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Gasperini Inter gfxGetty/GOAL

Gasperini all'Inter: un'esperienza fallimentare durata solo 73 giorni

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Tra le diverse chiavi di lettura proposte dalla sfida tra Roma e Inter, c'è ovviamente spazio per l'ennesimo incrocio tra Gian Piero Gasperini e quello che, seppur per un lasso di tempo molto breve, è stato il suo passato calcistico.

Il punto di contatto tra il tecnico di Grugliasco e la Milano nerazzurra si manifesta nell’estate del 2011, quando Massimo Moratti decide di affidargli la panchina interista. Per Gasperini è la prima chiamata da parte di uno dei top team del nostro campionato dopo i pregevoli quattro anni e mezzo vissuti in qualità di guida tecnica del Genoa. Allo stesso tempo, però, l'Inter - nonostante la coccarda di campione del Mondo cucita sulle maglie - vive un periodo storico di totale transizione seguente al trionfale 2010 con José Mourinho e alla complicata annata scandita dall'avvicendamento al timone meneghino tra Rafa Benitez e Leonardo.

L'avvento di Gasperini all'ombra della Madonnina viene giocoforza accompagnato dai dubbi e da tutte le perplessità del caso, alimentate da una campagna di rafforzamento inevitabilmente segnata in negativo dal ritiro di un totem come Marco Materazzi e dall'addio di altri due eroi del Triplete: Samuel Eto'o e Goran Pandev. Un vero e proprio vuoto di potere colmato, soltanto numericamente, dagli innesti dei vari Jonathan, Ricky Alvarez, Castaignos, Diego Forlan e Zarate.

Con tali e poco esaltanti premesse, l'avventura di Gasperini allenatore dell'Inter prende il via con il primo impegno ufficiale datato 6 agosto 2011. A Pechino va in scena il derby di Supercoppa italiana contro il Milan fresco di Scudetto. L'avvio è di quelli promettenti grazie alla punizione di Sneijder che manda avanti la Beneamata, ma nella ripresa Ibrahimovic e Boateng capovolgono tutto nel giro di nove minuti regalando il primo trofeo della stagione a Massimiliano Allegri.

Un mese dopo è già tempo di esordio in campionato. Al 'Renzo Barbera' la doppietta di Milito ha il dolce sapore dell'illusione, tramutatasi poi in incubo per mano di Miccoli e compagni: il Palermo si impone 4-3 e per Gasperini è già tempo di inevitabili processi.

Dopo appena tre giorni, il calendario propone subito una possibilità di redenzione sul palcoscenico della Champions League. Per l'allenatore piemontese si tratta del debutto assoluto nella massima competizione europea nonché la prima volta a San Siro. È il 14 settembre e al 'Meazza' va in scena lo psicodramma a tinte nerazzurre: il goal partita di Ondřej Čelůstka firma la clamorosa impresa del Trabzonspor. Per il tecnico nerazzurro, invece, c'è già sentore di titoli di coda.

L'Inter gasperiniana è una creatura fragile priva di certezze dal punto di vista tattico e povera di individualità in grado di sopperire alle evidenti carenze strutturali di una macchina letteralmente ingolfata. I principi di gioco proposti in terra ligure, su tutti il marchio di fabbrica della difesa a tre, non trovano terreno fertile in quel di Milano e la strada che porta dritti verso la fine del sodalizio sembra ormai tracciata.

Gasperini SneijderGetty Images

Il pareggio a reti inviolate sul campo della Roma, oltre che il primo e unico punto da allenatore interista, rappresenta il proverbiale brodino buono per allungare l'attesa di un finale che tutti già conoscono. Quattro giorni dopo, infatti, cala il sipario. Allo Stadio 'Silvio Piola' l'Inter crolla 3-1 sul campo del Novara, che torna a vincere un match di Serie A dopo 55 anni

Dopo soli 73 giorni e cinque partite ufficiali, Gian Piero Gasperini viene esonerato dopo aver inscenato la peggior partenza in campionato degli ultimi ottant'anni di storia interista.

Il bilancio è da brividi: quattro sconfitte e un pareggio. Nessuna vittoria. Come lui solo Corrado Verdelli - traghettatore per una sola partita nel 2004 - e Ferenc Molnar nel lontano 1941-1942 sotto la nomea di Ambrosiana. In una parola: fallimento.

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