L'infortunio rimediato nel match che ha permesso al Milan di compiere un passo importantissimo verso il ritorno in Champions League è coinciso con la calata del sipario sulla stagione di Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese, infortunatosi nel corso della ripresa all'Allianz Stadium, ha rimediato un problema al ginocchio che lo costringerà ai box per sei settimane, chiudendo anzitempo il suo campionato e privandolo, a questo punto, anche della vetrina di Euro 2020.
Al netto dei problemi fisici che hanno rallentato il numero 11 rossonero - soprattutto in questa prima parte di 2021 - l'ex centravanti del PSG è confermato, ancora una volta, autentico valore aggiunto nell'economia della stagione milanista.
Un leader a tutto tondo, sia in campo che all'interno dello spogliatoio. Nulla che già non si sapesse visti storia e curriculum del centravanti scandinavo ma il suo approdo bis in quel di Milano, datato gennaio 2020, ha ribadito la caratura di un calciatore che nemmeno l'incedere inesorabile del tempo e dell'età hanno saputo minimamente scalfire.
Ibra, più che abbracciare il Diavolo, lo ha preso letteralmente per mano accompagnandolo lungo il percorso che ad otto anni di distanza - e salvo improvvisi cataclismi - dovrebbe riconsegnare al Milan la prestigiosa vetrina della Coppa dei Campioni.
15 goal in campionato, di cui 11 in un girone d'andata che ha proiettato i rossoneri in vetta al campionato prima che l'Inter prendesse il largo salutando la compagnia in un "ritorno" a suon di record. Compresi nel pacchetto ci sono anche un sigillo in Coppa Italia (nel derby) e lo squillo in Europa League griffato nei preliminari contro lo Shamrock Rovers.
La presenza - e soprattutto l'assenza - dello svedese ha sempre marcato la differenza in termini di rendimento di squadra. Con lui in campo, il Milan ha vinto 16 partite su 27. Nelle 24 in cui i rossoneri sono stati costretti a rinunciare al loro totem, i tre punti sono arrivati in 13 occasioni. Con Ibra sul rettangolo verde, la truppa Pioli ha vinto quasi il 60% delle partite, con una media di 2 punti netti a partita. Ennesimo dato emblematico sull'imprescindibilità del classe 1981.
Uno dei tanti motivi che hanno spinto lo stato maggiore del club a siglare l'accordo per il prolungamento contrattuale sino al 2022. Il Milan, dunque, ripartirà dal suo leader maximo. La carta d'identità non spaventa, i recenti infortuni un pochino di più, ma quello che conta è che si andrà avanti insieme.
Con Stefano Pioli chiamato ad un'oculata gestione di un'individualità ingombrante che, se messa nelle giuste condizioni, può risultare ancora determinante. Soprattutto in vista di qualche notte speciale, con una musichetta altrettanto speciale a fare da sottofondo.


