No, non stiamo esagerando. Non vogliamo essere profani prendendo in prestito la frase di Riise, che qualche anno fa definiva Francesco Totti come "la cosa più vicina a un Dio in una squadra di calcio". Ma quello che ha rappresentato Giovinco per Toronto, quello che è stato, quello che ha fatto: sono un qualcosa di ultraterreno.
Potremmo fare tutte le premesse di questo mondo. Potremmo dire che la MLS è un campionato sì in crescita, ma dal livello tecnico-tattico tendente all'imbarazzante in certe occasioni. Oppure potremmo, o forse dovremmo soffermarci sulla bellezza del gioco del calcio. Sulla bellezza della giocata. Sull'idea stessa di realizzarla e sul risultato finale, comunque magico, a qualunque latitudine o longiitudine nel mondo del pallone.
Giovinco è arrivato in Canada nel piano della sua maturità calcistica. Lasciare la Juventus, dove comunque non aveva un ruolo da protagonista, è stata una scelta di vita e ovviamente economica. Le etichette e i paragoni lo hanno sempre appesantito e frenato, specialmente nel corso della sua esperienza in bianconero. Quando non ha avuto addosso quelle zavorre, come per esempio a Parma, è riuscito ad essere un giocatore determinante, perché libero di esprimere la sua estetica.
La conferenza di presentazione al Toronto è infatti più simile a un sfogo.
"C’è stato un momento in cui la Juve mi ha fatto capire che se fossi rimasto sarei stato un po’ di peso. E io non voglio essere un peso per nessuno. Non tifo per i bianconeri. Sono felice per i miei compagni e per i tifosi se la Juve vince. Tifare però è un’altra cosa. Finalmente ho preso il 10, il numero che adoro da sempre. Potrei dire come Maradona, ma siamo italiani e ne abbiamo avuti di grandi. Io dico Roberto Baggio, il mio idolo".
Idolo, del resto, è la parola giusta per descrivere Giovinco al Toronto. Qualcosa di talmente fuori dal comune da diventare un fumetto: 'The Atomic Ant', la 'Formica Atomica', il suo storico soprannome che in MLS è diventato pura leggenda. Gli è bastato un anno, una sola stagione, per sfociare nel paranormale: 22 goal e 16 assist, miglior marcatore della MLS, miglior assist-man, miglior esordiente e miglior giocatore dell'anno. Boom. Una deflagrazione atomica.
Ogni settimana, in Italia e in tutto il mondo, diventavano virali gli higlights e i goal assurdi realizzati da Giovinco a Toronto. A guardarli non riuscivi davvero a capacitarti di come riusciva a fare certe cose. La spiegazione, per la maggior parte, era però piuttosto semplice: "Gioca in MLS, pure io segno nel campionato americano". Al netto della fastidiosa e inutile concezione del "pure io", è indubbio dire che il livello della MLS di sicuro enfatizzava e ovviamente facilitava le giocate di Giovinco, di una spanna superiore a tutti sia a livello tecnico che come velocità di esecuzione e di pensiero. Certe cose in Europa non le avrebbe fatte, anche se non abbiamo la controprova. Ma una punizione da 30 metri all'incrocio o un tiro a giro sul palo lontano sono imparabili in MLS come in qualsiasi altro campionato al mondo.
"Another incredible performance from Sebastian Giovinco"
Il primo goal di questo video è quasi un 'fake' se paragonato agli altri. A Giovinco riusciva di tutto: e quando diciamo di tutto, intendiamo di tutto. I telecronisti americani si sono trovati di fronte un fenomeno per loro inspiegabile se applicato al calcio. "Hai mai visto nulla del genere?", si chiedevano giornata dopo giornata. Quello che colpiva di più era l'impressionante facilità con la quale Giovinco faceva ciò che faceva. L'impressionante facilità con la quale pensava alle giocate che poi puntualmente realizzava. Se ci isoliamo dal contesto MLS, puntando l'attenzione solo sul calciatore, possiamo dire che la supremazia tecnica del Giovinco di Toronto è stata simile a quella di Maradona e Messi. Troppo più forte degli altri, troppo più forte di tutti.
Quello che Giovinco ci ha guadagnato dall'andare a giocare in MLS (a parte un sacco di soldi, banalmente) è stato senza dubbio la totale liberazione del suo talento da ogni tipo di freno, tattico e mentale. L'amore incondizionato e quasi viscerale da parte di un popolo, come testimoniato da una coppia canadese che ha chiamato il proprio figlio Sebastian Giovinco. Un assaggio lo avevamo avuto pure in Italia, al Parma: 15 goal e 13 assist, ingiocabile a tratti anche in Serie A. Quello che invece Giovinco ci ha perso emigrando negli States è stata inevitabilmente la credibilità. Lo scettiscimo sul suo essere un giocatore da grande squadra si è amplificato ulteriormente, portandolo quasi ad essere (ingiustamente?) screditato.
"A livello professionale devi mettere in conto di sparire dai radar. Ho perso la Nazionale, ho perso visibilità. Se si è disposti a rinunciare a queste cose, si tratta di un’esperienza che consiglio a tutti".
La dichiarazione dell'allora Ct Ventura, in tal senso, ne è stato l'emblema.
"Giovinco gioca in un campionato dove i goal contano poco, la qualità della MLS è relativa".
Tutto vero, ma anche tutto falso. Dipende dai punti di vista. C'è quello, probabilmente il più diffuso, secodo il quale Giovinco fosse ingiudicabile a quei livelli. Ma ce n'è un altro, che in pochi hanno voluto considerare, secondo cui Giovinco a Toronto fosse tecnicamente, fisicamente e mentalmente il giocatore italiano più forte in circolazione. Roberto Mancini alla fine l'ultima convocazione in Nazionale gliel'ha voluta regalare, nel 2018, tre anni dopo la sua ultima apparizione in azzurro. Due partite, due panchine, prima del definitivo addio.
Oggi, a conti fatti, cosa possiamo dire di Giovinco? Che è stato una grande illusione? Che non ha ripagato le attese? Anche qui dipende dalla prospettiva. Giovinco non è stato l'erede di Del Piero, ma probabilmente nessuno lo sarà mai. Giovinco non è stato il futuro della Nazionale, come si poteva inizialmente pensare. Ma ha comunque scritto la storia di questo sport. Vincendo tutto, infrangendo ogni record. Lo ha fatto con una maglia meno pesante, in un campionato poco competitivo, anche se ormai i campionati realmente competitivi sono in via d'estinzione . Ne abbiamo visti tanti di giocatori misurarsi in contesti palesemente inferiori al loro valore, anche Ibra nella stessa MLS, ma la bellezza calcistica di Giovinco a Toronto ce l'hanno avuta in pochi. Parliamo di calcio, solo di quello. Calcio e le emozioni che si provano vedendo certi goal, certe magie. Anche se ormai i social ci hanno resi apatici, dandoci ogni giorno in pasto qualcosa di già visto.
