GOALCi sono certe storie che devono essere raccontate e questa è una di quelle. Soprattuto perché questa storia, questo racconto, nasce praticamente per caso. Nasce da un viaggio nell'albo d'oro della Champions League, dettato un po' dalla nostalgia e un po' dalla noia.
Certe edizioni e certe imprese non le puoi dimenticare, anche se non appartengono alla tua era. In qualche modo o da qualche parte ne hai sentito parlare, anche più di una volta. Poi però ci sono quelle storie che rimangono nascoste, sono delle piccole perle rare nel sottobosco calcistico che attendono solo di essere scoperte.
Coppa dei Campioni 1976-77. La Champions League, come la conosciamo oggi, nascerà una ventina d'anni dopo. Il Liverpool di Kevin Keegan si laurea per la prima volta campione d'Europa battendo in finale la sorpresa Borussia Monchengladbach. Lo sguardo scorre verso la classifica marcatori, vinta in ex-aequo da due calciatori. Uno è Gerd Muller, e ok. L'altro è un certo Franco Cucinotta, attaccante italiano dello Zurigo.
Cucinotta, Italia, l'associazione è fin troppo semplice. Tutti pensano subito a Maria Grazia, come dargli torto. Ed effettivamente un legame con la bellissima attrice e showgirl siciliana c'è. Anche Franco è nato in Sicilia e il padre di Maria Grazia era il cugino di suo nonno: "Però non ci siamo mai conosciuti", preciserà lui.
Le doti e le grazie della Cucinotta sono note in tutto il mondo, mentre in pochi conoscono le abilità calcistiche di questo suo lontano parente, capace di trascinare lo Zurigo sino alle semifinali di Coppa dei Campioni. Un piccolo miracolo, reso possibile grazie ai suoi goal.
Franco Cucinotta, come detto, nasce in Sicilia, ma la sua intera carriera da calciatore la passerà in Svizzera. Inizia con il Losanna, poi si trasferisce al Sion e successivamente allo Zurigo, con cui vive una stagione a dir poco fantastica in termini realizzativi.
"Ero in stato di grazia, con lo Zurigo segnai in campionato 28 reti in 20 partite. In Coppa dei Campioni all'epoca c'era l'eliminazione diretta e segnai due reti ai Rangers, due alla Dinamo Dresda e ho segnato al Turku. Arrivammo fino alle semifinali, dove incrociammo il Liverpool di Kevin Keegan, con cui ho scambiato la maglia. A ricordarmi quella stagione il trofeo della UEFA di capocannoniere, che conservo con grande orgoglio".
Quel titolo di capocannoniere rimane ancora oggi un'impresa unica e storica. Cucinotta è infatti l'unico calciatore italiano ad aver vinto la classifica marcatori della Champions League con una squadra straniera. Dopo di lui, nessun'altro ci è più riuscito.
Eppure Cucinotta, da italiano, non ha mai avuto la possibilità di giocare in Serie A. Le richieste sono arrivate, anche da club importanti come la Fiorentina, ma le regole dell'epoca non permettevano a un giocatore proveniente da una federazione straniera di giocare in un campionato professionistico italiano.
"C'era un escamotage, ossia essere tesserato per un club dilettantistico per poi passare l'anno dopo a fare il professionista. Ma non avevo voglia di fare un passo indietro nei dilettanti. Ne parlai con Artemio Franchi, mi disse di andare a giocare alla Rondinella e poi dopo potevo fare un altro contratto con una squadra italiana, in quel caso la Fiorentina. In quel momento non ho voluto prendere il rischio".
Quando finalmente, nel 1980, l'Italia riapre le frontiere, per Cucinotta il treno Serie A è già passato.
"Per me è troppo tardi. Dall'Italia non arrivano più offerte, niente. Continuo in Svizzera, segno tanto, oltre 150 gol in carriera".
Uno come Cucinotta avrebbe potuto fare la differenza anche in Serie A. Attaccante potente, in stile Chinaglia, venne paragonato anche al suo più celebre conterraneo Pietro Anastasi per caratteristiche e senso del goal. In Svizzera diventa una leggenda, un'istituzione. Poteva anche giocare per la Nazionale, ma disse di no. Lui sognava la maglia azzurra.
"Io volevo essere convocato solo dall'Italia. Nonostante ciò il ct Roger Vonlanthen, ex giocatore dell'Inter, mi convoca. Io però gli dico: 'Mi spiace, ma sono italiano'".
A conti fatti, però, Cucinotta rimarrà italiano solo di nascita. Chiusa la carriera di calciatore, allenerà in Africa per tanti anni prima di tornare in Svizzera per lavorare nelle relazioni pubbliche. Ha gestito anche un'azienda di modelle, curando il casting di Miss e Mister Svizzera.
Non avrà avuto la fortuna di giocare in Serie A, indossare la maglia della Nazionale o di conoscere la sua lontana parente Maria Grazia, ma Franco Cucinotta è un italiano a suo modo unico, speciale, che non può e non deve essere dimenticato.


