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Germania-Italia 2006, il 'dietro le quinte': dalla promessa di Lippi alla foto senza pantaloni

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Due minuti per cambiare la storia: il calcio, si sa, è bello per questo. Due minuti per trasformare il destino sportivo di un'intera nazione. La data del 4 luglio per l'Italia avrà sempre un sapore speciale, perché battere la Germania a Dortmund nella semifinale di un Mondiale, in quel modo, è qualcosa che va oltre il mero ambito calcistico.

La storia di un'apoteosi di emozioni legate a quegli attimi tra il goal di Grosso e quello di Del Piero, ma dietro quei due minuti di gloria c'è davvero tanto: sacrificio, disciplina, talento, ma anche qualche curioso aneddoto, che lo stesso ex ct Marcello Lippi ha voluto svelare a distanza di anni.

Come quella promessa fatta ai ragazzi di tuffarsi in un laghetto di acqua fangosa in caso di qualificazione alla finale. Promessa rigorosamente mantenuta con tanto di siparietto, raccontato ai microfoni di 'Sky Sport':

"All’inizio del ritiro a Duisburg c’era un laghetto con un’acqua fangosa, davvero schifosa. Io dissi ai ragazzi che mi sarei fatto il bagno lì nel caso in cui avessimo raggiunto la finale. Mi presero in parola. Quando arrivò il momento di mantenere la promessa, prima di andare a indossare la tuta andai in cucina e dissi al capo cuoco di mettermi un grosso pesce dentro un sacchetto di plastica con alcuni sassi dentro e di legarlo al lampione vicino al laghetto. Oltre a questo, anche di prepararmi una specie di fiocina".

Lippi improvvisò la simpatica scena, ma le risate più fragorose da parte della squadra scattarono nei confronti del povero Vincenzo Iaquinta, che cascò in pieno nello scherzo.

"Quando mi tuffai presi il pesce, tolsi il sacchetto e feci finta di averlo pescato. Tutti si misero a ridere, soprattutto perché Iaquinta, un po' credulone, disse ‘Che culo il mister’, perché credeva che lo avessi pescato davvero".

Fabio Grosso Marcello Lippi 2006AFP

Aneddoti riguardanti non solo il post, ma anche il pre-partita, in particolare durante l'allenamento mattutino di Dortmund, quando Lippi scambiò alcune luci nella pineta per fotografi venuti a caccia di segreti tattici, organizzando un altro divertente e 'piccante' siparietto con il gruppo azzurro.

"Prima di cominciare l'allenamento mentre i ragazzi si divertivano col pallone, vidi delle luci nella pinetina intorno al campo, pensai ci fossero degli operatori con delle telecamere o comunque con delle macchine fotografiche per spiarci. Io non volevo dare vantaggi a nessuno, allora chiamai la squadra e dissi che non avremmo fatto nulla in quell'allenamento, spiegando il motivo".

Una foto che, se realmente scattata, avrebbe davvero fatto il giro del mondo nel corso degli anni a venire:

"Così andammo davanti la pinetina, ci abbassammo tutti i pantaloni e mostrammo il sedere: evidentemente non c'era nessuno nascosto, altrimenti quella foto avrebbe fatto il giro del mondo".

Divertenti retroscena, il 'dietro le quinte' di una memorabile cavalcata capace di regalare momenti unici a un intero popolo, dentro e soprattutto fuori i confini nazionali. Il trionfo di un gruppo che, anche grazie a questi piacevoli episodi, ha saputo compattarsi a tal punto da creare una vera e propria corazza in uno dei momenti più delicati nella storia del calcio italiano.

Quell' "andiamo a Berlino" riecheggia ancora oggi, a distanza di anni, nei nostri dolci ricordi: perché certe imprese passano anche da questi momenti che strappano un sorriso e spezzano la forte tensione dettata dalla consapevolezza di poter scrivere la storia.

Giorno dopo giorno, tra una promessa e un rito scaramantico: e chissà quante altre promesse o dolci penitenze dopo il successo di Berlino fino a quel tanto desiderato sigaro, che il nostro ct consacrò come simbolo di gloria.

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