Giaccherini PS

Giaccherini a Goal: "La Juventus vince con la sigaretta in bocca, il Chievo crede alla salvezza"

l goal contro il Frosinone nello scontro diretto prima della sosta, è un po’ uno di quegli episodi da Sliding doors, quegli attimi che possono stravolgerti la vita. In questo caso, un campionato. E che a segnarlo sia stato proprio Emanuele Giaccherini non può essere soltanto un caso: uno che in tre anni è passato dalla Serie C alla Nazionale, di imprese se ne intende.

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E’ lui, insieme agli altri vecchietti del Chievo Pellissier e Sorrentino a dare l’esempio ai giovani, prima negli allenamenti e poi in partita. La montagna da scalare è ancora alta, ma il motto è Crederci sempre, mollare mai: quel gol e quei tre punti conquistati contro il Frosinone hanno dato ulteriore convinzione ad un gruppo che ha una gran voglia di realizzare un sogno.

"Noi ci crediamo, eccome se ci crediamo, eravamo convinti di potercela fare prima e a maggior ragione adesso dopo la vittoria contro il Frosinone. È chiaro che il mio goal è stato importantissimo, perché – diciamoci la verità – se non avessimo vinto quella partita, saremmo stati praticamente spacciati. Così è ancora dura, intendiamoci, ma almeno si comincia a ragionare, si intravede un barlume di luce in fondo al tunnel. Dovessero restituirci i tre punti di penalizzazione, saremmo a cinque lunghezze dall’Empoli, con un girone di ritorno e tanti scontri diretti ancora da giocare. Non è detto che ce la faremo, ma una cosa è certa: lotteremo fino a maggio".

Un plauso a mister Di Carlo che con il suo arrivo ha riportato serenità e risultati. Al contrario di Ventura.

"Con l’arrivo di Mister Di Carlo, ci siamo ricompattati. In realtà avevamo iniziato molto bene la stagione, perché alla prima in casa contro la Juve – pur perdendo - avevamo fatto una grande partita. Poi, invece, è arrivato il 6-1 in casa della Fiorentina e lì ci siamo disuniti: è stata una brutta botta, che ci ha fatto perdere fiducia e certezze. Abbiamo provato a cambiare modulo e forse siamo andati in confusione. Una confusione che è aumentata quando è arrivato Mister Ventura, perché lui ha stravolto tutto fin dall’inizio e proprio quando ci stavamo abituando, ha deciso di lasciare. A quel punto Mister Di Carlo è stato bravo a toccare poche corde, ma quelle giuste: ha sistemato le cose in difesa, ha lavorato soprattutto sullo spirito e sull’equilibrio tattico e psicologico. La strada ora è quella giusta, come si è visto nelle ultime partite".

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La prossima avversaria sarà la sua ex Juventus a Torino, vincere sarà un'impresa ardua ma Giaccherini non si dà per sconfitto già in partenza.

"Chiaro che non partiremo battuti, altrimenti ce ne staremmo direttamente a Verona, ma che la trasferta di Torino sia proibitiva è evidente. Questa Juve fa davvero impressione, ha talmente tanti campioni che dà la sensazione di poter vincere con la sigaretta in bocca, senza nemmeno sudare. Nel calcio, però, sappiamo benissimo che poi è il campo che deve parlare. E noi, ovviamente, proveremo a metterli in difficoltà".

Rispetto alla sua Juventus, quella attuale è in grado di dire la sua anche nella tanto sospirata Champions League.

“Certamente ha più consapevolezza della squadra in cui giocavo io. Noi ci affacciavamo alla Champions per la prima volta, adesso la Juve è protagonista da anni. Con Cristiano Ronaldo ha fatto il definitivo salto di qualità, anche a livello psicologico. Il portoghese è impressionante, quando ci giochi contro ti rendi conto ancor di più di quanto sia unico. Fa cose diverse dai calciatori normali: ci sono i buoni giocatori, i campioni e poi sopra c’è lui. Detto questo, si sa, la Champions è una competizione strana, unica: ti capita una serata storta e rischi di uscire, perché non c’è tempo per recuperare. Il campionato ti concede delle pause, la Champions assolutamente no. E, poi, dagli ottavi in avanti, giochi sempre con squadre del tuo stesso livello, quindi i dettagli, e a volta anche un pizzico di fortuna, fanno la differenza. Ma è chiaro che questa Juve può e deve ambire a vincere, perché adesso ha veramente tutte le possibilità per farlo".

Per Giaccherini, il VAR è promosso nonostante qualche polemica di troppo.

“Io penso che sia uno strumento utilissimo, ma è necessario fare chiarezza. Negli ultimi turni ho visto episodi clamorosi che gli arbitri non sono nemmeno andati a rivedere. Cosa costa? Se perdiamo un minuto non succede nulla, ma un rigore dato o non dato può cambiare la stagione. Io sono pro-VAR, a patto che la si utilizzi sempre negli episodi chiave: goal, rigori, espulsioni. In questi casi l’arbitro dovrebbe sempre andare a rivedere: poi, può anche rimanere della sua opinione, ma almeno ha tutti gli elementi per prendere la decisione più giusta".

Lo scetticismo su come viene utilizzata la VAR è forse l’unico aspetto in comune tra Giaccherini e Sarri, tra i quali l’amore non è mai sbocciato ai tempi di Napoli:

“E sinceramente fatico a spiegarmi perché – risponde con grande sincerità il Giak – A volte mi capita ancora di pensarci e non trovo risposte. Sono addirittura arrivato a pensare che fossi un acquisto del presidente e non suo, o forse sono stato il frutto di un “errore tecnico” di valutazione, probabilmente non ero adatto al suo gioco. Lui si fidava solo dei suoi 12-13 “titolari” e gli altri non li considerava. Guardate ad esempio Maksimovic, con Sarri non giocava mai e invece adesso Ancelotti lo considera un elemento fondamentale. E lui lo sta ripagando alla grande”.

Giaccherini si domanda cosa sarebbe accaduto in caso di arrivo di Ancelotti al Napoli durante la sua permanenza...

“Non so cosa sarebbe successo, forse nulla, anche perché io avevo chiesto già la cessione dopo 4 mesi che ero a Napoli. Non perché non stessi bene, la città è stupenda, i tifosi meravigliosi, ma avevo capito immediatamente che avrei avuto poco spazio. A quel tempo mi volevano Juve e Roma, eppure il club non mi ha lasciato andare. Ed anche questa è una cosa che non riesco a spiegarmi: perché trattenere un giocatore se poi non lo fai mai giocare? In realtà, quando è arrivato Ancelotti io tecnicamente ero ancora di proprietà del Napoli, ma è vero che i presidenti avevano un accordo e io volevo restare al Chievo. E’ altrettanto vero che loro non hanno fatto nulla per trattenermi. Probabilmente doveva solo andare così”.

In realtà, però, Giaccherini e Sarri hanno un’altra cosa in comune. L’amore per la Premier League:

“Ora sono troppo vecchio per pensare di tornare in Inghilterra da giocatore e un domani non so cosa farò. Ma se dovessi decidere di fare l’allenatore, mi piacerebbe avere l’opportunità di farlo in Premier, perché è un campionato stupendo e l’ambiente è il migliore in assoluto per quanto riguarda il calcio. Nei due anni al Sunderland sono stato benissimo e ho provato emozioni che poi non sono riuscito più a vivere altrove, perché quell’atmosfera è davvero unica”.

Prima, però, c’è un altro sogno da realizzare...

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