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"Francesco, torna!": Lele Adani e quel goal alla Juve dal valore inestimabile

Ci sono goal che hanno un valore speciale e no, non sempre si parla di calcio. A volte un goal ha una valenza tale da andare oltre quella sportiva fino a diventare veicolo di bellezza, solidarietà, rispetto.

Talvolta, seppur raramente, può essere persino determinante per la vita di qualcuno. E quando ciò accade resta di diritto nella storia.

Facciamo un salto all’indietro di ben 16 anni. È il 12 febbraio del 2004 e l'Inter di Zaccheroni, subentrato a Hector Cuper, scende in campo a San Siro contro la Juventus di Marcello Lippi per la semifinale di ritorno di Coppa Italia.

All’andata, al Delle Alpi, il punteggio fu di 2-2 e i nerazzurri hanno l’occasione per staccare il pass per la finale contro la Lazio. È l’Inter di Adriano e Vieri, ma anche di Stankovic, Cordoba e Zanetti, un’Inter che – ancora reduce dalla delusione del 5 maggio 2002 e dall’addio di Ronaldo – sta cercando di ritornare grande.

In quell’Inter c’è anche Daniele Adani, alla sua seconda stagione in nerazzurro, che nel 3-5-2 di Zaccheroni agisce spesso nella linea difensiva completata da Cannavaro e Cordoba, mentre quando il tecnico opta per la difesa a quattro, riesce comunque a ritagliarsi una maglia da titolare. Alla fine di quella stagione, tra campionato e coppe, metterà insieme 34 presenze, le stesse di Fabio Cannavaro e ben 20 in più rispetto a Marco Materazzi, che negli anni successivi diventerà una colonna della compagine nerazzurra.

Daniele Adani Didier Drogba 2004Getty

Ma torniamo al 12 febbraio, anzi all’11. Alla vigilia del delicato match contro la Juventus, Adani riceve una telefonata da un giornale di Brescia, città nella quale aveva vissuto e giocato per ben 5 anni, e viene a sapere che un giovane di nome Francesco è sparito e che Bobo Vieri è proprio l’idolo del 15enne. Il difensore emiliano si attiva al fine di far sì che Vieri possa in qualche modo indirizzare un messaggio al ragazzo per spingerlo a tornare a casa, poi decide di far stampare ai magazzinieri una maglietta con su scritto “Francesco, torna... ” da mostrare in caso di goal.

Di goal di Vieri, direte voi. E invece no. È Adani ad indossare quella maglietta, quasi guidato da una premonizione. L’Inter va in vantaggio con Adriano, poi Tudor e Del Piero ribaltano il risultato. L’1-2 premierebbe i bianconeri, ma l’ultima parola non è ancora stata scritta.

E Lele Adani, quella storia, l’ha recentemente raccontata così, proprio a Bobo Vieri:

“Non volevo disturbarti, eri con me in ritiro ma era il giorno prima della partita e non sapevo cosa fare, non volevo deconcentrarti così la maglietta la indossai io. Il cronometro dice 94′ e 35 secondi, tu (sempre Vieri, ndr) mi vieni incontro e io ti supero facendo una corsa senza senso, guidato dalla cometa chiamata calcio, tu dai la palla a Stankovic sulla sinistra, fa un cross perfetto, Emre colpisce la palla di testa e Chimenti para, io da due metri metto il piede e segno”.

Già, quel giorno, per un curioso gioco del destino, a trovare il goal non è Bobo Vieri, che in quella stagione realizzerà ben 17 marcature in 32 gare, ma proprio Lele Adani.

Nonostante il momento concitatissimo del match, Adani non dimentica il proprio impegno e si sfila la maglia nerazzurra per mostrare quella che, quel giorno, è sicuramente più importante. “Francesco, torna...”

Alla fine l’Inter non riuscirà a passare il turno, proprio per via di un errore di Christian Vieri ai calci di rigore. Proprio così, Vieri quel giorno il goal non riuscì a trovarlo nemmeno dagli undici metri. Adani invece sì. E una vittoria, quel giorno, l’Inter riuscì a portarla a casa lo stesso.

Sì, perché tra i milioni di telespettatori sintonizzati su Rai1 per assistere alla partita c’era anche Francesco che, seduto in un bar di Genova, aveva deciso comunque di non perdersi la partita della sua Inter, a dispetto del complicatissimo momento personale che stava vivendo. E che una volta letto quel messaggio non potè far altro che tornare a casa, se non altro per un atto di riconoscenza nei confronti di quei campioni che si erano mobilitati per lui.

"Quel goal fa parte del destino di una persona – commentò Adani - Probabilmente la purezza di un concetto di vita, di un modo di interpretare le cose, a un certo punto nella vita terrena si ferma, non può andare oltre perché nella vita terrena ci sono cose più grandi di noi".

Ma quel giorno il calcio andò sicuramente oltre, diventando strumento determinante per veicolare un messaggio di vita, di speranza e di opportunità. Quel giorno di tanti anni fa, il goal di Adani consegnò a un ragazzo una seconda possibilità.

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