare per il titolo e nelle coppe europee. Non è la situazione a cui Halilovic puntava, desideroso di giocare con la prima squadra per dimostrare il suo talento, senza però dover avere il 100% degli occhi addosso. In un team con Messi, Suarez e Neymar, possono venir fuori solamente i passi positivi e non quelli da timbro respingente.
Il Barcellona ha scelto un presente e un futuro diverso per Halilovic: la prima annata in Catalogna fa rima con quattro goal in seconda serie a una presenza in prima squadra. L'unica della stagione e l'unica della sua storia con i blaugrana, che da lì in avanti, dopo la finalissima di Champions vinta contro la Juventus, comincerà a sgretolarsi. Il ragazzo aspetterà un'occasione che non arriverà mai: per la società la soluzione migliore è il prestito allo Sporting Gijon e non una possibilità in prima squadra. La concorrenza e la necessità di vincere continuamente la sfida a distanza con il Real Madrid non permette esperimenti e passi falsi: Alen non è giudicato pronto per la Liga e il club dei più ganzi.
Sedotto e abbandonato, Halilovic non riuscirà ad essere il nuovo Modric, ma solamente una delle tante meteore che hanno sperato di passare da baby star a leggenda. La stagione in prestito a GIjon è sufficiente, ma lontana anni luce dall'essere eccelsa. Le vie di mezzo non sono accettate al banco delle decisioni blaugrana: il secondo prestito di fila, stavolta all'Amburgo (con diritto di riscatto per i tedeschi ma contro-riscatto possibile per il Barcellona) è a vent'anni la seconda svolta della sua giovane carriera. Quando un club che ti ha voluto a tutti i costi decide di lasciarti andare in prestito una volta senza darti l'opportunità per cui avevi firmato, la comparsa del tuo nome nella lista di meteore e baby bruciati è solo questione di tempo.
Ad Amburgo gioca poco, ma il riscatto avviene. I tedeschi hanno per le mani un giocatore giovane che può ancora valere in termini monetari e mediatici, ma la storia si ripete: viene ceduto al Las Palmas e in un anno e mezzo la semi-sufficienza è ben distante dall'eccellenza. Tanto che a 22 anni Halilovic è già un talento bruciato liberato a costo zero. Qualcosa che significa tanto, nel mondo del calcio: quasi sempre, con minuscole percentuali opposte, significa che non sei arrivato. Ti sei fermato, sei stato fermato. Poco importa.
FRENESIA: METEORA AL MILAN
Sei costato zero, a ventidue anni. Giochi da professionista da sei anni, ma hai la nomea di baby boom bruciato. Cerchi una piazza in cui puoi ripartire, olio di gomito e piedi per terra. Con la certezza di essere titolare, magari in un medio club d'Europa partecipante ai tornei che ti mancano dalle tue prime sgambettate. Sbagliato. Halilovic non ha dimenticato il mancato successo al Barcellona e contattato da un altro club d'elite, seppur fermo al palo del piatto mare della nnormalità, preferisce rischiare. Il Milan punta qualche moneta su di lui: o la va o la spacca.
"Sono molto contento di essere qui al Milan, è un grande club" dice Halilovic nel luglio 2018, presentato come nuovo acquisto del Milan di Rino Gattuso. "Ho tanta voglia di imparare molto dai miei compagni e soprattutto dal club, per me è un passo in avanti".
Halilovic ha una memoria di ferro e sa come posizionare le parole una dopo l'altra, per evidenziare come il suo sogno della mancata opportunità a casa Barcellona è stato suo malgrado spento sul nascere:
"Ero giovanissimo, hai poche occasioni per dimostrare il tuo talento. A quell'età devi andare in squadre che ti permettono di crescere e metterti in mostra" evidenzia Halilovic nel giorno della presentazione rossonera, con quel devi ben marcato, ad evidenziare una necessità culturale mai capita e contestabile.
Gattuso ha la sua idea per la gestione di Halilovic. Giocherà come mezz'ala:
"Qualche partita in quel ruolo l'ha già fatta. Ha meno incursioni di corsa, ma ha qualità tecniche. Se si mette a posto può far bene".
Peccato che di nuovo, i titolari siano definiti e le prime alternative difficili da superare. Halilovic ha perso continuità, anche nel medio livello, senza riuscire a convincere i suoi allenatori, tanto meno Gattuso. E' a disposizione, integro, sin dal ritiro, ma le uniche opportunità rossonere saranno quelle di Europa League, competizione che il ragazzo aspettava comunque da anni. Non sarà il modo per far scoccare la scintilla con il Milan, svoltando una carriera impantanata nel fango delle promesse mancate.
Halilovic lo ammetterà spesso: durante la sua carriera è stato investito da elogi roboanti o attacchi brucianti. Nessuna via di mezzo. Anche lui è entrato in quell'ottica: ha fretta incessante e dopo pochi mesi, a gennaio, decide che non può più aspettare. Giocherà con lo Standard Liegi, prima di proseguire all'Heerenveen, al Birmingham e dunque al Reading.
Nell'estate 2020, nel limbo tra ritorno al Milan dopo il prestito belga e il silenzio rossonero sull'effettiva possibile nuova possibilità, Halilovic sarà sincero e perfetto nell'analisi della sua scelta:
"In quella stagione i risultati sono stati pessimi. La squadra non ha mai mollato, ma non sono state date molte opportunità ai giovani. Forse avrei dovuto essere un po' più paziente e aspettare la mia occasione, poi però è arrivata l'opportunità in Belgio e ho accettato, ma non è stata la scelta giusta. In futuro dovrò prendere decisioni con più attenzione".
A 26 anni, guardando indietro, possiamo definire letale la frenesia avuta dagli altri, ma anche da sè stesso. Il Barcellona l'ha bollato come talento da girare in prestito dopo pochi mesi, Halilovic non ha saputo pensarla diversamente dopo le mancate opportunità al Milan. Ha preferito giocare subito altrove, per mettere in mostra il mancino e la sua ferrea volontà di rispettare vecchi titoli e ammiccanti promesse di gloria. Un circolo vizioso, da cui Alen non è ancora riuscito a sottrarsi: servirà pazienza e consapevolezza di essere lontano anni luce dalla previsione di Jokaz, così da poter godere del proprio talento e divertirsi. La vecchia storia del nuovo gioiello, eterno, del calcio croato è sbiadita, sgretolata. Meglio andare oltre il prima possibile.
Magari con il ritorno in patria, al Rijeka, può risultare la ricetta per riportare indietro le lancette e far tornare a brillare il classe 1996.
"Alen Halilović è un nuovo giocatore dell'HNK Rijeka. Halilović si è sottoposto alle visite mediche di rito mercoledì mattina e in seguito ha firmato il contratto. La scorsa stagione Halilović ha vestito la maglia del Reading e in carriera ha giocato con club come Barcellona e Milan".
Il club croato ha annunciato così il ritorno a casa di Halilovic.
"Sono in contatto con Rijeka da tempo - ha dichiarato l'ex Milan ai canali ufficiali della società -. Volevo tornare in Croazia in questa stagione, sono soddisfatto e felice di essere qui a Rijeka. Abbiamo parlato a lungo e conosco bene il club. E' per questo che ho deciso di fare questa scelta".
Undici presenze, un goal, nuovamente svincolato a gennaio 2023. Echi del passato sempre più lontani.




